lunedì 3 dicembre 2012

Il trattamento sostenibile della vigogna ad Apolobamba

In questi primi mesi, d’accordo con le fasi di avanzamento del progetto, è iniziato il monitoraggio ambientale e l’implementazione sul territorio di strumenti innovativi e programmi di sensibilizzazione per la gestione sostenibile delle risorse naturali nell’area di Apolobamba, in collaborazione con i soci AIQ (Asociacion Integral Villa San Antonio de Qutapiqina) e ITDG-Soluciones Practicas.
Apolobamba è un’area protetta dal SERNAP (Servizio Nazionale Aree Protette) dal 1972 ed è stata denominata dal 2000 Area de Manejo Integrado Nacional Apolobamba (ANMIN-A) con l’obiettivo di proteggere la vigogna (Vicugna Vicugna) e compatibilizzare la conservazione della biodiversità e il patrimonio culturale con lo sviluppo sostenibile della popolazione locale.
L’ANMIN-A conta una superficie di 483.743,80 ha (4.837 km²) e si trova all’estremo ovest del Dipartimento di La Paz, nelle province Bautista Saavedra, Franz Tamayo e Lecos Larecaja, al confine con Perù. I principali municipi dell’area sono Pelechuco, Curva, Charazani e Guanay. L’area presenta una diversità altitudinale che varia dagli 800 m s.l.m. ai 6200 m s.l.m., occupando la regione della Cordigliera di Apolobamba ed estendendosi lundo la zona montana umida fino allo Yungas (valle) di Carijana.
L’ANMIN-A presenta quindi una immensa diversità faunista e nella parte della Cordigliera è l’area protetta di Bolivia con la maggior popolazione di vigogna, contando, secondo l’ultimo censimento del 2009, 11878 esemplari per una densità di 10.31 per km². Conta infatti il 66.6% di vigogne presenti nelle 4 aree protette dell’altipiano addette al trattamento sostenibile dell’animale selvatico. E’ in quest’area, precisemente nel paesino di Ulla Ulla, che si trova il Museo della Vigogna e il Centro Nazionale della Vigogna, centro nazionale di raccolta della pregiata e rara fibra.
Apolobamba è inoltre riconosciuta dall’UNESCO come Riserva della Biosfera dal 1977 e come Patrimonio Orale e Intangibile dell’Umanità dal 2003 per la cosmovisione andina rappresentata dalla cultura Kallawaya.

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