E' venerdì mattina, sole a picco sulla città, Olinda è una goccia di sudore che ti scivola lungo la schiena. E' la “Giornata della Solidarietà”, e l'obiettivo è costruire una scala per Isabel, una ragazza dell'ultimo anno con gravi problemi alla colonna vertebrale. Seguiamo i ragazzi di Casa Melotto verso la sua abitazione, per le salite della favela di Monte, il cuore di tenebra della città. Nelle ultime settimane qui si sono registrati numerosi casi di violenza: rapine, sparatorie, intimidazione e minacce agli abitanti. Naturalmente, fuori dai confini immaginari della favela non se ne sa nulla: queste notizie sono quotidianamente oscurate, cosí come le persone che vivono lí dentro.
I ragazzi di Casa Melotto a Monte ci sono nati e cresciuti, conoscono ogni suo singolo vicolo e ogni suo abitante. Viene da domandarsi se qualcuno di loro riuscirà mai ad andarsene da lì. Viene da domandarsi come possano esistere luoghi del genere nel cuore della quinta potenza economica mondiale. Le case di lamiere e amianto sono incollate col cemento alle ripide pareti di una collina, ammucchiate come mattoncini Lego. E' un gigantesco alveare in cui vivono centinaia di famiglie. Scarpiniamo nell'afa tropicale mentre il profilo dei grattacieli delle aree residenziali, lungo la spiaggia, si staglia contro le acque scure dell'oceano Atlantico. E ancora quella sensazione di intrusione, come se la tua provenienza europea e il tuo status economico traspirino in qualche modo dalla tua pelle, come una fluorescenza. E' una sensazione che raramente sparisce, in Brasile. Isabel e la sua famiglia ci accolgono sorpresi. Il padre sta dormendo, ha trascorso l'intera notte al lavoro, la madre ci offre dei biscotti con la marmellata. L'abitazione sorge in cima ad una ripida salita, e senza sbocchi diretti sulla strada.
C'è solo una striscia di terra fangosa che conduce alla casa: l'intento è trasformarla in una scalinata, in modo da agevolare il passaggio di Isabel e della sua famiglia. La ragazza ha sofferto un incidente automobilistico, qualche anno fa, e l'operazione chirurgica che ne è seguita le ha lasciato in eredità gravi problemi alla colonna vertebrale, "malasanità" dice lei alzando le spalle. Ha problemi a camminare per lunghi tratti, a compiere determinati movimenti, una serie di restrizioni alimentari e ogni giorno ricorre ad antidolorifici per poter sopportare il dolore causato dalle placche di metallo che le sono state impiantate nelle vertebre. L'impegno e la dedizione dei ragazzi è ammirevole. Nonostante il calore insopportabile, contribuiscono tutti in qualche modo, aiutando i manovali più esperti, scavando, trasportando materiali di costruzione, mescolando il cemento. Dall'espressione dipinta sul volto di Isabel, anche solo la presenza di tutti quanti lí è preziosa. Forse, sono proprio questi ragazzi la risposta alle incertezze e alle contraddizioni che oscurano il futuro del Brasile.
Marta Pontoglio e Clara Venuto
lunedì 12 dicembre 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento