Siamo a metà del fiume. È passato più di un mese dal primo turno delle elezioni presidenziali in Guatemala e mancano ormai pochi giorni al secondo turno che, il 6 novembre, decreterà chi sarà Presidente per i prossimi 4 anni.
La situazione si prevede difficile. Come già era stato evidenziato, nessuno dei candidati spiccava rispetto agli altri. A seguito poi della decisione da parte della Corte Costituzionale guatemalteca di escludere dalla competizione elettorale Sandra Torres de Colom, moglie dell’attuale Presidente Colom Caballeros, gli equilibri si sono decisamente rotti con una marcata tendenza a destra.
Il voto dello scorso 11 settembre ha rappresentato proprio questa tendenza: Otto Pérez Molina, ex comandante ai tempi della violenza nonché uno dei generali ad aver firmato gli accordi di pace del 1996, ha ottenuto il 36% circa dei voti con il suo Partito Patriota, il cui slogan è “Mano dura”. Mano dura contro i problemi del Paese, notoriamente la violenza. Il suo sfidante al secondo turno sarà Manuel Baldizon, sicuramente favorito dall’assenza politica della signora Torres, il quale con il 23,2% ha saputo mettere in campo una nuova forza politica, Lider, accattivante, giovane, in certi sensi tradizionalista (rifacendosi alla nozione molto cara di famiglia) ma anche parecchio progressista, in quanto rappresentante di una classe imprenditoriale che si è fatta da sola. Anche per lui però non mancano ombre: è sposato con la sorella di un rinomato sicario dello stato ai tempi della violenza, il che potrebbe averlo aiutato a costruire la sua impresa nella Regione del Petén, statua compresa.
Preoccupante in definitiva, perché già si prevede che entrambi rappresenteranno interessi particolari e non quelli della maggioranza indigena del Guatemala, quel 60% circa che non ha rappresentanza. Si fanno promotori di una nuova politica di violenza legittimata, come soluzione a problemi che hanno radici forti nei poteri economici e istituzionali dello Stato. Un problema, quello della violenza, che molte volte non colpisce indiscriminatamente ma che rende protagonisti molti giovani che non hanno possibilità di studio né di lavoro decenti, che di fronte al bivio tra una vita di duro lavoro e di routine preferiscono il rischio e l’attività illegale. Questo è quello che offre loro lo Stato e la soluzione la cercano nella nuova violenza, come un oblio di ciò che è passato.
Una nuova violenza che si fa però protettrice degli interessi privati, che vede schierati 180.000 componenti di milizie private irregolari – quasi tutti fuoriusciti puliti dall’esercito ai tempi della smilitarizzazione – contro i 20.000 circa della polizia nazionale. E gli stessi interessi privati si fanno protettori della politica: perché uno da un lato avrà la benedizione – e il finanziamento – dei militari e dei narcotrafficanti a loro legati, l’altro perché ha gli interessi delle grandi famiglie del Paese e propone la reintroduzione della pena di morte.
Pérez Molina per il momento è il favorito ma bisogna dire che non ha molto innovato il proprio discorso politico rispetto al primo turno di elezione. Baldizon ha cercato nuove vie politiche, avvicinandosi molto ai giovani. Ma in questo Paese le promesse politiche si sentono una volta ogni 4 anni. Vedremo il 6 novembre quale sarà il prossimo futuro del Guatemala.
Un ultimo dato di interesse per queste elezioni è il quarto risultato ottenuto: le schede bianche o nulle intorno al 7%. Questo dato è da un lato il risultato dell’appello della ex candidata ex moglie Sandra Torres a votare nullo per protesta, dall’altro lato può essere visto come segnale di una parte della popolazione che non ha visto in nessuno dei partiti di destra e nel fronte di estrema sinistra della Mechù un'effettiva rappresentanza elettorale. E questo è qualcosa su cui gli stessi guatemaltechi dovrebbero cominciare a ragionare, cominciando proprio da esercizi di politica partecipativa.
Esercizi che già fanno parte della filosofia del Centro Monte Cristo. Quest’ultimo infatti ha organizzato diversi incontri nel mese precedente l’11 settembre per guidare genitori, maestri della rete di scuole legate a Monte Cristo e abitanti delle comunità vicine attraverso sguardi e punti di vista diversi, a un voto ragionato e all’esercizio della propria sovranità democratica. Non si è voluto dare una verità assoluta, ma sono stati invitati relatori diversi, tra cui Roberto Madriz del Fronte Nazionale di Lotta e Frank La Rué delle Nazioni Unite, per accompagnare gli elettori attuali e futuri nonché per non mancare al ruolo di promozione della cittadinanza attiva che si porta avanti con i ragazzi nel curriculum di studi normale e nei confronti delle comunità circostanti, nella cui realtà è ubicato il lavoro del centro.
Edoardo Buonerba
casco bianco ProgettoMondo Mlal Guatemala
lunedì 24 ottobre 2011
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