Ci sono momenti che segnano profondamente la storia di un paese e la sua gente. In Argentina, uno dei periodi di maggiore difficoltà degli ultimi anni, è stata la profonda crisi del 2001, che tutti ricordano come un momento di collasso delle istituzioni e del sistema vigente, in cui si è dovuto fare i conti con una crisi finanziaria, economica e statale senza precedenti.
Le imprese recuperate che più si sono manifestate proprio a seguito della crisi, sono un esempio di organizzazione in un quadro di economia sociale.
Sviluppatesi inizialmente negli anni ’90 in seguito a politiche economiche neoliberiste sfrenate, queste realtà sono il frutto imposto da un’epoca di cambiamenti economici, politici e sociali. Partite da Buenos Aires e Neuquén, per poi svilupparsi in tutto il territorio argentino, le imprese recuperate rappresentano un movimento unico nel suo genere e di resistenza al mercato, che si fonda sulla solidarietà, sull’organizzazione e sul lavoro, come risposta spontanea alla disoccupazione e alla precarietà.
“A Cordoba siamo stati la prima fabbrica recuperata”, dice Margarita che lavora nella casa editrice Comercio y Justicia da 40 anni. “Abbiamo dovuto cercare avvocati di Buenos Aires, esperti in questo campo che ci potessero aiutare”.
Questa fabbrica recuperata è un'impresa storica della città, presente con il suo giornale da circa 70 anni, nonostante la chiusura nell’anno della crisi.
“È stato un momento molto difficile, abbiamo organizzato manifestazioni, siamo andati a bussare a molte porte, prima di renderci conto che la soluzioni stava in noi” interviene Zulema, ricordando le sofferenze passate in quel periodo e dopo 20 anni di lavoro. “I datori di lavoro brasiliani se n’erano andati senza pagarci gli ultimi mesi di lavoro, la fabbrica era vuota e chiusa e noi per strada senza un lavoro. Ci siamo organizzati, abbiamo fatto ricorso al tribunale che ci ha concesso di riprendere le attività pagando l’affitto del locale”.
Il passaggio dal lavoro dipendente alla cooperativa è stato impegnativo e sofferto, i sacrifici sono stati molti, ma partecipazione, organizzazione e solidarietà hanno permesso a questa storica fabbrica, che stampa un proprio giornale e anche molti della regione, di riprendersi, di continuare a lavorare e di ampliare il suo mercato.
Oggi la cooperativa - dove lavorano circa 80 persone tra giornalisti, operai delle macchine di stampa, distributori dei giornali, amministratori e contabili - si regge su uno statuto che pone tutti i lavoratori a pari livello e su un consiglio direttivo eletto dalla partecipazione democratica di tutti i lavoratori. Gli stipendi poggiano sulla stessa base e prevedono dei premi per i carichi di responsabilità e per le ore di straordinario o di orario notturno.
Continua Zulema: “Oggi prendo ancora lo stipendio di 5000 pesos che prendevo 8 anni fa. Il che è un fatto raro con l’inflazione che abbiamo in Argentina. Il lavoro mi piace e sono orgogliosa dei progressi e dei miglioramenti che abbiamo realizzato”.
Sono passati otto anni da quando i lavoratori se ne sono appropriati, e Comercio y Justicia continua a esistere e a rappresentare una proposta viva, possibile e reale di organizzazione del lavoro, divenuto bene comune e della società in generale.
Francesco Venturin,
casco bianco ProgettoMondo Mlal Argentina
venerdì 21 ottobre 2011
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