martedì 13 maggio 2014

Al fianco di Esquivel

 «Un uomo che ha le sue radici in America Latina e che rappresenta, non solo simbolicamente, un continente giovane, vitale, che fu definito da Papa Paolo VI come il Continente della Speranza».
Così la neo-presidente Ivana Borsotto ha presentato all'assemblea dei soci Mlal il Premio Nobel per la Pace argentino, Adolfo Pérez Esquivel.  L'occasione di questo incontro ha permesso di tornare tutti, volontari ed ex-volontari, nel Paese che, continua Ivana, «ha rappresentato 50 anni fa per il Mlal l'inizio di un cammino straordinario nel quale abbiamo incontrato compagni e amici che ci hanno insegnato la solidarietà, la passione civile, il coraggio e la dignità.
Un posto che in quei tempi era il luogo dell'ingiustizia, della povertà, della violenza perpetrata dalle dittature, ma anche dell'educazione popolare, delle comunità di base, dei comitati dei quartiere, delle donne che si organizzavano, delle battaglie per avere l'acqua, la luce, la scuola, per essere riconosciuti come cittadini.
In quell'America Latina, Adolfo Pérez Esquivel ha testimoniato la sua fede nel carcere e tra le torture, ma le sue azioni hanno testimoniato anche la forza immensa della nonviolenza ispirata da una salda e profonda radice cristiana. Un uomo la cui voce è "una piccola voce tra coloro che non hanno voce", la cui voce "vuole avere la forza della voce degli umili"; che ha camminato "insieme al popolo e ai miei fratelli, i poveri, i perseguitati, gli affamati ed assetati di giustizia, che soffrono per colpa dell'oppressione, angosciati dalla vista della guerra, che sono oggetto di aggressioni e violenza o vedono rimandati i propri diritti fondamentali".
Ieri come oggi, Esquivel ci insegna che " per costruire una nuova società dobbiamo rimanere con le mani aperte, fraterne, senza odio e senza rancore, per ottenere la riconiciliazione e la pace, ma con molta risolutezza, senza scontri e in difesa di Verità e Giustizia. Perché so che nessuno può seminare con i pugni chiusi. Per seminare le mani devono essere aperte"
La sua testimonianza e il suo impegno non si sono mai fermati. E mi permetto di ricordare come le sue battaglie siano un esempio e un riferimento per il lavoro del Mlal: nella difesa dei diritti umani, che Esquivel interpreta come diritti sociali ed economici di fronte alla crisi economica, in difesa della dignità di bambini, anziani, donne, giovani che soffrono povertà ed esclusione sociale.
Così ProgettoMondo Mlal è impegnato nella lotta alla malnutrizione in Burkina, per la sovranità alimentare in Bolivia, a fianco delle organizzazioni di bambini lavoratori nell'area andina e per rendere più umane le carceri del Mozambico e in difesa dei diritti dei migranti in Marocco, in Perù o sulla frontiera tra Haiti e Domenicana.

Nella salvaguardia dell ambiente, dove denuncia la devastatrice attività estrattiva delle multinazionali minerarie straniere che spogliano i paesi dell'America Latina a costo zero, inquinando aria, ghiacciai e fonti d'acqua e incrinando delicati equilibri ambientali e contro cui ha proposto in Argentina la riforma della Ley de Minería che disciplina l'attività estrattiva, perché non c'è rispetto dei diritti umani se si saccheggiano le risorse dei popoli.Cosi come il ProgettoMondo Mlal si è impegnato per la salvaguardia della foresta amazzonica a fianco dei Mosetenes in Bolivia e degli indios Shipibo in Peru', per la difesa dei diritti sociali dei Mapuche in Cile e oggi per la riforestazione e la diffusione di energie alternative ad Haiti.
Nella promozione dell'educazione alla mondialità e della memoria: ogni anno Pérez Esquivel incontra migliaia di giovani per ricordare quello che sono state le dittature: "i giovani hanno il diritto di sapere cosa è successo nei loro Paesi in un passato non lontano", per alimentare il lungo e faticoso percorso della memoria, della giustizia, delle responsabilità.
Così il Mlal da sempre è impegnato nelle scuole e nelle comunità locali in cui sono presenti i nostri volontari con percorsi didattici di educazione alla cittadinanza mondiale, creando occasioni di interscambio tra nord e sud del mondo e siamo a fianco della Casa delle Gioventu' in Paraguay, dei giovani in Honduras o della Comision de la verdad in Perù per contribuire ai percorsi di riconciliazione e risarcimento delle comunità colpite dal conflitto armato degli anni 90.
L’edificazione della memoria e la sua alimentazione sono fondamentali se non decisivi per impedire che le tragedie del passato si ripropongano.
I percorsi di riconciliazione e di pace, infatti, cosi come quelli del lavoro e della lotta per la costruzione dei diritti umani, devono avvenire creando coscienza , creando sensibilità e cercando un equilibrio tra le esigenze della giustizia e quelle della pace.
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Comunicazione ProgettoMondo

Ascoltando Adolfo Pérez Esquivel

Ascoltando Adolfo Pérez Esquivel mi sono resa conto ancora una volta quanto sia importante che la solidarietà e la cooperazione internazionale abbiano questa ottica di scambio, di reciproco apprendimento e che, anzi senza questo sguardo la cooperazione non ha senso.
Ho preso atto di quanto il Mlal abbia imparato dall’America Latina, nel costruire il suo Progetto Mondo. Ad esempio nel sentire la terra come la nostra casa, la Pacha Mama, che ci avvolge come un mantello di protezione e amore.
Anch’io ho avuto grandi maestri, come ha detto Adolfo, i contadini del Brasile che vedevano la scuola solo da lontano e per qualche mese, che dicevano “la terra è come il Padre Nostro: ci da il pane di tutti i giorni; la terra deve riposare, la terra è di Dio, noi l’abbiamo in prestito”. Un pane che non solo sazia la fame di cibo, ma anche di relazioni, di senso della vita.
O gli indigeni del Guatemala, orgogliosi Maya, tanto impegnati nella difesa accorata della loro terra, fino al punto di affrontare la violenza e la morte per difenderla.
Forse mi colpisce ancora di più l’ottimismo e la speranza che scaturiscono dalle parole di Adolfo Perez Esquivel. Io, infatti, che mi sono trovata dentro un conflitto violento per la proprietà della terra, che ho conosciuto persone che sono state torturate, posso dire con lui che “è quando la notte è più oscura che comincia l’alba”, e che non bisogna mai abbandonare l’utopia e la speranza del cambiamento. Con determinazione e testardaggine, con la volontà di cambiare se stessi e il mondo. Con la capacità di ricominciare, con il coraggio di mettersi sempre in gioco, con la fiducia nelle persone, non con la diffidenza continua, ma ricorrendo alla critica sana e anche all’autocritica. Il cammino di liberazione non è solo una ricchezza che abbiamo ereditato dall’America Latina: è un cammino che esiste oggi se abbiamo la forza di scoprirlo, illuminati da quella luce dell’alba che ci ha condotti fuori dalle tenebre.
Termino con una frase di Victor Hugo, che ci dovrebbe accompagnare nel nostro personale e collettivo percorso di liberazione:
L’utopia di oggi è la realtà di domani. 

Emilia Ceolan
Mlal onlus

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