Una settimana ad Haiti, in visita ai tre programmi di cooperazione allo sviluppo cofinanziati dall'Unione Europea che ProgettoMondo Mlal sta portando avanti sull'isola mentre un quarto è in fase di avvio. Giorni dedicati a documentare, con scatti e video interviste, il lavoro dei nostri tre cooperanti in tre diverse zone di Haiti: Nicolas Derenne, a Fonds-Verrettes per il progetto "Viva Haiti", Arnaldo Cubi a Papaye (Hinche) per il progetto "Piatto di Sicurezza 2", Marco Bordignon a Léogane per il progetto (l'unico di ricostruzione) "Scuole per la rinascita".
(Di Chiara Bazzanella) - Spiagge caraibiche, strutture turistiche, palme, ombrelloni e improvvisamente il nulla. Haiti la si riconosce dall'alto, in volo, quando la terra si fa sempre più arsa e marrone, quando il verde scompare e non rimangono che sassi e dirupi. E poi la capitale, Port Au Prince. La si vede atterrando, con le sue manciate di tende, distribuite come su una tovaglia male apparecchiata, senza criterio. Se non la sopravvivenza. Una città che incredibilmente, a distanza di un anno, sembra preservare ancora intatti i segni vivi del terremoto che l'ha devastata. Ferite aperte incapaci di cicatrizzarsi. Macerie su macerie, detriti su detriti, cumuli e rimasugli di case, mattoni, sassi, ferro e cemento su cui la vita, quasi noncurante, ha ripreso a pulsare ai ritmi caraibici e africani insieme, che fanno di Haiti una realtà singolare, a tratti indecifrabile, dalle molteplici contraddizioni.
Stupisce la cura nei vestiti, distribuiti a sacchi dalle organizzazioni (troppe) presenti sull'isola. Stupisce l'aspetto in generale non emaciato (più malnutrito che denutrito) di un popolo che – ce ne si accorge subito – con il terremoto è finito in una cornice solo più pietosa e desolante, incapace però di nascondere i problemi ben più profondi dettati da anni di dittature e malgoverno. La vita pulsa, tra tap tap colorati, colpi di clacson e un traffico paralizzante. Tra cumuli di spazzatura e acqua stagnante. Tra banchetti di artigianato locale e di merendine americane, che fanno da sfondo alla voglia di andare avanti, nonostante un costo della vita sproporzionato e l'incapacità di base di programmare il futuro.
Lo si vede ovunque, anche là dove il sisma non è quasi arrivato, preceduto in ogni caso da passate intemperie e uragani. Come a Fonds-Verrettes, a sud est del Paese, proprio al confine con la domenicana, dove la città-paese che ne è il cuore – a causa anche della grave deforestazione che rende la terra inconsistente e troppo vulnerabile alle piogge - è finita letteralmente a riva, spazzata via dall'ultimo uragano e riemersa quindi tra i sassi bianchi del letto del fiume, vuoto, che ne rende l'aria polverosa e bianca. È qui che ProgettoMondo Mlal, ong veronese presente ad Haiti da oltre dieci anni, ha avviato uno dei quattro progetti attualmente in corso sull'isola (“Viva Haiti”), per tentare di offrire un futuro e qualche risorsa in più ai giovani “esiliati” in quella realtà fatta di pietre, in cui l'unico inaspettato “servizio” si materializza dal nulla in un cyber cafe, realizzato da un giovane ingegnere che è tra i formatori di “Viva Haiti”. Un luogo destinato a quegli stessi giovani costretti a studiare nella capitale, per coronare il sogno di tornare a casa con il camice del medico o le competenze dell'agronomo, e che chiedono alle autorità locali di dar loro quanto meno la possibilità di studiare e specializzarsi per rimettere in piedi la propria comunità, piegata da quella stessa erosione e da una deforestazione incontrollata che fanno da sfondo anche al nuovo programma di sicurezza alimentare avviato da ProgettoMondo Mlal nelle comunità rurali del centro e nord est di Haiti, grazie al cofinanziamento dell'Unione Europea.
Qui il terremoto non è arrivato affatto, e le macerie lasciano il posto a una terra quasi desertica, pronta a trasformarsi in fango argilloso nella stagione delle piogge. Tra vecchie piantagioni di banane e cacao, in questa terra dalla quiete quasi surreale per chi arriva dalla frenesia della capitale, il movimento dei contadini di Papaye (partner locale di ProgettoMondo in “Piatto di Sicurezza 2”) offre corsi di formazione e possibilità di crescita ad agricoltori, allevatori e contadini della zona per garantire la sicurezza alimentare e la gestione sostenibile delle risorse naturali.
Un'attività con cui l'ong veronese si è già cimentata in un'altra zona dell'isola, salita alle cronache il 12 gennaio del 2010 perché tra quelle più colpite dal sisma: Léogane, là dove convergono le immagini di una distruzione impietosa e ancora una volta la quiete dettata da una vegetazione tropicale e a tratti rigogliosa. Qui ProgettoMondo Mlal ha in corso l'unico dei suoi programmi destinato direttamente alla ricostruzione dell'isola, passando per le scuole, da sempre punto di riferimento e centro nevralgico di qualsivoglia comunità.
Feriscono gli occhi i rimasugli ridotti in briciole e polvere di quelle che un anno fa erano aule e classi gremite di bambini. Aree in cui i più piccoli adesso possono tutt'al più rincorrersi, in attesa che il governo si decida a sbloccare il piano di ricostruzione del Paese. Mentre quelle divise impeccabili e piene di vita chiedono di tornare alla normalità di un tempo, di superare un trauma che, certo, resterà indelebile, ma non per questo riuscirà a frenare quella capacità indiscussa, tipicamente haitiana, di risollevarsi con dignità e naturalezza anche quando il mondo, è il caso di dirlo, le è letteralmente crollato addosso.
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lunedì 4 aprile 2011
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