mercoledì 13 maggio 2009

Far male al proprio Paese, pur di sopravvivere

Chilometri e chilometri di terra ormai spoglia e desolata. Foreste e colline interamente private dei loro alberi. Pic de la Selle, con i suoi 2680 metri d'altitudine, rappresenta la montagna più alta di tutta Haiti, scenario di una deforestazione brutale e continua. Una realtà che ha origine da decenni e secoli di colonialismo e dittatura, e di cui gli haitiani di oggi sono responsabili solo in parte. Spiega Nicolas Derenne, capoprogetto del programma “Piatto di Sicurezza” in Haiti: “la gente di qui taglia gli alberi pur sapendo che farà male al proprio paese. Lo fa perchè ha una famiglia da nutrire, bambini da mandare a scuola, e un albero rappresenta prima di tutto legna da poter vendere come carbone, che servirà ad altri per accendere il fuoco e cucinare. Insomma: sono soldi facili, per gente che ha fame. I rapporti sociali sono sempre stati squilibrati in Haiti. Semplificando un po' si può dire che i ricchi mettevano la maggioranza dei poveri al lavoro in condizioni vergognose, sia nel periodo coloniale che dopo. E utilizzavano intensamente le terre per le loro colture - tra l’altro per esportare all’estero. Affidandole a imprese haitiane e straniere perché ne abusassero per i loro interessi. Durante la dittatura alcune delle persone sfruttate sono riuscite a scappare sulle montagne: hanno cercato di cavarsela sfruttando a loro volta delle terre già martoriate. Le colpe non vanno quindi cercate solo in un senso, e sicuramente non in chi vive nella miseria. Di fronte a un paese ridotto così male non si può accettare che i più poveri debbano portare da soli il peso di un sistema globale violento ed egoista, che trae origine da un passato di usurpazioni e umiliazioni”.

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