mercoledì 10 aprile 2013

Una vita "libera dalla violenza". La legge per le donne boliviane

Il tema della violenza contro le donne è tornato al centro del dibattito politico e sociale a seguito dell’uccisione di una giornalista boliviana, Hanalí Huaycho, da parte del marito, ufficiale di polizia, l’11 febbraio scorso.
I dati sono impressionanti: secondo le ultime cifre pubblicate dall'Istituto Nazionale di Statistica boliviano, 9 donne su 10 nel Paese sono vittime di qualche tipo di violenza, e 1'87% soffre di violenza intra-familiare. Secondo il CIDEM (Centro di informazione e sviluppo della donna), in Bolivia, ogni 3 giorni una donna muore vittima di femminicidio; dal 2009 a febbraio del 2013 le donne vittime di violenza sono state 621, di cui 29 nei soli mesi di gennaio e febbraio 2013.
Accelerato dal tragico evento, e come conseguenza di questi dati allarmanti, il 4 aprile si è tenuta nell’Hotel Europa di La Paz la “Cumbre Nacional de Mujeres: por una vida libre de violencia”.
L’evento segue la promulgazione della legge n.348, “Legge integrale per garantire alle donne una vita libera dalla violenza”, avvenuta il 9 marzo 2013. Si tratta di una legge che intende difendere le donne, ma anche bambine, bambini e tutte le persone che, a causa della propria vulnerabilità, siano vittime di violenza (non solo fisica).
La novità di questa legge risiede appunto nel suo carattere integrale e nella definizione di vari tipi di violenza: la violenza fisica; psicologica; sessuale; patrimoniale ed economica; femminicida; contro la dignità, l’onore e il nome; violenza nei servizi di salute; lavorativa; nel sistema educativo; nell’esercizio politico e di leadership della donna; istituzionale.
Uno degli obiettivi del summit era raccogliere proposte per l’elaborazione e l’implementazione della legge, ed erano presenti varie autorità rappresentanti della società civile di diverse parti del Paese, della cooperazione internazionale, delle ONG, associazioni di donne, della stampa, delle forze dell’ordine e delle istituzioni pubbliche.
Durante l’evento, la Ministro di Giustizia Cecilia Ayllon ha sottolineato che, affiché la legge venga realmente implementata, è necessaria la partecipazione di tutti (in particolare del Ministero di Educazione) e una riforma strutturale del sistema giuridico e dei ministeri coinvolti. Seguendo il discorso della Ministro, Juanita Ancieta, Secretaria della Confederazione Nazionale delle Donne Contadine Indigene Originarie, ha dichiarato che: “Sebbene sia stata elaborata a beneficio delle donne, si tratta in realtà di una legge altamente inclusiva. Il suo scopo principale è, infatti, quello di favorire un cambiamento sociale dove uomini e donne siano protagonisti per costruire insieme una cultura di pace”.
Il Vicepresidente, Álvaro García Linera, si è focalizzato sulla costruzione sociale e culturale che, fino al giorno d’oggi, hanno legittimato, anche a livello delle istituzioni, la violenza contro le donne e che a partire dalla promulgazione di questa nuova legge deve essere smantellata.
L’iniziativa, convocata dal presidente Evo Morales, ha contato la partecipazione di più di 600 persone e verrà replicata nei diversi Dipartimenti per assicurare la diffusione in tutti i settori, a conferma del carattere inclusivo e partecipativo della legge.
Nonostante tutti gli aspetti positivi di questa legge, che vuole rendere più sicura la vita delle donne boliviane, non mancano però nemmeno le critiche e le preoccupazioni: prime tra tutte vi è senz’altro il reperimento delle risorse finanziarie necessarie per l’implementazione della stessa. Inoltre vi è anche la concreta possibilità di non riuscire a raggiungere le zone più isolate del Paese per far sì che, anche nelle aree marginali, le donne possano godere della protezione e tutela garantitagli dalla nuova legge.

Marianna Costanzo
Bolivia

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