Girando in queste ore per le strade della cittadina di Dano, mi impressiona la quantità infinita di manifesti elettorali appesi negli uffici, nei bar e persino agli alberi di mango. Anche le più semplici e piccole abitazioni con il tetto in paglia hanno appesi almeno una foto dei candidati o un manifesto elettorale. Curiosa di sapere se si tratti di senso civico vero o presunto, mi dirigo verso il grand marché, alla ricerca di testimonianze da raccogliere.
Entrando nel mercato, il mio sguardo viene subito catturato da una vecchia macchina da cucire all'interno di una bottega su cui è incollata una foto sbiadita di Thomas Sankara, il rivoluzionario che tutti definiscono il “Che Guevara burkinabè”, ucciso da odiosi complotti orditi dall'ex dittatore Blaise Compaoré.
Ciò nonostante il sarto non sa dirmi chi secondo lui vincerà la sfida. Ma suo figlio è invece molto preparato: Nasef ha appena 12 anni ma mi illustra tutte le posizioni dei vari candidati. Mi dice che sebbene non possa votare, ha una sua idea ben precisa e che non è per niente d'accordo sul candidato che voterà suo padre!
Nasef frequenta il colège e gli piace molto studiare. A bassa voce, senza farsi sentire da suo papà, mi dice che il suo dovere è essere un bravo studente perché, in Burkina Faso, gli studenti bravi vengono mandati a studiare all'estero, e quando tornano sono capitale umano per il Paese. Il sogno di Nasef sono gli Stati Uniti, “il paese migliore al mondo”, dice.
Tornando verso casa noto che la mia giovane vicina ha indosso la maglietta del Balai Citoyen, un movimento politico fondato dal musicista reggae Sams’K Le Jah e dal rapper-attore Serge Bambara nel 2013. Si tratta di un movimento di ispirazione sankarista, e deve il suo nome alla volontà dei suoi fondatori di spazzare via dal Paese la corruzione politica (ispirandosi anche al monito di Sankara di munirsi delle proprie scope come metafora della presa a carico del destino del bene pubblico).
Parlando con la ragazza scopro che in realtà sa poco della storia del Balai Citoyen ma ugualmente nella sua cucina giganteggia un manifesto elettorale di questo movimento. Le chiedo quindi cosa pensa delle elezioni delle prossima domenica e, senza lasciarsi ingannare dalla mia curiosità, mi dice che ciò che si aspetta la popolazione è “un presidente per vivere in pace. Una persona seria –mi spiega- che prenda il potere e che sappia dirigere al meglio il Paese”.
Si fa sera, e davanti a una brakina, la birra burkinabè, un collega mi confessa che non ha più tanta voglia di parlare di politica perché ha sentito troppe promesse e troppe parole gridate al vento. Mi dice però che è sicuro che questa volta qualcosa cambierà veramente perché, “se non cambierà”, “saranno gli stessi cittadini a cacciare ancora una volta il presidente!”. Mi racconta che il Burkina non farà mail la guerra perché sul Paese regna l'anima di Sankara che si è fatto uccidere per il suo popolo e che sempre veglierà sulla sua terra, cacciando i potenti e i malvagi corrotti.
Nei pressi del municipio di Dano stasera c'è un concerto gratuito di supporto a uno dei candidati. Rimango stupita dalla moltitudine di persone che è accorsa per manifestare il sostegno al proprio candidato. Ci sono bambini scalzi, donne incinte, padri di famiglia. I musicisti, prima di esibirsi, spendono qualche parola sull’appuntamento elettorale e la popolazione sembra davvero interessata a capire, informarsi, rendersi partecipe di un cambiamento. Tutti sono qui a reclamare una dignità che troppe volte è mancata al popolo del Burkina.
L'aria profuma davvero di cambiamento vero, che nasce dal basso, dalla polvere.
Elisa Chiara
Casco Bianco Burkina Faso
ProgettoMondo Mlal
Casco Bianco Burkina Faso
ProgettoMondo Mlal
Se
foste ancora dei giovani studenti delle Superiori, se vi capitasse di
andare a vedere un film africano con la vostra scuola, cosa vi
aspettereste?
In
questo modo anche la singola persona del villaggio, prima ancora di
rappresentare un potenziale malato, sarà un’indispensabile fonte di
informazioni e quindi un prezioso testimonial. Una mamma racconterà per
esempio agli animatori quali tabù culturali le impediscono di osservare
un determinato comportamento (come quello dell’allattamento al seno).
Cosicché, da quel momento, con l'aiuto dei mediatori, lei stessa
conoscerà con maggiore facilità l'importanza delle buone pratiche di
igiene, di lavarsi le mani e di mantenere pulito l'ambiente famigliare.
Quella stessa mamma poi trasmetterà quanto ha appreso ad altre mamme,
che la diffonderanno in tutta la comunità, creando una nuova
consapevolezza.
Se c'è un luogo in cui i burkinabè amano passare il loro tempo, questo è di sicuro il maquis. Definirlo un piccolo bar sarebbe troppo riduttivo, perché il maquis è qualcosa di estremamente nuovo rispetto alla nostra concezione di bar o luogo di ritrovo.
Sono
arrivata da meno di due settimane a Bobo Dioulasso, la seconda città
del Burkina Faso, e non ho di sicuro perso tempo nel farmi affascinare
da questa nuova cultura.
La
casa in cui vivo, dista pochi minuti a piedi dall'ufficio di
ProgettoMondo Mlal, ma il pomeriggio le mie attività si concentrano
nell'aiutare nella gestione di un Centro di formazione giovanile che, invece, è più lontano... circa 40 minuti di cammino.
Nato
nel 2003, con il sostegno delle Missionarie dell'Immacolata Regina
della Pace, grazie all'appoggio del CVCS negli ultimi anni ha potuto
ampliare la sua struttura e mantenere una buona dotazione di strumenti
che servono ai giovani per poter studiare in un ambiente sereno, fare
ricerche e poter imparare ad usare il computer, leggere e prendere in
prestito libri scolastici dalla biblioteca.
