martedì 16 settembre 2014

I sogni spezzati delle spose bambine

Collaborando con Ipaj (Instituições Publicas de Assistência Jurídica), ho conosciuto molte donne che si rivolgono qui per denunciare l’abbandono da parte del marito e la mancanza di un sussidio alimentare per crescere i figli. Ciò che impressiona maggiormente è l’età di queste donne. In Mozambico i matrimoni precoci sono infatti all’ordine del giorno.
Sposarsi, essere obbediente, diventare una buona moglie e donna di casa, assicurare la continuità della specie umana, prendersi cura del marito e non ribellarsi contro i suoi ordini: sono alcuni dei principi che fin dall'infanzia le comunità infondono nelle donne, non valutando il danno che provocano nelle giovani che in questo modo sono costrette ad interrompere l'istruzione per dedicarsi a servire marito e figli.
Purtroppo per molte famiglie povere il matrimonio precoce è una fonte di reddito e un modo per sopravvivere, a costo di ipotecare sogni e futuro.
Il cosiddetto “lobolo” è ciò che il futuro marito offrein dote alla famiglia della sposa, sotto forma di capulanas (tessuti africani), galline, caprette e soldi ed è per questo che, nelle zone rurali, le ragazze vengono considerate dai genitori doprattutto come una fonte di beni. Ci sono casi in cui i leader di comunità, in cambio appunto di denaro, bestiame e altri beni, prendono in spose ragazze di 13-15 anni di età.
Spesso queste ragazze sposano uomini che vivono già con altre donne e, nella maggioranza dei casi, lasciano la scuola, iniziando ad avere figli molto presto e rendendosi così vulnerabili agli abusi sessuali e al contagio di Hiv/Aids. Le complicazioni durante la gravidanza, infatti, stando ai dati dell'Unicef, sono una delle principali cause di morte delle ragazze di età compresa tra i 15 ei 19 anni.
Il Mozambico è il paese che registra il più alto tasso di matrimoni precoci dell’Africa Australe; e a livello mondiale occupa il settimo. Le statistiche nazionali confermano che più della metà delle donne mozambicane si sposa prima dei 18 anni.
Le province di Nampula e Zambezia sono le più colpite: a Nampula, il 58% delle ragazze si sposa prima di raggiungere 18 anni, mentre un altro 37% ha un’età compresa tra i 20-24 anni.
A completare questo quadro e a dimostrare la gravità della situazione, ci sono anche le cifre del Ministero: se l’80% delle bambine frequenta la scuola elementare, la percentuale che prosegue la scuola media è tra il 5 e il 15%, mentre meno del 5% arriva alle superiori.
Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite le bambine, o adolescenti, non sono preparate né fisicamente né psicologicamente a diventare mamme; purtroppo però molti mozambicani considerano questa consuetudine una tradizione che dev'essere rispettata e non è raro sentirsi rispondere che “solo i genitori sanno cosa è meglio per le loro figlie” o che “se le cose sono sempre state così,  nulla può essere fatto per cambiarle”.
I matrimoni precoci violano i principi giuridici dello stesso Mozambico, nonché i Diritti Fondamentali dei Bambini.
Il paragrafo 3 dell'articolo 119 della “Costituzione della Repubblica del Mozambico” asserisce, infatti, che l'unione tra due persone dev’essere basata sul libero consenso. Mentre nella “Legge della Famiglia” n° 10/2004, il paragrafo 2 dell’articolo 30 afferma che i giovani con più di 16 anni possono eccezionalmente sposarsi con il consenso dei genitori. In ogni caso, ciò indica che sotto i 16 anni i matrimoni sono illegali.
Specialmente nelle comunità rurali è, dunque, necessario rompere il silenzio.
Questo è quello che da anni ormai cerca di fare Ipaj grazie a un “Servizio di Ascolto” dedicato alle donne e ai bambini vittime di violenza domestica, che ha lo scopo di rimediare alle conseguenze negative che sorgono dalla pratica del matrimonio precoce.
A tal proposito, la scorsa settimana Ipaj ha approfondito questo tema a un Seminario organizzato in una Scuola Superiore di Nampula, durante il quale si è discusso di come prevenire tale problema endemico.

Il seminario che si è tenuto alla Scuola Superiore di Nampula faceva parte del programma di eventi promosso da Ipaj - l’istituzione dove svolgo parte del mio servizio civile – per il ventesimo anniversario della sua costituzione.

Ipaj è stata creata 2 anni dopo l’Accordo di Pace e i suoi funzionari sono molto fieri che la loro istituzione sia nata proprio nel periodo di rinascita del Paese, quando in discussione erano i fondamenti e le basi del nuovo Mozambico.
Ricordiamo che le speranze suscitate dall’indipendenza dai portoghesi (25 giugno 1975), che governavano il Paese da quattro secoli, erano state distrutte nel 1976 con lo scoppio della guerra civile fra le forze governative guidate dal Frente de Libertacao de Mocambique (Frelimo) e la Resistencia Nacional Mozambicana (Renamo). Le drammatiche conseguenze della guerra civile, sommate poi alla peggiore siccità dell'Africa Australe del XX secolo, avevano provocato 1 milione e mezzo di morti e 1 milione e 700 mila di rifugiati nei paesi vicini.
Così, il 4 ottobre del 1992, il Presidente Chissano e il leader della Renamo, Alfonso Dhlakama, firmarono a Roma - con la mediazione del governo italiano, delle Nazioni Unite, dell'Episcopato Cattolico Mozambicano e della Comunità Cattolica di S. Egidio - un Trattato di Pace che prevedeva la consegna di tutte le armi alle Nazioni Unite e la smobilitazione di tutte le milizie entro sei mesi con l'obiettivo di ricostruire un esercito nazionale unitario.
Ed è appunto in questo contesto che è nato Ipaj, un contesto socio-politico complesso dove i problemi sociali non mancavano.
L’idea di commemorare oggi i 20 di vita di Ipaj nasce dall’esigenza di continuare nell’opera di sensibilizzazione dei settori marginali della popolazione sulle diverse tematiche che porta avanti - tali come la difesa dei diritti, i matrimoni prematuri, l’integrità durante il periodo di reclusione - e per promuovere le proprie iniziative di assistenza giuridiche.
Per l’occasione Ipaj ha dunque organizzato, su temi legati ai diritti umani, una serie di eventi alla Scuola Superiore di Nampula, a Namaita (una comunità a circa 30 Km da Nampula), a Muatala (un quartiere periferico della città) e nel Carcere Femminile.

Crstina Danna
Casco Bianco Mozambico
ProgettoMondo Mlal

Nessun commento:

Posta un commento