venerdì 28 marzo 2014

Il neoministro della Giustizia visita Qalauma

"Oggi porto via con me un’impressione forte, e per tutto ciò che è di nostra competenza, come ministro di Giustizia, confermo l’impegno a sostegno di questa iniziativa. Mi piacerebbe infatti molto potessimo in futuro contare su altri centri di riabilitazione come questo, in tutte le regioni della Bolivia". Questa la dichiarazione rilasciata ai giornalisti dal ministro Sandra Gutiérrez che, accompagnata dal suo capogabinetto, Cecilia Bolivar, lo scorso 22 febbraio ha visitato il Centro Qalauma ricevuta dal coordinatore Paese di ProgettoMondo Mlal Aurelio Danna e dal responsabile del Programma Qalauma, Roberto Simoncelli. In mattinata, prima della visita vera e propria a padiglioni e attività, c’era stata una breve conferenza organizzata nella biblioteca del carcere a cui partecipavano, oltre ai responsabili della struttura, della polizia e delle attività, anche 6 ragazzi detenuti che, portando all’attenzione del ministro la propria esperienza personale, hanno via via sollevato le questioni più cruciali rispetto al tema della giustizia minorile: l’interminabile detenzione preventiva che, ancora oggi riguarda circa il 90% degli ospiti di Qalauma in attesa di giudizio, le lungaggini burocratiche che impediscono un regolare iter processuale, il continuo passaggio di mano tra giudici e sedi giudiziarie per cui i procedimenti si arenano per mesi e mesi tra i fascicoli. Inoltre, anche se espresso in maniera più diplomatica dai presenti, è emerso come emblematico anche il nodo della formazione degli operatori di polizia che lavorano a Qalauma: "Il continuo ricambio e andrivieni di personale non adeguatamente formato per lavorare a un progetto pilota come quello in atto a Qalauma –è stato detto dal responsabile educativo Javier Enriquez– crea necessariamente disorientamento tra operatori e detenuti che, loro malgrado, si trovano costretti a riadattarsi continuamente a regimi detentivi e metodi rieducativi estremamente diversi".
"Rispetto a un sistema giudiziario ancora molto macchinoso e in grave difficoltà – ha confermato il rappresentante di ProgettoMondo Mlal a Qalauma, Simoncelli – il drammatico sovraffollamento delle strutture (400-500%) e l’aumento della violenza all’interno delle strutture tradizionali, la "mano dura" comunque non paga e, anzi, al contrario, rischia continuamente di interrompere il percorso educativo del giovane trasgressore che viene spedito in carcere per tempi indefiniti in attesa di processo anche per piccoli reati che meriterebbero misure alternative alla privazione di libertá".
Ed è questo il quadro attuale in cui lavora ProgettoMondo Mlal e in cui cominciano ad apprezzarsi i piccoli ma significativi passi avanti. In concerto con tutte le istituzioni governative e pubbliche coinvolte nella vita detentiva e post detentiva, ProgettoMondo Mlal è riuscito a inserire un programma estremamente innovativo per le politiche nazionali, e cioè il concetto di "giustizia riparativa", secondo cui il giovane che ha commesso un crimine instaura con la propria vittima un nuovo rapporto alla cui base c’è la richiesta di perdono e la riparazione del danno.
Lo stesso ministro Guitérrez ne ha dovuto riconoscere l’alto valore sociale e politico: "Forse domina ancora una vecchia mentalità –ha dichiarato ai microfoni– però credo che non sia impossibile: con questi esempi molto positivi, speriamo sul serio che si possa applicare la formula di "giustizia riparativa" con questi giovani e anche con tutti gli altri detenuti".
Infine il ministro ha pubblicamente ringraziato la cooperazione, e dunque ProgettoMondo Mlal che, grazie ai finanziamenti di Ministero degli Affari Esteri italiano, Unione Europea, Cei, Intervida e altri ancora, sta "collaborando e offrendo questi nuovi e buoni esempi".
Proprio nei mesi scorsi, infatti, ProgettoMondo Mlal, forte dell’esperienza pilota di Qalauma, si è visto approvare due nuove iniziative che riguardano il miglioramento dell’assistenza legale ai giovani detenuti, un accompagnamento post-detenzione nel reinserimento sociale e lavorativo e lo studio di misure alternative al carcere per i reati minori, nonchè ha avviato una nuova collaborazione con il Centro di riabilitazione minorile Cenvicruz (Santa Cruz), proprio con l’obiettivo di influire direttamente sulle politiche nazionali e dunque fare adottare dallo stesso governo boliviano, il programma di giustizia riparativa e la metodologia rieducativa basata sulle attività educative e culturali in carcere.
"Sono molto, molto, commossa –ha concluso– per ciò che ho visto di persona e per avere toccato con mano il desiderio di cambiare di questi giovani, la loro voglia di continuare a vivere, e di andare avanti".

Lucia Filippi
Comunicazione ProgettoMondo



2 commenti:

  1. Anonimo2.4.14

    non ho visto alcun accenno a Riccardo Giavarini: se non ci fosse stato il suo impegno personale e testardo a portare avanti tutte le fasi iniziali del progetto, prima che se ne occupasse Progettomondo MLAL, non ve ne sareste certo occupati. Perché non gli date almeno una citazione? ormai lo avete così indegnamente defenestrato....

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    1. Caro Beppe, la comunità boliviana, i detenuti e gli adolescenti di Qalauma devono moltissimo a Riccardo che tanto testardamente ha voluto e ottenuto che ProgettoMondo, insieme ai suoi partner e i tanti donatori italiani, raccogliesse e portasse avanti un’impresa titanica, tanto per un uomo solo quanto per una Organizzazione di volontariato priva di così ingenti finanziamenti. Non a caso Riccardo è stato da noi candidato al Premio volontario dell’anno 2011, riconoscimento che gli è stato felicemente attribuito.

      Fortunatamente dopo 10 anni di grande impegno a 360 gradi, l’idea Qalauma è diventato uno, due, quattro progetti. Sostenuti dal governo e istituzioni locali, quanto dal nostro Ministero degli affari esteri e dall’Unione Europea. E il fatto che nella sua intervista, il ministro di giustizia boliviana ringrazi genericamente “le tante istituzioni che hanno collaborato”, ma soprattutto confermi la sua personale stima per ciò che si sta facendo, è di per sé un commento molto significativo che si estende ovviamente al nostro collega e amico Riccardo. Per tranquillizzarti, ti confermo che Riccardo è pienamente e gratificatamente coinvolto a tutt’oggi nel lavoro a Qalauma. Anzi la Diocesi locale lo ha recentemente investito anche di un ruolo istituzionale come proprio rappresentante nel progetto.

      Personalmente ho incontrato circa due settimane fa Riccardo a La Paz. E lungi dall’essere “oltre finestra”, posso assicurarti che, al contrario, suddivide ogni sua singola giornata tra “l’interno finestra” del carcere di massima sicurezza di Chococoro, quello del carcere penitenziario di San Pedro, quello del Centro di reinserimento per minori Qalauma, e quelli del centro di accoglienza per ragazze che ha fondato a El Alto. E proprio grazie anche a un Progetto Qalauma condiviso, che oggi cammina sulle proprie gambe, riesce a seguire bene molte più iniziative di un tempo. Gli faremo certamente avere anche i tuoi saluti.

      Lucia Filippi, autrice del servizio
      Comunicazione ProgettoMondo

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