martedì 8 marzo 2016

Alder: volontario piemontese in Perù, in mezzo ai migranti

Alder Berghino è partito lo scorso dicembre dal suo paesino piemontese, Palazzo Canavese, per vivere un'esperienza di volontariato e solidarietà internazionale tramite ProgettoMondo Mlal. Arrivato in Perù, si è spostato da Lima a Tacna, al confine con il Cile, dove è stata da poco aperta una casa di accoglienza per migranti voluta dalla diocesi di Tacna e Moquegua, SIMN (rete internazionale migratoria degli Scalabriniani), OIM (organizzazione internazio­nale delle migrazioni) e CEI (conferenza episcopale italiana). ProgettoMondo Mlal ha contribuito con un suo operatore a sostegno delle attività della casa.
Tacna è un importante snodo migratorio. Dagli anni ’60 risulta essere un centro di attrazione per i migranti peruviani grazie alla presenza di attività mi­nerarie e commerciali e alla vicinanza con la frontie­ra.
Oggi Tacna rappresenta un luogo sia di destina­zione sia di transito per la migrazione interna e in­ternazionale. Queste caratteristiche la rendono una zona soggetta a una forte presenza di organizzazioni criminali implicate nella tratta di persone e nel traf­fico illecito di migranti. Sono infatti centinaia i mi­granti catturati e sfruttati dalle bande organizzate, ad esempio nel contrabbando, molti dei quali sono profughi e sfollati colombiani, ecuadoriani, domini­cani e haitiani.
Proprio qui, lo scorso novembre, è stata inau­gurata la Casa d’accoglienza del Migrante “Santa Rosa di Lima” per ospitare almeno una ventina di persone, offrire assistenza alimentare, medica e psi­cologica e una formazione per il reinserimento so­ciale.
Alder è tornato in Italia appena in tempo per festeggiare il suo sessantottesimo compleanno.
Silvia Tizzi, casco bianco di ProgettoMondo Mlal in Perù, gli ha fatto qualche domanda. Le foto sono di Michele Sordo, volontario trentino in Perù per qualche settimana con Mlal Trentino Onlus.

Quale percorso ti ha portato a partire?
Nella vita ho viaggiato molto: nel sud-est asiatico per mio conto, in Mozambico per avviare un'esperienza di lavorazione della terra, in Kenya e in Tanzania per costruire piccoli pozzi, in Brasile, in Marcocco... Tutti gli anni fuggo da casa mia perchè d'inverno sono solo, siccome ho conosciuto qualcosa del mondo, prendo il coraggio di andare da qualche parte. Questa partenza è stata fulminea e fortuita, l'idea è venuta sfogliando un libro sulle Ong. Ho contattato ProgettoMondo Mlal, che mi ha presentato la proposta dei Padri Scalabriniani.
Com'è stata l'accoglienza nella casa di Tacna?
Padre Camillo mi ha riservato una buonissima accoglienza, come in una famiglia. È una bella casa, grande, moderna, appena ultimata. Ci sono diverse aree: la chiesa, il cortile, due ampie stanze per i migranti con diversi letti a castello, una cucina ben attrezzata, i bagni e le docce, l'ufficio. Al secondo piano altre stanze per i volontari e i Padri, lavanderia, sala e cucina.
Com'è organizzata la struttura e che funzioni svolgevi?
Aiutavo nelle attività della casa, principalmente con lavori manuali. Ho pulito completamente il tetto, ma senza affaticarmi, con ritmi di lavoro non pressanti. Quando sono arrivato c'erano ancora i muratori per le rifiniture, poi hanno iniziato ad arrivare i migranti. Li accoglievo con lenzuola e coperte nuove, mentre Idè e Padre Camillo se ne prendevano cura, ad esempio aiutandoli a recuperare i documenti. Attualmente le persone ospitate sono una quindicina, vengono mandate dalle parrocchie o dalla polizia, si fermano in media per una settimana, durante il soggiorno sono liberi di uscire ma devono rientrare per la notte, il clima è accogliente e flessibile. Sono andato anche ad Arica, dall'altra parte del confine cileno, per seguire i lavori di costruzione di un'altra casa per migranti.
Chi hai conosciuto?
Ho incontrato migranti peruviani, dominicani, ecuatoriani, venezuelani e boliviani. Mi ha colpito la storia di una donna vittima di tratta. Arrivava da Loreto, nella selva, dov'è stata catturata, trasportata a Tacna e costretta alla prostituzione. È riuscita a scappare e a rivolgersi alla polizia. Quando è arrivata era ancora spaventata, poi ha recuperato un po’ di serenità: nella casa le è stato offerto affetto e comprensione e incontrava regolarmente anche con una psicologa e un'assistente sociale.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
L’incontro con nuovi Paesi meraviglia sempre tantissimo, e automaticamente concentrato in quello che fai e vedi che non fai rapide riflessioni, analizzi a posteriori. Questa esperienza mi ha permesso di fare qualcosa e di non sprecare il mio tempo, nonostante le difficoltà come la lingua e il furto della carta di credito. E' una possibilità per sviluppare una crescita interiore, per rimettersi in gioco, per sentirti più sicuri di se stessi, attivi e utili.

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