mercoledì 3 febbraio 2016

Gli occhiali delle tessitrici

Il centro storico di La Paz è ripidissimo e necessariamente lo si percorre lentamente, lasciandosi alle spalle la strada più larga e lunga della città, “El Prado”.
A sud-est, molto più in alto rispetto al resto della città, sorge il quartiere di San Isidro. Ed è proprio in questo quartiere, per la precisione in Calle Juan Domingo Perón, che ha sede il gruppo produttivo Yanapasipxañani che, in lingua Aymara, significa “Andremo avanti, unite”.
Da trent’anni a questa parte le tessitrici, 13 donne che attualmente compongono questo gruppo, si riuniscono una volta alla settimana per realizzare prodotti al telaio con la fibra di Alpaca.
A dicembre si è concluso un anno di sforzi, che ha assicurato una visita oculistica gratuita a tutte le artigiane.
Il processo di realizzazione dei capi in fibra di Alpaca consiste in una serie di fasi delicatissime e di straordinaria bellezza, dalla districatura della fibra del camelide in un apposito strumento di legno a manovella, la cardadora, passando per la tintura della fibra e la creazione dell’ordito, fino alla lavorazione vera e propria al telaio a quattro pedali, durante la quale la sciarpa lentamente prende forma tra le mani consumate e piene di esperienza delle artigiane.
Una volta terminato il processo di lavorazione, dopo essere stati attentamente revisionati in un controllo di qualità che spetta a rotazione a ciascuna delle donne del gruppo, i capi verranno catalogati e registrati.
L’auto-sufficienza implica auto-organizzazione, e questo le tessitrici di Yanapasipxañani lo sanno bene come dimostra un cartellone affisso al muro che riporta i nomi delle donne che, per quella settimana, si occuperanno di gestire il controllo qualità, i canti di gruppo e la pulizia del laboratorio (taller).
Terminato il lavoro, i capi verranno portati, da questa piccola sala luminosa dal panorama mozzafiato, al negozio dell’associazione ComArt Tukuypaj, costituita 18 anni fa con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle artigiane e degli artigiani attraverso la commercializzazione dei loro prodotti garantendo, contemporaneamente, al consumatore la trasparenza del processo produttivo e la qualità delle materie prime.
ComArt riunisce, infatti, altri 33 gruppi di produttori provenienti da differenti zone della Bolivia che, come Yanapasipxañani, realizzano i loro prodotti con tecniche tradizionali e materiali naturali.  Proprio questo minimo comune denominatore unisce all’interno dell’associazione gruppi talvolta appartenenti a culture differenti della Bolivia (tra cui Aymara, Quechua, Mollo, Guaranies e altre) rendendo questo contorto meccanismo, chiamato mercato, quanto più sostenibile e sano possibile per tutti.
Quando in Europa si entra in peno inverno,  in Bolivia comincia l’estate, e con essa si interrompono - soltanto per un po’ - gran parte delle attività.
Proprio come per gli studenti boliviani quelli di dicembre sono stati gli ultimi giorni di scuola prima delle loro graduaciones, anche per i gruppi produttivi di ComArt si è concluso un anno di dedizione e di sforzi.
Nel pomeriggio del 7 dicembre, in Calle Juan Domingo Perón, c’ero anche io a festeggiare con le donne di Yanapasipxañani la fine delle attività del 2015 e dunque la conclusione del micro-progetto “Desarrollo de nuevos productos y mejoramento de la calidad”, un’iniziativa sostenuta dal più ampio programma di cooperazione “Hilando Culturas” avviato nel 2013 da ProgettoMondo Mlal e l’organizzazione non governativa inglese Soluciones Practicas, al fianco delle realtà locali quali la Red OEPAIC (Organizaciones Economicas de Productores Artesanos con Identidad Cultural) e l’Associazione Ecologica Tecnologia y Cultura en los Andes, e grazie al cofinanziamento dell’Unione Europea.
Rispetto agli obiettivi su cui era stato scritto il Progetto “Hilando Culturas”, e dunque il miglioramento e aumento delle capacità di produzione e commercializzazione degli artigiani e la parallela valorizzazione dell’identità culturale quale elemento fondamentale per un processo di sviluppo sostenibile delle comunità, la strategia adottata dal gruppo Yanapasipxañani è risultata più che vincente! Grazie ai fondi destinati a realizzare questo micro-progetto, è stato possibile assicurare una visita oculistica gratuita a tutte le artigiane  Yanapasipxañani e quindi acquistare per ciascuna due paia di occhiali da vista (uno per la presbiopia e uno per la miopia). Un’iniziativa che rientra nell’ambito della sicurezza sul lavoro e che, se si considerano i rischi che corrono queste donne non più giovanissime che usano quotidianamente strumenti dalle dimensioni anche piccolissime, risulta preziosissima.
A rendere questo momento davvero speciale, ma soprattutto a dimostrare ancora una volta l’energia e la grinta delle tessitrici di Yanapasipxañani, è stata la consegna dei diplomi di post-alfabetizzazione.
Ciascuna delle tessitrici ha infatti anche portato a termine, con una diligenza e una forza di volontà che farebbero invidia a chiunque, un corso di sei mesi grazie al quale ha ottenuto il diploma del sesto anno di scuola primaria (la nostra quinta elementare), pur lavorando contemporaneamente al taller produttivo e crescendo i figli in una società fin troppo machista.
Nel panorama boliviano e, più in generale andino, in cui l’arte tessile è ormai pesantemente condizionata da una graduale perdita dei saperi tradizionali e spesso anche dalla mancata collaborazione tra le piccole realtà produttive e i canali di commercializzazione, le tessitrici di Yanapasipxañani rappresentano dunque l’esempio più bello di chi con energia, grinta e semplicità lotta quotidianamente per un’alternativa alla crisi economica, e senza per questo rinunciare alla forte identità culturale che caratterizza questo Paese situato a metà della spina dorsale del Sud America, all’altezza degli organi vitali.

Alessandra Guadagno
Servizio Civile a La Paz, Bolivia

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