Per parlare di lotta alla fame nel mondo, la nostra organizzazione ha di recente dato alla stampa “Un giorno con Melita”, fotoracconto narrato in prima persona da una ragazzina, Melita, che vive in un paesino del Guatemala dove addirittura il 72% dei bambini non mangia abbastanza. Sua mamma Roselia, che ha partecipato al nostro progetto “La forza dell’acqua”, ha ormai capito l’importanza di nutrire correttamente la sua famiglia, con frutta e verdura fresca coltivata nella propria terra. Un insegnamento che ora tramanda ai suoi figli e che la piccola Melita spiega bene nel libricino destinato ai suoi coetanei italiani. È chiara quindi la differenza tra una merendina conservata e un frutto fresco di stagione, e la fortuna di chi ha la possibilità di scegliere cosa coltivare e cosa mangiare.
Melita ci insegna a fare i conti con il diritto al cibo e alla sopravvivenza anche a nome di altri 200 milioni di bambini. Tanti sono infatti i bambini che ad oggi soffrono ancora la fame, oppure mangiano poco e male, il che li espone a gravi malattie o alla morte. Ogni anno muoiono ancora 13 milioni di bambini sotto i 5 anni.
In Burkina, per esempio, la scommessa è quella di ridurre la malnutrizione dei bambini tra gli 0 e i 5 anni che vivono nella regione di Cascades, territorio tra i più colpiti dalla malnutrizione in tutto il Paese.
“Mamma” il nome del progetto, perché è proprio a partire da loro che prende il via il percorso di accompagnamento di educazione alimentare per la salute dei propri figli.
Anche in Bolivia, poi, l’attenzione va ai bambini, la cui denutrizione - per chi ha meno di 5 anni - è ancora al 26,5 %. Protagonisti dei cambiamenti interni alla produzione locale in questo caso sono però i piccoli agricoltori che, attraverso il progetto “Figli della miniera” nel dipartimento di Potosì, contribuiscono alla produzione di ortaggi che arricchiscano le razioni della merenda scolastica destinata ai bambini.
Con l’altro progetto avviato in Bolivia, “Vita campesina”, le attività arrivano a coinvolgere fino a settemila famiglie di agricoltori nelle zone rurali per formare leader locali nell’ottica di implementare filiere produttive e lanciare un marchio sociale nazionale che identifichi i prodotti.
Aiutare quindi sì, ma sempre nell’ottica del rispetto e della cooperazione che caratterizzano l’agire delle organizzazioni che, come la nostra, sono convinte che lo sviluppo di un Paese prenda il via prima di tutto dalle sue stesse risorse interne, che vanno stimolate ma non per questo stravolte.
Chiara Bazzanella
Ufficio Comunicazione ProgettoMondo Mlal
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