martedì 26 ottobre 2010

Cooperazione e migrazione: la parola ai numeri

A parlare sono i dati. Su quella che è “la realtà” della migrazione in Italia (“e non il problema”, ci tiene a precisare il direttore della Caritas diocesana di Verona monsignor Giuliano Ceschi in occasione della presentazione del nuovo dossier sulla Migrazione Caritas/Migrantes che si è svolta oggi nella prefettura di Verona) i numeri parlano chiaro: negli ultimi vent’anni la popolazione immigrata in Italia è cresciuta di quasi 10 volte, arrivando alla soglia dei 5 milioni. E tra chi ha lasciato la propria terra per raggiungere l’Italia, oltre 430mila provengono dal Marocco (pari al 10 per cento del totale): lo stesso Paese in cui ProgettoMondo Mlal ha realizzato già due programmi per affrontare in loco il tema della migrazione, e contribuire a renderla il più possibile consapevole e responsabile, oltre che favorire il rientro di chi vi torna ad investire: "Mai più da clandestino" e "Migrazione tutti in rete".

Un dato in crescita, quindi, quello di chi anno dopo anno raggiunge l’Italia per cercare un futuro migliore e con più soddisfazioni, che evidenzia l’importanza delle rimesse per lo sviluppo del proprio Paese d’origine. E non solo, visto che gli immigrati in Italia contribuiscono per l’11,1 per cento sulla produzione del Prodotto Interno Lordo e, con il pagamento di 7 miliardi e mezzo di euro di contributi previdenziali, hanno contribuito al risanamento del bilancio dell’Inps. Come dire, la “nostra” pensione iniziano a pagarla proprio “loro”: basti pensare che, il rapporto dei pensionati tra gli immigrati è di 1 a 30, rispetto a quelle di 1 a 4 riservato agli italiani.
A livello occupazionale poi, nonostante la maggior parte di loro svolga ancora lavori umili e spesso mal retribuiti, gli immigrati incidono per circa il 10 per cento sul totale dei lavoratori dipendenti e sono anche sempre più attivi nel lavoro autonomo e imprenditoriale dove, nonostante la crisi, riescono a creare nuove realtà aziendali. Sono circa 400mila gli stranieri tra titolari d’impresa, amministratori e soci di aziende, e ogni 30 imprenditori in Italia, uno è immigrato, con prevalenza dei marocchini, dediti al commercio.
Quello stesso commercio che ha riportato a Beni Mellal il marocchino da noi intervistato in occasione della consegna dei diplomi avvenuta lo scorso luglio alla fine del corso di formazione realizzato dal Cri, il Centro d’investimento regionale della regione di Tadla Azilal, nostro partner nel progetto “Migrazione, tutti in rete”. Marocchino che, con la crisi del Belpaese, ha deciso di tornare a investire nel suo paese d’origine, riscoprendone leggi e burocrazia grazie appunto al corso del Cri.



Nel dossier appena realizzato, Caritas Migrantes affronta anche le difficoltà del rapporto tra politiche migratorie e cooperazione allo sviluppo. Quella stessa cooperazione che ProgettoMondo Mlal ha avviato proprio in Marocco, non per fermare, ma piuttosto rendere consapevole e più strutturata la migrazione di chi, a tutti i costi, intende partire.
Una cooperazione che non intende quindi certo porsi come strumento per ridurre i flussi migratori, bensì come tramite di conoscenza di una realtà troppo poco conosciuta. Conoscere il territorio e lavorare con partner locali significa infatti poter dare una risposta a un quesito semplice ma fondamentale, specie per saper prevedere e affrontare il fenomeno: “chi sono le persone che vogliono partire?”.

Ufficio Comunicazione
ProgettoMondo Mlal
Chiara Bazzanella

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