mercoledì 30 dicembre 2009

Earth & Art: parlare di fame e povertà attraverso l'arte

Educare le giovani generazioni sui temi della povertà e della fame nel mondo, per sensibilizzare la cittadinanza sul Primo Obiettivo del Nuovo Millennio. Questo il proposito con cui, il Comune di Vicenza, ha scelto di promuovere sul proprio territorio il nostro Programma di Educazione allo Sviluppo "Earth & Art". L'annuncio è stato dato ieri mattina (29 dicembre) nel corso di una conferenza stampa indetta dal proprio Ufficio Politiche Comunitarie, nato circa un anno fa ma attivo soltanto da pochi mesi. Si tratta di un impegno di solidarietà internazionale importante, elaborato dalla nostra Ong in collaborazione con il Progetto Solstizio di Teramo e in partenariato con altre due amministrazioni in Croazia e in Polonia, e coofinanziato dall'Unione Europea, che comporterà complessivamente un investimento di circa un milione di euro. Le attività didattiche e le iniziative di laboratorio e scambio internazionale coinvolgeranno bambini e studenti tra i 3 e i 14 anni, le loro famiglie e gli insegnanti della scuola d'infanzia, la scuola primaria e secondaria di primo grado.

martedì 29 dicembre 2009

Video appelli dall'America latina.. per un Natale più buono!

Tre brevi video interventi per ascoltare, direttamente da chi è sul campo, la realtà dei programmi di sviluppo che ProgettoMondo Mlal porta avanti in tre paesi dell’America latina.
Mario Mancini ci parla dei diritti umani in Perù, e di come la nostra associazione sia impegnata in progetti di tutela e risarcimento delle vittime della guerra civile che ha afflitto il Paese fino al 2000: l’ultimo è “Yunanapaq, per non dimenticare”.
Marco De Gaetano, capoprogetto di “Terra e sviluppo” in Paraguay, ci racconta invece delle condizioni di vita e di lavoro dei contadini del luogo e delle organizzazioni di piccoli produttori associate alla Copep in 10 regioni del paese.
Infine, da Haiti, Nicolas Derenne offre una panoramica sull’emergenza alimentare nel paese e sui risultati già raggiunti dal progetto “Piatto di sicurezza”.
Si tratta dei tre progetti che più hanno bisogno di essere sostenuti. Quelli a cui, più che ad altri, saranno devoluti i fondi raccolti dalla campagna di Natale di quest’anno, per un Natale più buono!





mercoledì 23 dicembre 2009

Una scuola per 500 piccoli boliviani

Ormai è fatta. La scuola primaria per i bambini boliviani di Tumusla non è più soltanto sulla carta.
Il nostro cooperante Andrea Canale negli ultimi 6 mesi è riuscito a portare a termine i lavori per la realizzazione della scuola nel paesino a 40 chilometri da Cotagaita. E, nonostante alcune concrete difficoltà (acqua e luce che vanno e vengono e qualche bastone tra le ruote dalla autorità locali) non sono mancate alcune interessanti modifiche rispetto al progetto originario. Prima fra tutte una fossa biologica che, visto il numero di circa 500 bambini che andranno a popolare la struttura, era assolutamente necessaria. Inoltre il teatro, che farò anche da sala riunioni, è più grande del previsto, e si estende su 15 metri quadrati. Mancano solo i lavori interni di rifinitura e poi la scuola potrà iniziare a funzionare a pieno ritmo e popolarsi dei numerosi bambini della zona a cui è destinata!
“Ci abbiamo messo dei mesi a realizzare una struttura che in Italia sarebbe stata fatta in molto meno tempo – spiega Canale - ma alla fine i risultati sono arrivati, e la costruzione della scuola ci ha anche permesso di stringere rapporti di sempre maggior fiducia con gli abitanti della zona”.
La scuola è dedicata alla memoria di Margareth Zelger, il cui marito (fratello della nostra ex presidente Emilia Ceolan) ha voluto finanziarne e renderne possibile la realizzazione.


martedì 22 dicembre 2009

Per una gioventù sana, Qalauma ti accompagna

A La Paz, in Bolivia, ci sono 4 carceri, collocate in punti diversi della città: quelle femminili, Obrajes e Miraflores, sono situate nelle prossimità del centro; San Pedro, il carcere maschile più popolato della città con 1800 detenuti, si trova nelle vicinanze del mercato San Rodriguez, zona centrale e molto popolata; il carcere di massima sicurezza Chonchocoro si trova invece a El Alto.
In ognuno di questi centri penitenziari, nel corso del 2009, l’equipe di educatori del progetto Qalauma ha realizzato laboratori educativi di ecologia, falegnameria serigrafia e relazionali interpersonali. Attività su cui, nella settimana prima di Natale, è stato possibile riflettere e tirare le fila, attraverso quello viene chiamato el cierre de las actividades.
Nelle due carceri femminili, oltre ad attività di relazioni interpersonali, si sono svolti laboratori di ecologia per trattare il tema del rispetto ambientale, del riciclaggio dei rifiuti, del rispetto della terra, fino alla realizzazione di un humus fertilizzante, con vermi importati dagli USA che si alimentano di rifiuto organici, e la coltivazione di piante. Ogni ragazza (15 a Obrajes e 4 a Miraflores) ha lavorato per la semina e la custodia della propria pianta, con l’appoggio dell’equipe multidisciplinare e di studenti volontari della facoltà di agronomia.
A San Pedro le attività educative, oltre a quelle destinate alle donne, sono state anche di falegnameria, macramè e serigrafia. In occasione della festa per la fine dei corsi, i ragazzi, hanno preparato dei cartelloni con scritte come por una joventud sana, Qalauma te acompaña (per una gioventù sana, Qalauma ti accompagna). Significativa, inoltre, la rappresentazione teatrale sull’importanza del centro Qalauma, alla presenza di bambini, donne e detenuti di diverse sezioni.
Lo stesso entusiasmo per il progetto è stato confermato anche dalle persone recluse nel carcere di massima sicurezza di Chonchocoro. Qui la giornata di fine attività ha coinciso con il giorno de las quejas (delle lamentele), durante cui i detenuti denunciano ai giudici soprusi e violenze da parte della polizia. In quel giorno l'equipe di Qalauma è stata accolta con gioia dai 20 ragazzi che hanno partecipato ai corsi e che hanno espresso la propria gratitudine al progetto.
Positivi quindi i risultati delle attività svolte. Al di là delle competenze specifiche, utili al reinserimento sociale dei detenuti coinvolti, in tutte le quattro carceri le ragazze e i ragazzi reclusi hanno instaurato rapporti di fiducia e di amicizia con gli educatori di Qalauma: rapporti preziosi per instaurare future, autentiche relazioni umane.
L’equipe di educatori, avvocati, psicologi, assistenti sociali e volontari universitari coinvolti nel progetto, visita periodicamente le quattro carceri di La Paz, per poter lavorare con gli adolescenti che, al più presto, saranno ospitati a Qalauma, la struttura situata nella zona di El Alto nel paese di Viacha e ideata proprio per il reinserimento dei giovani emarginati.
L’inaugurazione del centro dovrebbe svolgersi all'inizio del prossimo anno, con un primo gruppo di 30 ragazzi in entrata tra gennaio e febbraio.

I penitenziari boliviani (eccetto quello di massima sicurezza) sono come delle piccole città dentro quattro mura: ci sono negozi, tabaccherie, centri di chiamate, copisterie, ristoranti, pub e motel. I boliviani chiamano le carceri ciudadelas (piccole città), che sono gestite dagli stessi detenuti. La polizia carceraria vigila e fa obbedire alle regole come più le fa comodo.
Lo stato boliviano garantisce un solo pasto al giorno e, per il resto, ognuno deve arrangiarsi come può. Dentro le carceri i detenuti pagano per il cibo e per qualsiasi altra cosa di cui necessitano: il sapone, la carta igienica, le medicine, la doccia, etc. Persino le celle sono in affitto: i più fortunati e ricchi ne comprano una o più e poi le affittano a chi è meno abbiente. Le celle (che sono semplicemente delle stanze senza nessuna inferriata) possono essere abbastanza grandi (2 x 2 metri) e di cemento, oppure dei veri e propri loculi di legno in cui vivono famiglie intere di 4 o 5 persone.
Nel penitenziario vivono infatti intere famiglie: persino bambini che nascono e crescono lì dentro, senza la possibilità di conoscere il mondo reale fino all’età di 12, 13 anni.
In queste carceri accade di tutto: violenze fisiche e psicologiche tra detenuti, sui bambini e sulle donne, ma anche tra polizia e galeotti. Nonostante le regole di buona condotta imposte dallo stato boliviano, in carcere si vive qualsiasi forma di delinquenza: droga e alcool sono le principali forme di traffico e di sopruso.
Una realtà ostile in cui adolescenti e minori trovano una vita difficile: lo stato non prevede una legge che garantisca il trattamento speciale per minori trasgressori, per cui questi sono obbligati a convivere e condividere quello che il penitenziario offre loro, nella maggior parte dei casi opportunità negative.
Qalauma vuole offrire un’alternativa a questo sistema, con la speranza che possa diventare anche un’esigenza sociale.

Ester Bianchini, Casco bianco ProgettoMondo Mlal in Bolivia

lunedì 21 dicembre 2009

Capodanno in Marocco? Dipende dalla luna

Stando qui in Marocco mi trovo spesso a fare a i conti con la relatività delle nozioni e delle convenzioni che ci sono state impartite come naturali o date. Una di queste è il tempo.
Uno spunto di riflessione mi è stato dato giovedì 17 dicembre, quando ho scoperto che il giorno dopo probabilmente sarebbe stato Capodanno. Perchè probabilmente?
Sapevo già che il calendario delle festività che per noi, tranne alcune eccezioni, sono fisse, nel mondo musulmano è dettato dal ciclo lunare, e che praticamente tutte le ricorrenze sono mobili, ma, da buona europea, davo per scontato che questo calendario venisse stabilito a inizio anno e comunicato come di dovere. Pare proprio che non sia così.
La determinazione di una certa ricorrenza, e del relativo giorno festivo, non è legata alla presenza o meno della luna, ma alla sua visibilità. La visibilità, che potrebbe non essere la stessa, non solo in tutti i paesi mussulmani, ma neanche in diverse località della stessa regione, è convenzionalmente attribuita a un osservatorio a cui afferiscono diversi paesi. Per cui se sarà festa in Marocco, verrà stabilito durante la notte in Arabia Saudita, in base alla nuvolosità del cielo!
Dal un lato questa idea di aspettare la lna per determinare la ricorrenza di un dato evento mi pare molto romantica, un tempo ancora scandito da un ritmo naturale che regola la vita umana; dall’altro non si può fare a meno di pensare ai disagi e paradossi che questo possa portare in un ambiente lavorativo che si basa su tempi stabiliti altrove, su scadenze fisse e non mobili come la luna! Ma a tutto c’è rimedio, in ufficio si è comunque lavorato venerdì, nonostante fosse capodanno, augurandoci a mala pena un buon 1431!

Maria Grazia Depalmas, casco bianco di ProgettoMondo Mlal in Marocco

venerdì 18 dicembre 2009

Merenda sana e sviluppo economico a Cotagaita

Cotagaita è un piccolo comune di montagna nel dipartimento di Potosì in Bolivia. È qui, a quasi 3 mila metri di altezza, che ProgettoMondo Mlal ha dato il via a un progetto per l'educazione e la sicurezza alimentare dei piccoli figli dei minatori boliviani.
In questa zona desolata e depressa, a 170 chilometri a sud da Potosì, il clima fortunatamente non è ostile alla produzione di frutta e verdura che, con qualche piccolo aiuto, può crescere in quantità e varietà sufficiente a garantire una corretta alimentazione alle persone del luogo.
Pensando ai più piccoli – in particolare ai figli dei minatori boliviani della zona, la nostra associazione l'anno scorso ha avviato il progetto “Figli della miniera”.
L'obiettivo è fin sa subito stato quello di garantire una buona merenda ai bambini della vallata di Cotagaita.
Spiega Andrea Canale, cooperante di ProgettoMondo Mlal che ha seguito in parte il progetto: “La gente del luogo è chiusa e diffidente, ma con il tempo e lavorando insieme siamo riusciti a conquistare la loro fiducia. Si sono resi conto che non c'è paragone tra i budini di mais distribuiti ai loro figli dal Pma e quelli da loro autoprodotti. Nonostante le autorità locali non agevolino la cooperazione internazionale (a vantaggio delle ong locali che spendono male i soldi e non realizzano progetti a lungo termine), i contadini della zona, una volta capita l'importanza della propria autosufficienza, hanno iniziato a organizzarsi e a partecipare a riunioni di coordinamento. In tutto sono 120 i soci produttori. E le merende vanno a circa 500 bambini di 6 scuole della zona”.
I contadini hanno imparato a trasformare i prodotti e a venderli, come la frutta che viene essiccata ma non confezionata, cosicché i prezzi per le scuole possano rimanere bassi. Si produce quello che si consuma o che si vende a breve raggio, insomma. In una sorta di chilometro zero che abbia come priorità assoluta quella di educare le persone dal punto di vista alimentare.
“Inutile farsi arrivare il pesce in scatola a 4 mila metri – continua Canale. È caro e nutrizionalmente non adatto. Molto meglio garantire ai bambini prodotti genuini e puntuali. Il comune non riconosce lo sforzo ma la gente sì, capisce che, oltre a salvaguardare la salute dei più piccoli, può avere un'alternativa concreta a quella di lasciare la propria contrada per cercare lavoro a Buenos Aires. Inoltre educare a una corretta alimentazione significa porre l'attenzione su tutta la comunità. Non solo sui bambini ma, ad esempio, anche sulle donne prima e dopo il parto”.
I 120 soci produttori curano anche le 7 serre realizzate dal progetto per garantire una maggiore varietà di verdure in un luogo secco, dove solitamente si coltiva solo a bordo fiume con metodi antichi di irrigazione.
Grazie all'altro progetto che impegna ProgettoMondo Mlal in Bolivia, dal nome “Vita Campesina”, le organizzazioni economiche contadine boliviane (OECAs), rafforzate dal progetto stesso, hanno potuto sostenere alcune delle spese per Cotagaita. Come i filtri per l'acqua, le bilance e attrezzature varie necessarie al Mulino della zona o alla Bodega (la cantina sociale) gestita dalle donne. Le Oecas, inoltre, sostengono i piccoli produttori nella distribuzione dei loro prodotti a zone sempre più allargate.

giovedì 17 dicembre 2009

La colazione di Gabriel, bambino boliviano

Ciao sono Gabriel Omar,
ho 5 anni e vivo con la mia famiglia vicino a Patirana. Ogni mattina dopo aver accompagnato i miei fratelli maggiori a lasciare le capre al pascolo andiamo insieme a scuola a piedi...per fortuna la scuola non dista molto da casa e così in poco più di due ore ci arriviamo.
A casa prima di uscire facciamo sempre una colazione veloce, ma per fortuna, quando arriviamo a scuola, per prima cosa, ce ne danno subito un'altra. A me mi piace la colazione che danno a scuola, ad essere sincero non tutti i giorni...la mia preferita è il martedì e il venerdì. E' una budino di Api morado, con cannella e zucchero. Sopra c'è scritto ProgettoMondo Mlal.
A me quella merenda piace anche perché è tutta viola, come la mia squadra del cuore, il Real Potosì.
La colazione a scuola mi aiuta essere più attento durante le lezioni...e mi addormento anche molto meno. Ricordo bene i rimproveri del maestro quando mi capitava di prendere sonno durante le sue spiegazioni, ma in fondo che potevo fare?!...io quando mangio poco e cammino tanto mi addormento anche senza volerlo, non lo facevo per dispetto...è che proprio mi si chiudevano gli occhi. Ora per fortuna va tutto molto meglio, ormai quasi sempre torno a casa ben nutrito
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Una breve storia raccolta dal nostro casco bianco in Bolivia, Martino Bonato dove ProgettoMondo Mlal è impegnata in un progetto di educazione e sicurezza alimentare per i figli dei minatori boliviani.

mercoledì 16 dicembre 2009

A Nampula, detenuti al lavoro e una struttura per le donne

Un nuovo centro destinato alle detenute di Nampula. Le donne, finora recluse in condizione di promiscuità con i detenuti che popolano il carcere civile di quella che rappresenta la terza città del Mozambico per numero di abitanti, da settembre hanno finalmente uno spazio a loro riservato. Si chiama centro “aperto” Rex e si tratta di una vecchia casa colonica portoghese ristrutturata in celle, che dista 5 chilometri dalla città. Le donne rappresentano circa il 7 per cento della popolazione detenuta in tutto il Mozambico, e il fatto che alcune di esse vivessero insieme agli oltre 500 uomini rinchiusi nel carcere civile di Nampula, rappresentava una realtà inaccettabile. Per il momento il nuovo centro ospita circa una decina di loro, per una capienza totale di 24 detenute, comunque destinata a crescere per ospitare anche donne in arrivo da altri piccoli distretti della zona.
Parlando di Rex, ci si riferisce a un centro “aperto”. Questo è dovuto al suo essere allo stesso tempo carcere femminile e luogo di lavoro diurno per una trentina di detenuti del carcere penitenziario di Nampula. I 300 ettari di terra intorno alla struttura, vedono infatti i detenuti al lavoro in attività agricole e zootecniche, tra le tante che vengono loro offerte dalla struttura in cui si trovano. Se infatti il carcere civile, situato in pieno centro città – con i suoi 550 detenuti in uno spazio per 100 – rivela la mancanza totale di ogni rispetto per la salute, l'igiene e il recupero della persona, abbandonata a dormire per terra con un solo pasto al giorni fatto di polenta di mais e afflitta dal dilagarsi delle malattie infettive; il penitenziario, collocato in una zona periferica, rappresenta senza dubbio un carcere modello, a detta dello stesso ministro della giustizia che lo ha visitato lo scorso settembre.
Qui sono rinchiusi 900 detenuti, con pene definitive superiori ai due anni e di massimo 30 (in Mozambico non è infatti previsto l'ergastolo). E, per loro, ProgettoMondo Mlal, dal 2006 ha attivato corsi di alfabetizzazione e di formazione professionale.
Le attività educative sono sia di scuola primaria che secondaria sino all'ottava classe, anche se per il 2013 si conta di arrivare alla dodicesima, ossia al completamento delle scuole superiori. In Mozambico il tasso di scolarizzazione primaria è del 77%, mentre si ferma al 7% quello della secondaria, con un analfabetismo del 61,3 % delle persone sopra i 15 anni e la media di 1 professore ogni 68 studenti. Il fatto che, nel corso del 2009, i detenuti sui banchi del carcere penitenziario di Nampula siano stati ben 480, pari a oltre la metà della popolazione reclusa complessiva, rappresenta quindi un sicuro successo.
Oltre all'istruzione scolastica, la nostra associazione si è impegnata anche nella formazione professionale, dando il via a una serie di attività lavorative: agricola, zootecnica, di allevamento, per la produzione di mobili o l'attività di fabbro, che hanno coinvolto circa 50 detenuti per 20 ore settimanali.
Sempre all'interno del penale, è nato poi un centro culturale, che addirittura vede il coinvolgimento dei detenuti nell'innovativo progetto di dar vita a una radio interna. Non mancano poi laboratori di teatro, poesia, pittura, danza e attività espressive in generale, destinate a oltre 60 detenuti. L'idea è che in futuro il centro culturale possa diventare autonomo, con la formazione dei nuovi arrivati da parte degli stessi detenuti precedentemente formati.
Grazie al contributo della provincia di Trento, ProgettoMondo Mlal è poi riuscito ad ampliare il centro di salute interno per il quale, per altro, è in fase di valutazione l'ipotesi di un'apertura alla comunità in concomitanza con l'attività scolastica.

L'impegno dell'associazione per garantire il reinserimento degli ex detenuti, prosegue anche all'esterno del carcere, dove è stato realizzato un centro per l'inserimento lavorativo, fornito di un'equipe specializzata su microcredito, borse lavoro e stage per chi è in uscita dal carcere, oltre che di un kit di assistenza per la post scarcerazione di chi, ad esempio, necessita del biglietto dell'autobus per tornare nella propria comunità di origine. Nell'ultimo anno il centro ha scelto di offrire la possibilità di investire sul proprio futuro non solo agli ex detenuti, ma anche ai loro familiari e alle persone del quartiere, purché inseriscano nella loro attività una persona in uscita dal carcere. Un esempio in questo senso è quello di una parrucchiera a cui è stato concesso il microcredito per l'ampliamento della sua attività: in cambio ha dato lavoro a un ex detenuto.
In futuro non troppo prossimo, il centro probabilmente si doterà anche di 3 appartamentini di transito per chi è appena uscito dal carcere.
A dar lavoro a chi è stato detenuto, nel centro città di Nampula, dal settembre del 2008 c'è anche un centro sociale fornito di biblioteca, vivaio e ristornate, l'unico all'aperto in tutta la città. In queste realtà avviene l'inserimento lavorativo dei detenuti, per agevolarne il ritorno nella realtà esterna.
Sulla base dell'esperienza maturata sul campo, proprio grazie alle attività esterne al carcere, con il nuovo progetto “Vita dentro” che prenderà il via a marzo, ProgettoMondo Mlal si concentrerà sempre più sulle attività produttive (a scapito di quelle scolastiche ormai ben avviate), favorendo l'integrazione tra pubblico e privato per la produzione di servizi integrati, soprattutto per i più giovani.

lunedì 14 dicembre 2009

Da Copenaghen: azioni per i più poveri e le generazioni future

Sono state consegnate la mattina del 13 dicembre il mezzo milione di firme raccolte nell’ambito della campagna internazionale Poverty and Climate justice coordinata dalla CIDSE (la rete delle agenzie di sviluppo della Chiesa cattolica in Europa e Nord America) e da Caritas Internationalis e promossa in Italia con il titolo Crea un clima di giustizia dalla FOCSIV insieme all’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro e a quello per la Cooperazione missionaria tra le Chiese della Conferenza Episcopale Italiana e insieme alle principali sigle dell’associazionismo cattolico.

A consegnarle al Segretario Generale della Convenzione Onu sui Cambiamenti climatici, Yvo de Boer è stato l’arcivescovo Desmon Tutu. Mentre dopo la celebrazione ecumenica nella cattedrale di Copenaghen organizzata dal Consiglio Nazionale delle Chiese in Danimarca alla quale ha partecipato una delegazione internazionale dei promotori della campagna Poverty and Climate justice è stata la volta dell’International bell ringing, l’iniziativa di mobilitazione e sensibilizzazione che ha visto suonare 350 rintocchi di campane per tutte le confessioni religiose in tutto il mondo contemporaneamente alle 3 del pomeriggio ora locale a Copenaghen.

Un modo per riportare all’attenzione del dibattito civile la necessità di “azioni responsabili e di un impegno per uno sviluppo solidale; stili di vita sobri e rispettosi del Creato con l’obiettivo di tutelare il Pianeta e sopratutto i più poveri e le generazioni future” commenta il Segretario Generale della FOCSIV Sergio Marelli.

Per gli approfondimenti sulla campagna in Italia visita il sito www.climadigiustizia.it

Ufficio Stampa Volontari nel mondo – FOCSIV

sabato 12 dicembre 2009

Cambiamenti climatici, Berlusconi mantenga le promesse

Europa timida e Italia fanalino di coda. È il commento della Focsiv alle cifre decise dal Consiglio europeo in tema di lotta ai cambiamenti climatici. “2,4 miliardi ogni anno nel periodo 2010-2012 previsti come contributo dell’Ue sono pochi rispetto alle più attuali stime di investimenti necessari per la lotta ai cambiamenti climatici – dichiara il Segretario Generale della FOCSIV Sergio Marelli -. E quindi pochi sono anche i 200 milioni di euro di contributo italiano per tre anni annunciati dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ma almeno che questa cifra sia sicura e garantita per i tre anni, non come gli annunci e le promesse sulle risorse alla cooperazione internazionale mai mantenute” sottolinea Marelli, che specifica come in questo caso non si tratti di aiuti ma di assunzione di responsabilità dell'Italia e dell'Europa per le emissioni storiche e per i danni conseguenti che già stanno incidendo sulla vita di molte persone.

Ufficio Stampa Volontari nel mondo – FOCSIV

venerdì 11 dicembre 2009

Elezioni in Bolivia in una placida domenica di festa nazionale

Evo Morales si conferma alla guida del Paese per i prossimi quattro anni. La cosa più interessante è notare come sia riuscito ad acquistare consensi anche nelle regioni storicamente a lui avverse.
Nel nostro piccolo colpisce poi come, il giorno delle elezioni, sia riuscito a cambiare profondamente la quotidianità delle persone. Il trambusto e la confusione che caratterizzano Cochabamba si sono dissolti in una placida domenica di festa nazionale. E questo per effetto delle "norme del buon gobierno" che vietano la vendita e il consumo pubblico di alcool nel giorno precedente e in quello successivo al voto, e che obbligano a non utilizzare veicoli di locomozione a benzina il giorno in cui i cittadini sono chiamati alle urne. Anche i bambini, con l'occasione, sono tornati ad appropriarsi delle strade con i loro palloni e le loro gaie risate.

Martino Bonato e LeonardoBuffa
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caschi bianchi ProgettoMondo Mlal in Bolivia

Il nostro presidente è nel direttivo della Focsiv

Mario Lonardi, 50 anni, presidente di ProgettoMondo Mlal, è entrato nel direttivo della Focsiv, la Federazione delle Organizzazioni non governative italiane di ispirazione cristiana. È stato eletto membro del nuovo Consiglio votato sabato scorso insieme al nuovo presidente, il piemontese Gianfranco Cattai di Lvia e la vicepresidente de Grassi Nives di ACCRI Trieste e Trento.
Questo il commento di Lonardi:

“Vogliamo scommettere sul gruppo! Questa, in sintesi, la convinzione che ci ha portato a rilanciare il nostro impegno nella Focsiv. È una convinzione che abbiamo condiviso in Comitato a partire proprio dallo stile di ProgettoMondo Mlal e dalla nostra esperienza recente: non si esce da questi tempi difficili in piedi se non consolidando la squadra, se non cercando la forza nel gruppo.
La nostra esperienza e la nostra capacità giocata “in rete” non può che risultare più efficace e giovare di un arricchimento reale.
Ma, allo stesso tempo, la ricchezza del nostro contributo è data dalla nostra specificità e dalla convinzione nelle nostre idee, che vanno messe in campo senza remore e con convinzione.
Per questo pensiamo che il nostro lavoro nella Focsiv debba essere contraddistinto anche da una riflessione originale sulla situazione politica in cui viviamo e sulle prospettive future che i nostri organismi possono immaginare.
Questa opportunità è data anche dal rinnovamento del Consiglio della federazione e dal cambio di presidenza: un passaggio che è stato accompagnato da un impegno formale, nelle parole del nuovo presidente Cattai, alla continuità, ma che deve, dal nostro punto di vista, essere aperto a tutte le novità che, nelle occasioni di rinnovo, costituiscono il vero e propri valore aggiunto.
Il nostro impegno convinto sarà giocato sicuramente anche in questa prospettiva”.

Per la prima volta in questa occasione era stata voluta una griglia di candidature che tenesse conto delle varie fasce geografiche rappresentate dalle 65 Ong socie.
In questo senso il nuovo Consiglio doveva essere costituito da 5 membri del nord Italia, 2 del centro e 1 del Sud. E il nostro Mario Lonardi è risultato il più votato tra i candidati espressi dal nord. Gli altri eletti sono Riva Silvia (RTM - Reggio terzo Mondo); Milesi Andrea (CELIM - Bergamo); Basile Luca Francesco (ADP - Amici dei Popoli- Bologna); Ramboldi Roberto (Fondazione don Gnocchi; Donnarumma Anna Maria (PRODOCS - Roma); Santomartino Antonino (CPS - Napoli) e Ascani Attilio (CVM - Ancona).

La decisione di rafforzare il proprio impegno all’interno della Focsiv nasce per ProgettoMondo Mlal dalla consapevolezza dell’attuale difficoltà che incontra la cooperazione internazionale nel farsi ascoltare dal governo. Proprio nei giorni scorsi è stato ad esempio confermato che rimarrà fermo a 10 milioni l’anno il contributo italiano allo sviluppo del sud del mondo. Cifra che se paragonata ai 200 milioni circa di pochi anni fa, risulta davvero poco più di nulla quel che dedichiamo agli obiettivi del Millennio.
Forti dell’idea che se il gioco si fa duro, tocca ricompattarsi e rimboccarsi le maniche per fare ognuno la nostra parte e per riportare il Paese tra i protagonisti della solidarietà nazionale e internazionale.
Proprio nei giorni scorsi è stata presentata la nuova campagna della Federazione che, pendendo spunto dall’esito dell’ultimo incontro di Copenhagen, porterà il tema dei cambiamenti climatici all’attenzione dell’opinione pubblica sotto lo slogan “Crea un clima di Giustizia”.

giovedì 10 dicembre 2009

In Bolivia "Evo de nuevo!"

Vivere le elezioni del 6 dicembre in Bolivia è stata una sensazione fantastica e un'esperienza unica nella capitale diplomatica di La Paz!
La vincita di Evo Morales era già sicura, pertanto non si sono verificati scontri e disordini come l'anno passato in occasione del referendum.
E anche la campagna elettorale, così come si è svolta, ha avuto un risultato importante: le norme di sicurezza volte a diminuire disordini sociali, sono state accettate in modo molto pacifico. Ad esempio, era stata proibita la vendita di bevande alcoliche già dal sabato mattina, e la domenica è stata caratterizzata dal "paro civico" ovvero il blocco della circolazione per veicoli e mezzi di trasporto pubblico se non autorizzati.
Nonostante i forti inconvenienti di trasporto, ben 5 milioni di boliviani (su 8 milioni e 300 mila abitanti del Paese) si sono presentati alle urne.
Già alla vigila delle elezioni, i giornali  davano per certa la vincita di Evo Morales, uomo voluto e amato. Dunque,  già tutto il Paese si stava preparando alla "fiesta democratica" . 
Dalle 5 del pomeriggio della domenica la plaza Murillo (la piazza di La Paz dove sorge il palazzo presidenziale) vedeva riunite molte persone, tutti in attesa del grande risultato. Così in meno che non si dica la paizza era talmente affollata che a mala pena si vedeva ancora la statua di Villarroel situata al centro della piazza: las cholitas (tipiche donne boliviane con la caratteristica gonna lunga, le trecce e il cappello che distingue il loro stato civile) musicisti, giornalisti, stranieri e venditori ambulanti. Tutti erano lì ad accogliere Evo
Il risultato elettorale è noto: 62%. Così, il partito del MAS ha montato un palco e hanno cominciato a risuonare canzoni popolari e musiche boliviane a favore del presidente!
La gente si è presto scaldata e i mille colori della piazza erano più vivi che mai. La bandiere del MAS, la nazionale boliviana e la Wipala (simbolo dell'interculturalità boliviana), coloravano la piazza illuminata a giorno e la musica riempiva gli animi già caldi della gente. Il tutto decorato da timide luci del prossimo natale.
Tutto era pronto per accogliere il vincitore: il palco, la musica, le bandiere, e persino un grande pupazzo di gomma rappresentante il nuovo presidente! Nell'attesa tornava un facile ritornello "EVO DE NUEVO".
Tutti a chiedere impazienti il discorso del presidente. Il discorso che li accompagnerà per i prossimi 5 anni, quando, all'improvviso senza neanche farsi annunciare, ecco Evo Morales affacciarsi al balcone del Palazzo di Governo e fare il suo discorso. Un discorso sulla solidarietà e l’unità della Bolivia ora compatta in questa giornata storica. Un ringraziamento al popolo boliviano e un ringraziamento è andato anche a “tutte le istituzioni internazionali che hanno sostenuto il Paese”. Al termine, un unico canto confluito poi nell’inno nazionale e, tra le tante canzoni, in quel clima di festa e di grande speranza, anche le note della famosa canzone "Comandante Che Guevara".
La festa è durata fino al mattino del 7: musica,  mate di coca e singani hanno fatto dimenticare a tutti stanchezza e il vento freddo! 

Ester Bianchini, Casco bianco ProgettoMondo Mlal Bolivia

mercoledì 9 dicembre 2009

Bambini e Adolescenti al lavoro contro la povertà

Secondo dati dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) i bambini che lavorano nel mondo sono circa 218 milioni. Tra questi ci sono anche bambini e adolescenti lavoratori attivi protagonisti nella lotta contro la povertà.
Sono loro, organizzati in Movimenti presenti in Africa, Asia e America Latina ad aver evidenziato, con la quarta Giornata Mondiale dei bambini e adolescenti lavoratori del 9 dicembre, la differenza tra i bambini lavoratori che lavorano in condizioni inaccettabili, e quelli che invece lavorano – spesso al fianco delle proprie famiglie – per mantenere i loro studi e quelli dei propri fratelli e sorelle.
Durante l'incontro che si è svolto nell'ottobre del 2006 a Siena, i delegati del Movimento dei Bambini e Adolescenti lavoratori avevano rivendicato ancora una volta il diritto di essere presi in considerazione dalle istituzioni e dagli adulti, e di essere riconosciuti come protagonisti in grado di contribuire al miglioramento della società. In quell'occasione venne dichiarato il 9 dicembre come Giornata Mondiale dei bambini e adolescenti lavoratori.
In segno di rispetto della decisione presa a Siena, quest'anno ItaliaNATs (Ninos e adolescentes trabajadores) di cui ProgettoMondo Mlal è una delle associazioni fondatrici, ha realizzato una cartolina che possa divulgare il messaggio dei piccoli lavoratori impegnati per l'affermazione di una società più giusta per tutti, nella consapevolezza che l’unanime messa al bando del lavoro minorile non ha prodotto altro che nuove sacche di sfruttamento, nuovi schiavi e sempre la stessa miseria. Mentre un lavoro proporzionato all’età del bambino, e giustamente retribuito, potrebbe contribuire alla sua crescita personale e sociale, e portarlo più lontano.

Un esempio per tutti è Morgan, bambino peruviano a cui ProgettoMondo Mlal ha dedicato un fotoracconto per raccontare come trascorre le sue giornate, tra gli studi, i compagni di scuola, l'aiuto nelle faccende domestiche e quello al lavoro del padre.

lunedì 7 dicembre 2009

I nuovi caschi bianchi sono partiti!

Sono sei i Caschi Bianco partiti a inizio mese con ProgettoMondo Mlal. Si tratta di Ester Bianchini, 27 anni di Rieti (che andrà in Bolivia nel progetto Qalauma); Martino Bonato, 25 anni di Firenze (che andrà in Bolivia nel progetto Vita Campesina); Leonardo Buffa, 25 anni di Aosta (anche lui in Bolivia nel progetto Vita Campesina); Sarah Reggianini, 26 anni di Bologna (in Brasile a Rio nel progetto La Strada delle bambine); Marianna Tamburini, 28 anni di Padova (in Nicaragua nel progetto Edad de Oro); Maria Grazia Depalmas, 26 anni di Nuoro (andrà in Marocco per Scuola e sviluppo).

venerdì 4 dicembre 2009

Habitando a Santa Fe: un impegno concreto di lavoro

Partiamo in direzione Santa Fe alle tre del pomeriggio, il caldo è molto forte e a destinazione sembra che sarà peggio considerando che la zona è una delle più umide del paese. Siamo in cinque sull’auto: io, Monica, che coordina con me il progetto Habitando, Horacio, responsabile della formazione, Florencia, avvocato che fa parte dell’equipe e Roberto, il nostro amministratore regionale, che mi accompagna in questa prima parte dell’esperienza argentina. La strada appare subito affascinante. Distese enormi di campi al nostro fianco. Nonostante il grigio di alcuni campi bruciati dalla coltivazione intensiva della soja, riesco comunque a stupirmi di quanto verde ci sia intorno. Paesaggi sconfinati come non se ne vedono in Italia, distese a perdita d’occhio senza nemmeno una casa sotto un cielo pulito.
Il motivo del viaggio è il seminario organizzato da AVE (Associazione abitazione economica) con ProgettoMondo Mlal e la Camera dei deputati di Santa Fe, per trattare il tema della regolarizzazione del possesso delle terre demaniali da parte delle famiglie che da anni abitano il territorio, e dello sfruttamento di nuove terre destinate ad abitazioni nella zona. In particolare sarà il deputato architetto Oscar Urruty a presentare il suo disegno di legge sul tema. Le nuove leggi di regolamentazione della proprietà terriera e della casa sono nate per sanare i buchi di irregolarità lasciati dai programmi di edilizia popolare degli anni passati. Tali programmi hanno spesso fornito abitazioni alle famiglie non abbienti che vivevano nelle villas (zone povere) attorno alla città, senza però formarle sulla gestione della propria casa e senza dotarle di un titolo di proprietà. La conseguenza è che le famiglie non investivano sul mantenimento della propria casa e delle zone di residenza.
Con il cambio delle normative, l'obiettivo è che le famiglie possano divenire definitivamente, materialmente e mentalmente proprietarie delle case.
Un punto centrale per il nostro progetto Habitando, che ha organizzato questo seminario proprio per informare i municipi e le famiglie di questa opportunità.
Al seminario sono stati invitati i municipi della zona di Santa Fe che partecipano al progetto, e le microimprese che operano in questa zona e che saranno beneficiarie della formazione all’interno del nostro progetto, affinché possano conoscere la legge e attivarsi per metterla in pratica e renderla nota alle famiglie.
Oltre un centinaio di persone hanno partecipato attivamente alla giornata, intervenendo con domande rivolte ai diversi relatori intervenuti in qualità di rappresentanti di organismi come il Coordinamento provinciale per la regolazione demaniale e della commissione nazionale delle terre per l’habitat sociale.

Regolare la terra in cui si vive e possedere una casa, significa riappropriarsi dei propri diritti di cittadini, entrare all’interno di un sistema di inclusione sociale e uscire da uno di esclusione. Significa inoltre entrare a far parte di una città, cessando di esserne la periferia designata priva di accesso ai servizi primari come l’igiene, l’acqua pulita, un’istruzione adeguata.
Zone periferiche delle città di Cordoba e Santa Fe smettono di essere città informali, esterne, escluse, per ritrovarsi, con queste leggi, incluse all’interno di un sistema sociale.
ProgettoMondo Mlal e AVE, attraverso il progetto Habitando, giocano un ruolo importantissimo nell’accompagnare questo processo. Oltre alle famiglie beneficiate nel progetto, che avranno accesso a una casa degna o alla ristrutturazione della propria, oltre alle microimprese che verranno formate nella costruzione di case, l’obiettivo è anche quello di produrre nuovi piani di edilizia popolare partecipativa per contribuire alla nascita di una politica edilizia attenta alla persona e alle sue necessità.
Nel corso del pomeriggio, alla presenza del Presidente della camera dei deputati, di ProgettoMondo Mlal e dell’associazione AVE, è stato quindi firmato il convegno per lo sviluppo del progetto Habitando nella provincia di Santa Fe. Un impegno concreto di lavoro.

Nicola Bellin, cooperante ProgettoMondo Mlal Argentina

giovedì 3 dicembre 2009

A Vicenza è alterNatale!

alterNatale, il Villaggio dei doni... mercatini, spettacoli, incontri e laboratori per i più piccoli. A Vicenza dal 5 all'8 dicembre e il 12 e 13 (dalle 10.30 alle 23). ProgettoMondo Mlal è tra i promotori dell'iniziativa e, oltre a essere presente durante tutta la manifestazione con un banchetto informativo arricchito dai calendari 2010 dell'associazione e da simpatici biglietti di Natale sul tema del diritto al cibo, nel pomeriggio di domenica 13 realizzerà il laboratorio "La Casa dei diritti" per tutti i bambini presenti in Campo Marzo (dalle 14 alle 17).

I fondi raccolti andranno ai due progetti sostenuti dal gruppo di ProgettoMondo Mlal Vicenza: "Qalauma, giovani trasgressori" per reintegrare nella società adolescenti boliviani emarginati, e "Piatto di sicurezza" per rafforzare la sicurezza alimentare a Haiti.

martedì 1 dicembre 2009

Dal Nicaragua un riconoscimento a ProgettoMondo Mlal

Un riconoscimento a ProgettoMondo Mlal. Una targa piena di valore e soddisfazioni. A consegnarla sono i ragazzi e i soci locali coinvolti nel progetto “Futuro Giovane” che vede impegnata la nostra associazione in Nicaragua, per promuovere lo sviluppo umano, sociale, ed economico dei giovani di Chinandega.
Venerdì 27 novembre, in occasione della consegna dei diplomi per il nostro quinto corso per giovani imprenditori solidali, ragazzi e partner ci hanno ringraziato così. “Sono piccole soddisfazioni che voglio condividere con tutta l'associazione” scrive il responsabile del progetto Federico Lagi. “In Nicaragua e in Italia, il "merito" è di tutti noi”.

venerdì 27 novembre 2009

Da Rio: la fotografia come dialogo, oltre lo spaccio e gli scontri

Complexo do Alemão, area situata a Nord della città di Rio: ufficialmente vi vivono 62 mila persone, ma le stime più realistiche indicano almeno 180 mila abitanti. L’intera zona è controllata dal Comando Vermelho, uno dei protagonisti della guerra tra gruppi antagonisti di narcotrafficanti, milizia e Policía Militar.
La polizia interviene raramente, ma quando lo fa le tecniche e le strategie sono quelle di vere e proprie operazioni militari: elicotteri, blindati e armi pesanti. I narcotrafficanti rispondono con fucili mitragliatori e granate.
Come in tutte le guerre, a pagare il prezzo più alto è la popolazione civile, che a Rio de Janeiro ha il volto del morador de comunidade, vittima di una violenza doppia: quella della polizia e quella dei trafficanti.
Esiste il business dei poliziotti corrotti che procurano armi ai trafficanti in cambio di denaro o cocaina, ma per la maggior parte di loro vale l’equazione che chi vive in favela è automaticamente bandido traficante.
Non c’è spazio per mediazioni in questa guerra che conta circa 1.500 morti l’anno. Per i trafficanti, che oltre al mercato della droga controllano indirettamente anche il redditizio mercato informale (distribuzione del gas, pay-tv pirata, trasporti in mototaxi e combi), i moradores sono nel migliore dei casi consumatori e nel peggiore, sudditi da tassare.
Entrambi i mercati, controllati da poche persone, riproducono anche in favela la caratteristica principale della metropoli brasiliana: enorme concentrazione del reddito ed estrema diseguaglianza sociale.
La storia dei media ufficiali è una storia di parte: si raccontano solo lo spaccio di droga, le armi pesanti e gli scontri con la polizia.

Oggi si prova a invertire questa tendenza: l'idea è che sia Maycom, un giovane fotografo dell’ong Raízes em movimento, a raccontare l’altro Complexo do Alemão, quello della scuola di fotografia sociale e dei laboratori di street art.
Incontriamo Maycom alla fine di una lezione del corso di fotografia gestito da Raízes, che offre la possibilità ai ragazzi di formarsi come fotografi e contemporaneamente contribuire alla documentazione sul Complexo do Alemão prima, durante e dopo i lavori del Pac.
Insieme a Maycom, attraversiamo una delle frontiere sorvegliate: le mura della strada sono una vera e propria galleria a cielo aperto che ospita sia i lavori dei ragazzi della favela sia quelli di artisti di altri quartieri o di altre città. Entriamo con lui nella sede di Raízes dove Alan, uno dei fondatori della ong, ci racconta la storia dell’associazione, il cui obiettivo principale è favorire il dialogo e lo scambio culturale tra la favela e gli altri quartieri della città.
Sempre nella sede di Raízes abbiamo la possibilità di vedere la mostra di Maycom sui diritti violati e gli splendidi lavori di Sadraque che, con la tecnica fotografica pinhole e con la digitalizzazione delle foto antiche contribuisce a creare una memoria visiva del Complexo do Alemão.

Diego Striano, ex Casco Bianco ProgettoMondo Mlal in Brasile
(La foto è di un’alunna della scuola di fotografia e utilizza la tecnica pinhole)

mercoledì 25 novembre 2009

Salendo a Sud... fino ai detenuti di La Paz in Bolivia

Il gruppo di ProgettoMondo Mlal a Torino, tramite la propria associazione Salendo a Sud ha organizzato un incontro per domenica 29 novembre al "Mar Rosso" in via Principe Tommaso, 18 bis F - Torino (San Salvario).
L'aperitivo, che prenderà il via alle 19, sarà l'occasione per presentare il Calendario Salendo a Sud 2010 , un viaggio tra storia e attualità di alcune popolazioni di un continente avvolto dall’oblio.
Il ricavato della vendita del calendario andrà versato interamente al programma Qalauma-Giovani Trasgressori di ProgettoMondo Mlal, che ha come obiettivo la costruzione di un centro educativo in grado di reintegrare nella società giovani adolescenti emarginati della città di La Paz (Bolivia), oggi detenuti nelle carceri per adulti.

Per saperne di più www.salendoasud.it.

lunedì 23 novembre 2009

Cinema Africano, un bilancio che guarda ai 30 anni

Con un totale di 4.500 presenze si è conclusa sabato la kermesse scaligera, che annuncia il tema del trentennale nel 2010: GENERATIONS - Passato, presente e futuro del sogno africano.
Prima di iniziare i lavori per questa entusiasmante ricorrenza, è utile fare il punto su alcuni dati dell’edizione 2009. Quarantacinque i film presentati, grazie ai quali è emerso un tratto distintivo importante: esiste un'Africa nuova, molto più svincolata dai modelli tradizionali, decisamente propositiva, che vede protagonisti diversi sia nel proprio Continente che tra gli immigrati presenti in Europa. La New Africa dello stesso titolo della kermesse scaligera, intesa come capacità creativa e spinta innovativa con la quale confrontarsi.

Positivo inoltre il bilancio espresso dalla Direzione Artistica: «Siamo soddisfatti perché abbiamo riscontrato una grande curiosità, soprattutto nei ragazzi, nei confronti delle pellicole: le proiezioni riservate alle scuole hanno infatti toccato le 2.000 presenze, a cui si aggiungono i circa 2.500 spettatori di quelle aperte al pubblico. Il dibattito sulla New Africa ha portato per la prima volta attorno ad un tavolo protagonisti del mondo economico che hanno proposto soluzioni a livello nazionale e internazionale, a dimostrazione del fatto che l’Africa è pronta a prendere in mano il proprio destino in un clima di coabitazione e scambio culturale. Il fiore all’occhiello di questa edizione è stata la possibilità di presentare al pubblico un autore come Giancarlo Esposito, ma ha raccolto ampi consensi anche l’inedito abbinamento teatrale tra Burkina Faso e l’opera di Dario Fo proposto nello spettacolo Le tigre. Siamo pronti a festeggiare come si deve il compleanno che l’anno prossimo segnerà i 30 anni del Festival».

domenica 22 novembre 2009

Il festival di cinema africano premia Sheherazade, tell me a story

La kermesse cinematografica si chiude con un bilancio qualitativamente molto positivo, come tiene a sottolineare la giuria ufficiale, composta da Silvia Montevecchi, Vanessa Lanari, Dagmawi Yimer, Bernardo Suate e Charles Shemu Joyah: «noi tutti membri di questa giuria vogliamo sottolineare che con immenso piacere abbiamo verificato un alto livello di produzione nella grande maggioranza dei lavori visionati in questo festival. Sia la qualità tecnica di questi lavori, sia l’impegno civile dei loro autori, mostrano la grande vitalità della cinematografia africana, che solo la miopia del business occidentale lascia relegata ai margini. E naturalmente ci auguriamo che questo cambi in futuro, anzi ne siamo certi. Data la qualità dei film in concorso, questa giuria ha avuto difficoltà a scegliere i vincitori, poiché molti sarebbero stati i film che avremmo voluto premiare, in tutte e tre le categorie. Infine, queste sono state le nostre scelte»:

Primo premio a Sheherazade, tell me a story, di Yousry Nasrallah, Egitto. Per la forza esemplare con cui combina una ricerca di qualità e uno stile narrativo raffinato a un contenuto importante, come quello della misoginia e della violenza alle donne, diffuse nella società egiziana. Un film dove la sapiente narrazione mira all’esaltazione del carattere individuale nonché epico delle sue figure femminili. Una grande prova di coraggio per il regista e le interpreti, che ha suscitato reazioni contrastanti e forti critiche nel pubblico egiziano.

Menzioni speciali a: Izulu Lami, My secret sky, di Madoda Ncayiyiana, Sudafrica; Buried Secrets, di Raja Amari, Tunisia; Trapped dream, di Joseph Ubaka Ogochukwu, Nigeria/Senegal.
La giuria vuole inoltre premiare Thembi’, Kwezi, Chilie Bite e gli altri bambini di Izulu Lami per la bravura dimostrata, anche in considerazione della loro prima esperienza nei confronti del cinema.
Per il premio documentari, la giuria ha invece voluto dare una menzione speciale al cortometraggio Gaeenga, fou parmi les hommes, di Paul Kabré, Burkina Faso; mentre il primo premio va a Une affaire des nègres, di Osvalde Lewat, Cameroun.
Il primo premio cortometraggi va a Mon histoire: Papy, di Djo Munga, Repubblica Democratica del Congo. Menzione speciale a La Jeune femme et l’instit, di Mohamed Nadif, Marocco.

Vi è poi il premio scuole, promosso da Progettomondo Mlal. Il Festival ci ha mostrato in questi anni un Continente in movimento, spesso diverso dall'immaginario proposto dai media, e su questo anche quest’anno abbiamo voluto soffermarci. Oggi più che mai sentiamo l’esigenza di introdurre nuovi linguaggi, nuovi stimoli, nuovi messaggi. Siamo infatti in una fase di grandi cambiamenti, sospesi in situazioni in costruzione ma che meritano sicuramente di essere conosciute, esplorate, approfondite.
Cambiamenti che riguardano innanzitutto il continente africano e che troviamo riflessi sul nostro territorio, nelle nostre scuole, dietro i banchi. Le proposte cinematografiche di quest’anno hanno fortemente voluto parlare del “New”, attraversando temi importanti come i diritti dell’infanzia, le donne e la loro forza, i nuovi linguaggi e i processi sociali di trasformazione.
Notevole la partecipazione e la voglia di interrogare e interrogarsi, da parte di studenti e insegnanti, sui temi proposti dai film e i molteplici spunti di riflessione sulle tante e complesse realtà africane. Segnali forti che vogliamo raccogliere e che ci spingono a proseguire e rafforzare il lavoro che ogni anno il Festival dedica al mondo della scuola. Il film che i ragazzi in sala hanno premiato è A Season of a life di Charles Shemu Joyah (Malawi, 2008).

Il premio speciale di Nigrizia va invece a un documentario che ha saputo offrire uno sguardo su uno degli aspetti più duri dell'immigrazione. E che ha mostrato, in un lavoro durato anni, un'integrazione possibile, attraverso l'azione di una volontà collettiva: Via Anelli, di Marco Segato.

Il premio Asav (Associazione studenti africani di Verona), come per la giuria del festival, va a Sheherazade, tell me a story. Il pubblico ha invece premiato Izulu Lami.

sabato 21 novembre 2009

Questa sera i vincitori del Festival di Cinema Africano

Ancora poche ore di attesa per conoscere i vincitori del Festival di Cinema Africano di Verona, edizione 2009. Oggi, sabato 21 novembre, a partire dalle 20.30 il Cinema Stimate ospiterà infatti la cerimonia di chiusura della kermesse, con l’assegnazione dei riconoscimenti ai film in competizione premiati dalla Giuria ufficiale, che assegnerà anche il Premio al miglior cortometraggio sostenuto dalla Banca di Credito Cooperativo. Tre i Premi speciali, attribuiti dall’associazione degli studenti africani di Verona, dalla redazione di Nigrizia e dalle scuole veronesi. Il pubblico in sala assegnerà invece il Premio del Pubblico al miglior lungometraggio, sponsorizzato da NaturaSì.



Questi i membri della Giuria ufficiale:
Silvia Montevecchi, pedagogista e project manager nel mondo delle organizzazioni non governative di cooperazione internazionale;
Vanessa Lanari, curatore di WikiAfrica Cinema per la Fondazione lettera27;
Dagmawi Yimer (Etiopia), regista di documentari;
Bernardo Suate (Mozambico), segretario generale ad interim di SIGNIS, a livello mondiale;
Charles Shemu Joyah (Malawi), regista del film A season of a life.

Presentano e animano la serata Alix Ndembi e Malice Omondi, con la partecipazione dell’attore-regista italo-afro-americano Giancarlo Esposito, ospite d’onore del Festival, e Pegas Ekamba, poliedrico artista e musicista congolese, mentre gli studenti africani dell’Università di Verona si esibiranno in una coreografia dance.

Ma la serata non finisce in sala. A partire dalle 22 l’appuntamento è con il Bye Bye Festival – Special Afro Party: nella sala delle feste dell’Hotel Holiday Inn di via Unità d’Italia, 346 (San Michele Extra) sfilata di moda, gastronomia e disco music camerunese e africana, in collaborazione con l’Associazione Studenti Camerunesi di Verona.
Entrata: 10 € (su prenotazione). Per informazioni: Prosper Nkefack (329 77 70 169) e Raphael Ngalani (328 90 34 148).

venerdì 20 novembre 2009

Oggi al Cinema Africano riflettori puntati su Giancarlo Esposito

La star, protagonista di molti dei successi di Spike Lee, è a Verona per presentare fuori concorso il suo esordio dietro la macchina da presa: Gospel Hill. Il film sarà proiettato alle 20.30 al Cinema Santa Teresa, dopo che, alle 18, Esposito avrà incontrato il pubblico alla Fnac, in via Cappello 34.

Una città del Sud Carolina animata da un cast di prima grandezza: Danny Glover, Samuel L. Jackson, Angela Bassett e…Giancarlo Esposito. All’esordio dietro la macchina da presa, l’interprete di tanti successi di Spike Lee (Do The Right Thing, Mo’ Better Blues, Malcolm X) si ritaglia anche un ruolo nelle vicende che scuotono la tranquilla cittadina di Julia.
Camaleontico, a suo agio tanto al cinema quanto in televisione (ad esempio nelle serie Miami Vice, Law & Order) e sul palcoscenico di Broadway, Esposito è nato nel 1958 a Copenhagen da padre napoletano e madre afro-americana. A una carriera di attore per alcuni dei maggiori registi del panorama internazionale (ha recitato, tra gli altri, per Coppola, Ferrara, Mann e Singer), affianca oggi l’attività di regista, che in Gospel Hill lo vede impegnato anche in veste di co-autore e produttore.
Esposito si dice molto fiero dell’amico regista Shemu Joyah, presente al Festival in qualità di membro della Giuria ufficiale e, da sostenitore di Barack Obama, dichiara: «Sono veramente felice di aver realizzato il film nell’anno dell’elezione di Obama. È in atto un cambiamento e una svolta nell’identità dei black american. Obama porta intelligenza e politiche capaci di capire meglio gli afro-americani, l’Africa e il mondo arabo. Cristiani e musulmani si possono riavvicinare. Certo, Obama deve superare anni di divisioni e di odi. Ora in America ogni cosa è underground: uno può restare razzista e avere sentimenti di odio, ma tutto questo non può più essere mostrato apertamente. Se l’era Obama sarà caratterizzata da intelligenza, coscienza e una certa dose di spiritualità, credo che anche chi è ancora underground potrà cambiare opinione e mentalità».

Chi avesse perso alcune delle pellicole già proiettate, oggi potrà godersi in replica Teza (alle 21 allo Stimate), Une affaire des nègres e Gaeenga–Fou parmi les hommes (alle 17.30 al Mazziano), Negritud, Nikebe e Nora (alle 17.30 al Santa Teresa), Trapped Dream e Waramutseho (alle 20.30 nella Sala della Comunità di Montecchia di Crosara), Izulu Lami (alle 17.30 allo Stimate), Buried Secrets (alle 21 al Cinema C. Ferrini di Cologna Veneta), Nos lieux interdits (alle 20.30 al Mazziano).

giovedì 19 novembre 2009

Il direttore del Vertice FAO in linea con le Ong

Nulla di nuovo nella sessione conclusiva del Summit Mondiale sulla Sicurezza Alimentare organizzato dalla FAO. La Dichiarazione finale, approvata per acclamazione il primo giorno dei lavori non ha lasciato nessuno spazio al dibattito delle Delegazioni governative, se non per la carrellata di interventi dei diversi Paesi dei Sud del mondo sulla generale delusione per i risultati di questo Vertice.
Di tutt’altro tono la Dichiarazione finale sottoscritta dai 642 rappresentanti delle 250 organizzazioni che hanno partecipato al Forum della Società Civile parallelo al Vertice della FAO.

“Letta questa mattina (18 novembre) nella plenaria del Vertice da una rappresentante delle comunità tribali dell’Órissa – India, la Dichiarazione del Forum della Società Civile ha marcato la differenza con quella del Vertice sia per gli impegni concreti assunti e le proposte concrete avanzate per la lotta contro la fame, sia per il metodo partecipato e democratico che ha condotto alla sua approvazione. Le decisioni finali sono state adottate con un vero dibattito anche quando si è dovuto mediare tra le opinioni espressione della diversità delle organizzazioni presenti”.
Questo il commento a caldo fatto alla chiusura del Vertice da parte di Sergio Marelli, Presidente della Associazione ONG Italiane e Chair dell’Advisory Group incaricato da Diouf delle relazioni tra Vertice FAO e Forum della Società Civile.

Anche il Direttore Generale della FAO Jacques Diuof nel suo intervento di chiusura, non ha potuto che sottolineare le gravi lacune della Dichiarazione finale del Vertice, lasciando intendere come le critiche sollevate nei giorni scorsi dalle ONG fossero del tutto fondate e condivisibili.

“Il Direttore Generale Diuof ha pronunciato un discorso di chiusura del Vertice coraggioso – continua Sergio Marelli - forse non consueto per il diplomatichese che molto spesso caratterizza gli interventi ufficiali nei Vertici internazionali. L’assenza di termini temporali precisi e di una concreta quantificazione delle risorse disponibili denunciati da Diouf, oltre a rimarcare il nulla di fatto del Vertice, presentano una posizione del DG FAO sostanzialmente convergente con quella delle ONG. Sono elementi che evidenziano come le ONG sono tutt’altro che un gruppo di benintenzionati e ben nutriti attivisti, come qualcuno ha avuto l’arroganza di affermare in questi giorni, quanto piuttosto un bacino di idee, di proposte e di competenze da valorizzare anche per la passione e l’esperienza dei loro aderenti, caratteristica così rara nelle assise dei decisori politici e dei potentati economico-finanziari”.

D’ora in poi, la partita si sposta all’implementazione della riforma del Comitato per la Sicurezza Alimentare della FAO approvata lo scorso 17 ottobre, con la quale le ONG e le altre organizzazioni della società civile sono formalmente ammesse a partecipare negli ambiti e nei processi decisionali delle politiche alimentari e agricole globali.

La speranza ora – conclude Sergio Marelli - è che la FAO e i suoi massimi vertici, a partire da Diouf, sappiano sostenere con forza la partecipazione della società civile, la sua autonomia decisionale, per non cadere nelle stesse contraddizioni ancora dimostrate in questi mesi dai Governi dei paesi ricchi che, dopo le promesse del Vertice dei G8 de L’Aquila, hanno addirittura snobbato il Vertice di Roma.”

Comunicato Stampa Associazione ONG Italiane

Al Cinema Africano si unisce anche il Teatro!

Due nuovi documentari alimentano oggi il concorso di Africa Doc: Une affaire des nègres, sui drammatici eventi che hanno sconvolto la città di Douala tra il 2000 e il 2001, quando le squadre della morte dell’esercito camerunense hanno provocato migliaia di vittime tra il silenzio del mondo; e Gaeenga–Fou parmi les hommes, che affronta il tema dell’esclusione dalla vita sociale di chi soffre di malattie mentali. Entrambi saranno proiettati alle 20.30 al cinema Mazziano.
La sezione del festival Panoramafrica sarà invece scossa dalla drammatica presa di coscienza del protagonista di Teza che, di ritorno nel paese d’origine dopo aver studiato in Germania, si rende conto che l’Etiopia che ricorda è stata cancellata dal regime. La pellicola, in programma alle 16.30 e alle 21 allo Stimate, è stata presentata lo scorso anno alla Mostra del Cinema di Venezia.
Inoltre, chi avesse perso alcune delle pellicole già proiettate, potrà godersi in replica Le tableau, Le Recueillement, Djiko (alle 17.30 al Mazziano) e Mascarades (alle 21 al cinema teatro La Rizza).

Ricordiamo inoltre che, domani mattina al Mazziano, a partire dalle 9.30, chi non lo avesse ancora fatto potrà visionare tre documentari realizzati per ProgettoMondo Mlal: due sul tema della migrazione (Il futuro sospeso e Ghorba), uno su quello dell'educazione (La scuola tra le nuvole). Sarà presente un rappresentate della fondazione marocchina Zakoura Education che è partner di ProgettoMondo Mlal nella realizzazione dei vari programmi di cooperazione allo sviluppo.

Questa sera, invece al cinema africano si unirà il teatro: la Compagnia teatrale Cie Théâtre Evasion del Burkina Faso sarà infatti alle 21 al Santa Teresa con lo spettacolo Le trigre, ispirato a La storia della tigre di Dario Fo, per la regia di Luca G. M. Fusi e Ildevert Meda. In una una Cina immaginaria, un paese afflitto da una guerra terribile che potrebbe essere metafora della Liberia, Costa d’Avorio, Afghanistan, Bosnia, Darfour… un soldato ferito si rifugia in una grotta abitata da una tigre in lutto per aver perso un cucciolo. Un incontro inaspettato che aiuterà entrambi, raccontato in francese e una sorta di gramlot, tra pantomima e gag.

E per non concludere la serata al termine delle proiezioni, da non perdere l’Afro Party alle 22.30: serata dance africana con DJ Alix (Afriradio.it) al Bar Azimut, Via San Nazaro, 22.

mercoledì 18 novembre 2009

Comunicare la sovranità alimentare. Anche a Natale

Qual è l'impatto della comunicazione sulla sostenibilità e la sovranità alimentare? Questa la domanda alla base della ricerca promossa da FOCSIV, in collaborazione con la IULM e l’Università degli studi di Palermo, di cui sono stati appena diffusi i primi risultati.
Effettuata su un campione di 216 partecipanti al Forum della società civile che si è svolto in questi giorni a Roma nell’ambito del Summit mondiale dell’alimentazione indetto dalla FAO, la ricerca sembra far emergere che il tema della sostenibilità ambientale e della sovranità alimentare non è sufficientemente comunicato e rileva una richiesta di una maggiore copertura da parte dei mezzi di comunicazione. Emerge infatti in maniera netta l’importante ruolo che la comunicazione ha nella promozione della sovranità alimentare giudicato elevato da più dell’80% del campione. A questo è da associarsi l’insufficiente e inadeguata comunicazione di tale tematica giudicata scarsa per oltre il 50% del campione rappresentativo di 67 paesi del mondo.

Per far luce - e quindi comunicare - il suo impegno nella difesa di un'autonomia alimentare in ogni Paese, ProgettoMondo Mlal quest'anno ha scelto di dedicare la campagna di Natale proprio al tema del diritto al cibo, con un calendario fotografico zeppo di dati, curiosità e ricette tipiche di 12 Paesi di America Latina e Africa, e biglietti di auguri incentrati sullo slogan “Per un Natale più Buono!”. Naturalmente, oltre a dare diffusione al tema della sovranità alimentare, la campagna è finalizzata anche a raccogliere fondi per i progetti specifici sul tema, che vedono impegnata l'associazione in particolare in America Latina (Haiti, Paraguay, Bolivia Guatemala).

“In un'era in cui la comunicazione è in grado di influenzare i comportamenti collettivi e di incidere sulla affermazione di idee e di principi, è fondamentale sostenere la richiesta di maggiore comunicazione sui temi della sostenibilità e della sovranità alimentare - dichiara Sergio Marelli, direttore generale di Volontari nel mondo FOCSIV - così come la validità di tutte quelle azioni tra cui campagne di sensibilizzazione, formazione che caratterizzano la nostra azione e quella di tutti i nostri volontari, che educano a stili di vita più sobri e sostenibili”.
Convinzione ritenuta elemento chiave anche dagli intervistati per la ricerca, che riconoscono nelle reti familiari e comunitarie un fondamentale spazio di apprendimento di comportamenti alimentari sostenibili: ambiti privilegiati su cui investire in attività di informazione e sensibilizzazione, nel rispetto delle culture e dei linguaggi di ciascun paese per permettere la creazione di strumenti di comunicazione adatta.

Il questionario è stato distribuito ai partecipanti al Forum tra cui delegati, osservatori e volontari di associazioni provenienti da tutto il mondo, e una importante differenziazione tra aree emerge dai primi risultati relativi all’auto percezione dei comportamenti regolarmente agiti nel proprio paese di origine. Se il comportamento percepito più diffuso in maniera trasversale dai rappresentanti dei diversi paesi è il consumo di alimenti stagionali e locali, così non è per il consumo di alimenti con imballaggio sostenibile, opzione per il 17,5% delle persone provenienti da paesi del “sud est asiatico e pacifico” e comportamento attribuito “raro” dal campione europeo (2%), da quello africano (2,7%)  e asiatico (2,3). “Distanze” geografiche anche per il dato che riguarda l’attenzione ai consumi energetici domestici tra cui quelli idrici, più evidenti nell’area asiatica (22,9%) e meno in quella europea (12,1).

I primi risultati della ricerca sono disponibili sul sito www.focsiv.it con la possibilità nei prossimi giorni di continuare a rispondere al questionario on line con cui si intende allargare il campione per un ulteriore ampliamento dell’indagine.

Tavola rotonda e nuovi film in concorso al Cinema Africano

Proseguono gli incontri dedicati alla nuova Africa, tema portante di questa XXIX edizione del Festival. L’aggettivo “new” si declina nelle più varie sfumature culturali, innovative e creative che si fanno sentire in Italia tramite le azioni della diaspora africana. Dopo aver affrontato aspetti più strettamente cinematografici nei giorni scorsi, l’appuntamento di oggi (alle 16 nella Sala Fondazione Cariverona, ex Chiesa di San Pietro in Monastero, in via Garibaldi 3) si concentra sul panorama economico-finanziario e mass-mediale. Il detto “cerca le soluzioni in te stesso” sembra trovare conferma nei molti imprenditori che hanno ideato soluzioni alternative o fondato aziende in grado di rispondere autonomamente alle istanze locali e globali.
Molti i temi “caldi” che preannunciano una vera e propria rivoluzione nel panorama della diaspora. Innanzitutto nel 2010 nascerà la prima banca etica della diaspora africana, con sede in Italia ma che diventerà il punto di riferimento per tutta Europa. Una scelta necessaria per limitare i forti tassi del costo di trasferimento del denaro dall’Europa all’Africa (fino al 20%).
L’occasione è utile per segnalare alcune iniziative di notevole successo nel panorama imprenditoriale nostrano, ma avviate da cittadini extracomunitari. Realtà ormai consolidate come Società Ghana Coop, che nasce dalla comunità degli immigrati ganesi di Modena nell’ambito dell’import-export di frutta tropicale e oggi vanta un fatturato dell’ordine di milioni di euro.
Un aspetto di grande interesse è capire come cambia l’informazione sull’Africa: sia quella che è svolta sul continente (dalle possibilità offerte dalle nuove tecnologie alla nascita di agenzie di stampa locali in grado di svincolarsi dalle fonti “tradizionali” come BBC e Reuters), sia quella che i protagonisti della diaspora svolgono nel nostro Paese (dall’apporto dei Comboniani, che hanno dato voce a molti giovani professionisti africani, alle redazioni coinvolte da sempre nei temi dell’immigrazione, come il Giornale il Tamburo e Asterisco Radio).
Ampio spazio sarà infine dato al dibattito sulla necessità di creare una rete di intellettuali africani in Italia, in grado di sviluppare proposte organiche che superino le singole iniziative delle piccole associazioni locali.
Partecipano: Thomas McCarthy (Ghana), imprenditore e Presidente Società Ghana Coop; Francis Nzepa (Camerun), Medico e presidente MCG SCARL (Banca Etica Diaspora africana); Faustin Akafack (Camerun), Capo redattore Giornale il Tamburo e direttore Asterisco Radio; Fortuna Ekutsu Mambulu (Congo), redattore Afriradio.it
Modera l’incontro il Prof. Esoh Elame (Camerun), SSIS/UNIVIRTUAL, Università Cà Foscari di Venezia.

Intanto nelle sale, la ricca scaletta odierna presenta tre nuovi documentari in concorso: Le tableau, in cui l’unica tela dipinta da un immigrato marocchino rappresenta il punto di partenza per risalire a ritroso nel passato; Le recueillement sul coraggio di un gruppo di donne del Burkina Faso e Djiko – Affaire d’eau, una riflessione sulla difficoltà di approvvigionamento di acqua nelle zone rurali del Mali. I documentari saranno proiettati alle 20.30 al Cinema Mazziano mentre, alla stessa ora allo Stimate il programma di oggi propone il corto Negritud, dedicato a un antico popolo in fuga; Nikebe, primo lungometraggio sulla realtà dell’immigrazione in Brianza; e la pellicola sulla “woman rénaissance”Nora, documentario sulla ballerina Nora Chipaumire, originaria dello Zimbabwe, impreziosito dalla colonna sonora del connazionale Thomas Mapfumo, una vera e propria leggenda della musica africana.

Ma la programmazione è tutt’altro che finita: chi avesse perso alcune delle pellicole già proiettate, oggi potrà godersi in replica Trapped Dream, Me, myself & I, Blind date, La bulle (alle 17.30 al Santa Teresa), U stisso sangu, Via Anelli (alle 17.30 al Mazziano), Buried Secrets, Il était une fois l’indipendence (alle 21 al Santa Teresa) e A season of a life, vincitore del Premio Festival di Verona assegnato durante la scorsa edizione dello Zanzibar International Film Festival e in programma alle 17.30 allo Stimate.