venerdì 21 novembre 2014

Servizio Civile: 32 posti con Focsiv

FOCSIV, insieme ai suoi Soci (tra cui ProgettoMondo Mlal), offre a 32 giovani, tra i 15 e i 29 anni non occupati o in formazione, l’opportunità di partecipare al Servizio Civile Nazionale – Garanzia Giovani, in Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Piemonte e Sicilia. I volontari selezionati collaboreranno nelle diverse sedi affiancando il personale delle organizzazioni promotrici in attività di sensibilizzazione, informazione ed educazione interculturale. Scadenza per la raccolta delle domande: 15 dicembre 2014.
L'area di intervento dei progetti è quella dell'Educazione e promozione culturale - Educazione alla pace. I giovani avranno la possibilità di conoscere le problematiche del territorio, di svolgere attività di promozione culturale, attività di sensibilizzazione e vivere esperienze di condivisione dei valori civili.
«Questi progetti di Servizio Civile Nazionale GARANZIA GIOVANI» afferma Lucia De Smaele, Responsabile Ufficio Servizio Civile FOCSIV e della selezione volontari «nascono con l’intento di offrire ai giovani coinvolti un’occasione di crescita umana e professionale, un impegno nella solidarietà internazionale e nella promozione di una cultura di pace. Un anno di servizio civile in Italia, inoltre, consente di mettere in pratica le proprie capacità e competenze e di svilupparne di nuove. Un’esperienza preziosa, per facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro».

Per partecipare alla selezione del SCN – Garanzia Giovani, sono necessari i seguenti requisiti:
- Avere un’età compresa tra i 18 e i 29 anni (non compiuti alla data di presentazione della domanda – 28 anni e 364 giorni);
- Essere regolarmente residenti in Italia (cittadini italiani e stranieri regolarmente residenti);
- Non essere impegnati in un’attività lavorativa o in un percorso formativo;
- Essere registrati al programma Iniziativa Occupazione Giovani;
- Non aver riportato condanne.

Non costituisce impedimento alla presentazione della domanda l’aver svolto il Servizio Civile Nazionale ai sensi della L.64/2001 o aver interrotto il Servizio Civile per un qualsiasi motivo.

La domanda di partecipazione potrà essere presentata entro e non oltre le ore 14:00 del 15 dicembre 2014, completa di allegati (allegato 2 e allegato 3 e/o curriculum vitae), secondo le seguenti modalità:
-a mano,
- tramite “raccomandata A/R”. La candidatura dovrà pervenire direttamente presso la sede dell'Organismo che attua il progetto per il quale ci si vuole candidare. (Gli indirizzi sono riportati alla fine di ogni scheda sintetica progetto),
- tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) di cui è titolare l'interessato, allegando la documentazione richiesta in formato pdf, a serviziocivile.focsiv@pec.it e avendo cura di inserire nell'oggetto "candidatura SCN GaranziaGiovani - nome del progetto - nome dell'Organismo" (essendo un unico indirizzo per tutte le candidature PEC è importante specificare per quale progetto/quale ONG si sta sottoponendo la propria candidatura).

Le schede sintetiche dei progetti possono essere consultabili sul sito FOCSIV nella sezione Servizio Civile.

Per ogni ulteriore informazioni contattare serviziocivile@focsiv.it.

lunedì 17 novembre 2014

Gli studenti veronesi premiano "La Marche"

“La marcia è una metafora del cammino che ancora oggi tutti gli uomini devono compiere per raggiungere l’obiettivo di un’uguaglianza sociale”. Ne sono convinti i giovani studenti veronesi che hanno partecipato al Festival del Cinema Africano appena concluso nella città scaligera e che, all’unanimità, hanno premiato il film “La Marche” di Nabil Ben Yadir.
Proiettato nelle sale del festival (Stimate e Camploy), e in sei aule magne degli istituti scolastici superiori del territorio, in cui ProgettoMondo Mlal ha promosso la manifestazione, il film è stato visionato da oltre 2mila studenti, e decretato vincitore sia dal Premio Spazio Scuole (a pari merito con Ni Sisi di Nick Reding), sia dai 6 membri della giuria ristretta Spazio Studenti  dell’Istituto Enaip che ha partecipato alla formazione proposta dagli operatori della nostra associazione.

Nel 1983, in una Francia in preda all’intolleranza e agli atti di violenza razziale, tre giovani adolescenti e il curato del quartiere periferico di Lione, Minguettes, lanciano una grande marcia pacifica, da Marsiglia a Parigi, per l’uguaglianza e contro il razzismo. Al termine della marcia si uniscono a questa voglia di giustizia più di 100.000 persone venute da ogni dove, contribuendo a dare alla Francia degli immigrati la speranza per un futuro migliore.
“La giuria giovani E.N.A.I.P. Verona del cinema Africano 2014 ha decretato come film vincitore “La Marche”, l’ultimo film che abbiamo visionato, perché ha riscosso l’interesse di tutti noi giudici dall’inizio della proiezione fino alla fine”, scrivono i ragazzi, tra i 16 e i 18 anni, nelle motivazioni del premio. “L’interesse per lo più è stato suscitato dalla bellezza della multiculturalità, che rispecchia anche la composizione della nostra giuria e della nostra scuola.
Il film ci ha trasmesso i valori dell’amicizia, dell’uguaglianza, della libertà e della convivenza, mostrandoci un paese restio a concedere gli stessi diritti a tutti. La musica e il suono che hanno accompagnato il film hanno sottolineato magistralmente i diversi stati d’animo dei personaggi nelle tappe della lunga marcia pacifica. Anche se i personaggi hanno avuto tutti delle brutte esperienze, sono stati capaci di portare avanti i loro ideali, senza mai mollare nonostante le difficoltà e le violenze subite  durante il loro viaggiare.
La marcia è una metafora del cammino che ancora oggi tutti gli uomini devono compiere per raggiungere l’obiettivo di una uguaglianza sociale. Concludiamo ringraziando i nostri docenti accompagnatori e tutta l’organizzazione del Cinema Africano”.
ProgettoMondo Mlal si augura che, l’anno prossimo, un altro istituto superiore della città aderisca alla “staffetta interculturale”, che ha preso il via l’anno scorso al Galilei e che quest’anno è passata appunto per l’Enaip con percorsi didattici e apposita formazione nella visione dei vari film in concorso al Festival.
Più in generale, questa 34esima edizione del Festival, sancisce il trionfo delle donne. È femminile il volto di chi ha vinto le sezioni Africashort, Panoramafrica e Viaggiatori&Migranti, e sono femminili i nomi dei cineasti di tre su quattro menzioni speciali della Giurie ufficiali.
Le proiezioni continueranno dal 18 gennaio, ogni terza domenica del mese, al Cinema Teatro Santa Teresa.

PREMI E MOTIVAZIONI DELLE GIURIE UFFICIALI:

PREMIO GIURIA AFRICA SHORT E PANORAMAFRICA

Premio miglior cortometraggio: “Soko Sonko” di Ekwa Msangi-Omari
Con ritmo e vitalità Soko Sonko racconta mezza giornata di una famiglia keniota. L'universo del mercato diventa simbolo di una società in cambiamento.

Menzione cortometraggi Zacharia di Leyla Bouzid. La Giuria assegna una menzione speciale a Zacharia per la delicatezza narrativa con cui è costruita il personaggio di Zacharia , algerino, messo all'improvviso a confronto con i valori dei suoi figli nati e cresciuti in Francia.
Afronauts di Frances Bodomo. La giuria assegna una menzione speciale ad Afronauts per l'originalità con cui la regista affronta un tema caro allo cinematografia internazionale, anche africana, con grande forza narrativa ed estetica.

Premio miglior lungometraggio: “Printemps Tunisien” di Raja Amari
Le storie personali di quattro giovani sullo sfondo della caduta del regime di Ben Ali, ben raccontate e interpretate con efficacia. Il film ha il merito di delineare con grande maestria il momento non privo di incertezze immediatamente precedente le manifestazioni di piazza, organizzate dalle nuove generazioni, attraverso la rete.
Menzione lungometraggi: Des étoiles di Dyana Gueye. La Giuria assegna una menzione speciale a Des étoiles per la capacità di raccontare in forma non banale e poetica il viaggio e l'esperienza della migrazione, attorno a quattro personaggi costruiti in maniera assai convincente, i cui destini si incrociano senza però mai incontrarsi.

PREMIO VIGGIATORI&MIGRANTI

Film vincitore: “LesMessagers” di Hèlén Crouzzillat e Laetitia Tura
La Giuria, all’unanimità, assegna il premio della Sezione Viaggiatori & Migranti a Les Messagers. Le registe hanno dato voce con straordinaria forza espressiva alla guerra silenziosa dei migranti contro le inutili barriere e i confini che non fermano nessuno e provocano soltanto morte. La sensibilità delle interviste, la potenza delle immagini e il rigore della regia, restituiscono dignità a uomini e donne messaggeri di un’epoca che sembra aver perso l’Umanità.
E assegna una menzione speciale al cortometraggio Aissa di Clement Trehin-Lalanne per aver raccontato, in maniera asciutta, la violenza di un sistema di identificazione dell’età anagrafica che trasforma un corpo femminile in un oggetto da vivisezionare.

PREMI ALTRE GIURIE:

GIURIA DEGLI STUDENTI UNIVERSITARI AFRICANI DI VERONA è arrivata a una conclusione incredibilmente unanime, decretando come film vincitore: “Des Étoiles” di Dyana Gaye. Il film è stato scelto grazie alla convincente sinossi, al ritmo della narrazione e alla valorizzazione dell'unpublished ossia l'inedito, ciò che di solito non viene trattato e rappresentato nella cinematografia africana. Questo racconto riesce a farsi veicolo di nuovi valori, di nuove prospettive ed efficacemente rappresenta il mood del tema della rassegna cinematografica ossia New Waves, che noi abbiamo appunto interpretato come le nuove ondate cinematografiche innovative costituite da nuove visioni per fare cinema da parte dei registi africani emergenti. Caratteristiche di questo film sono: la freschezza, la disillusione, la narrazione dinamica della fabula che lo rende un moderno simbolo di un cinema psicologico-intimistico, che racconta emozioni, sentimenti, progetti, azioni come anche la crescita dei suoi stessi protagonisti. Un'altra caratteristica essenziale per la sua scelta è stata l'intreccio o meglio la connessione tra le storie dei protagonisti, un elemento che ci ha aiutati ad apprezzare e a comprendere al meglio la sinossi del film. Queste sono le motivazioni che a nostro avviso lo rendono completo e innovativo.

Giuria del PREMIO SPECIALE MONTORIO 2014 “AL DI LÁ DEL MURO”
Film vincitore: “O esphino da rosa” di Filipe Enriques.
Perché è un thriller ben architettato, girato in modo piacevole, coraggioso per come affronta tematiche universali particolarmente delicate senza mai scendere nel volgare. I temi del potere e della responsabilità sono pilastri nel messaggio del regista oltre che la denuncia delle fragilità umane mostrate senza veli.

venerdì 14 novembre 2014

African Summer school premia il miglior progetto di microimpresa

Sabato 15 novembre, nella Sala degli Arazzi del Comune di Verona, si svolgerà la cerimonia di consegna ufficiale degli attestati di partecipazione alla seconda edizione di African Summer school “Business incubator 4 Africa”, promossa dall’associazione veronese Africasfriends e inaugurata lo scorso 3 agosto a Villa Buri dall’Europarlamentare Cécile Kyenge.
Durante l’evento, che inizierà alle ore 16.30, sarà premiato il miglior progetto di microimpresa elaborato dai partecipanti. Grazie al sostegno della UIL (Unione Italiana del Lavoro) di Verona, il primo progetto riceverà 1000 euro all’atto di costituzione della Società in Africa e sarà seguito dalla Società Mutua per l'Autogestione Mag Verona, che ne assicurerà l’istruttoria per l’ottenimento di un micro finanziamento.

L’evento sarà coordinato da Anna Leso, Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Verona. Interverranno: Prosper Nkenfack, presidente Africasfriends; Lucia Perina, Segretario UIL Verona; Piergiorgio Zingarlini, in rappresentanza della Banca Popolare di Verona; Vincent Kitenge Kasongo, RIA Money Transfer; Enrico Veronese, in rappresentanza della MAG Verona; Emanuela Gamberoni, Università degli Studi di Verona - Dipartimento Tempo, Spazio, Immagine e Società; e Laura Fregi, responsabile organizzazione e sviluppo African Summer School. Concluderà i lavori Fortuna Ekutsu Mambulu, Direttore della scuola, che darà una visione programmatica di African Summer School 2015.

African Summer school, di cui la nostra associazione è partner, intende favorire una nuova concezione del continente africano in Italia tramite la valorizzazione del sapere prodotto dagli intellettuali africani. I percorsi formativi sono interculturali e beneficiano anche della presenza dei docenti italiani. Traendo spunti dalle eccellenze italiane di piccola e media impresa, la scuola intende anche apportare innovazione nei mercati africani con la promozione di una nuova imprenditoria giovanile e dinamica.

L’iniziativa, realizzata insieme ad una quindicina di partner locali e nazionali, è stata patrocinata dal Comune di Verona (Assessorato alle Pari Opportunità) e dai Dipartimenti Tempo, Spazio, Immagine e Società (TeSIS) e Scienze della Vita e della Riproduzione (SVR) dell’Università degli Studi di Verona, con il contributo del medesimo Assessorato, della UIL di Verona, dell’ITAL Nazionale, di RIA Money Transfer e della Banca Popolare di Verona.

giovedì 13 novembre 2014

IL LIBRO: "PortAperta a La Paz. Dalle Ande, una rete di speranza"

Coriandoli e tamburi degli splendidi carnevali boliviani, i colori struggenti delle albe e i tramonti infuocati sulle Ande, il serpeggiare scosceso delle strade verso la selva. Ma anche tanto dolore e tanto amore, nel Sud America di Che Guevara, Monsignor Romero, Lula, di Videla ed Evo Morales, che non risparmia a nessuno emozioni di alto voltaggio.
È questa la storia di Riccardo Giavarini, il volontario storico del Mlal che vive in Bolivia ormai da quasi quarant’anni, raccontata nel libro fresco di stampa “PortAperta a La Paz. Dalle Ande, una rete di speranza”, a cura di Gisella Evangelisti.
Un racconto che si snoda come un “Quipu”, l’insieme di cordicelle annodate usato dagli Incas per trasmettere messaggi e numeri, con oltre 8 milioni di possibili combinazioni. Alla cordicella-base della storia personale si intreccia la cordicella delle voci dell’America Latina e dell’Italia. Di sottofondo, una terza cordicella riporta note canzoni e balli andini.
“Il bene ostinato” di Paolo Rumiz ha definito la storia e l’impegno di tanti volontari italiani che hanno dedicato qualche anno della loro vita a lavorare in mezzo alla gente di sperduti villaggi o caotiche città nel Sud del mondo, inseguendo un ideale di giustizia.
In “PortAperta a La Paz” si parla di uno di loro, il “nostro” Giavarini appunto, che arrivato ventenne sull’altipiano boliviano, si è identificato con chi ci vive, tanto da decidere di rimanerci per far diventare realtà tanti sogni considerati impossibili.

Originario di Bergamo, Riccardo Giavarini è padre di 5 figli avuti dall’altrettanto battagliera moglie boliviana, Berta Blanco.
Ma per più di 30 anni è stato cento volte padre dei giovani indigeni Mosetenes che rivendicano il rispetto per la terra e la foresta in cui sono nati e cresciuti, dei minatori di Potosì, degli scioperanti di Cochabamba, dei campesinos delle Ande, dei giovani detenuti di La Paz che lo hanno battezzato boliviano "de oro".
Giavarini, che nel 2011 è stato nominato volontario dell’anno Focsiv, in questi anni è arrivato dove neanche la cooperazione italiana può.
Conquistando la fiducia della Diocesi di El Alto, ha avviato attività personali di sostegno e accompagnamento anche quando mancavano i fondi internazionali, riuscendo a vincere una grande sfida con l’inaugurazione del primo Centro di rieducazione minorile della storia boliviana, Qalauma, oggi un programma pilota di ProgettoMondo Mlal riconosciuto dal governo boliviano e sostenuto dal nostro governo italiano e dall’Unione Europea.

Gisella Evangelisti dal 1985 si trova in America Latina come coordinatrice di progetti di promozione sociale e culturale, e come consulente dell’UNICEF. Ha esperienze di lavoro sul campo in Ecuador, Perù, Brasile, Paraguay e in vari paesi del Centro America. Esperta di cooperazione internazionale, ha sempre avuto una particolare attenzione ai problemi della donna e a quelli dei popoli indigeni dell’Amazzonia peruviana. Ha curato una serie di pubblicazioni educative in Italia e in America Latina, parecchi articoli per riviste specializzate, un CD-rom sui popoli indigeni … Di tutto il suo lavoro ricordiamo in particolare, perché in qualche modo si avvicina a questo, il volume “La luna grande dietro le montagne” uscito tempo fa sulla figura di Vittoria Savio, volontaria che opera a Cuzco in Perù con le “trabajadoras dell’ hogar”.

I proventi dalla vendita di questo volume, che può essere acquistato anche contattando Mlal Onlus allo 045.8102105 o scrivendo a info@mlal.org, saranno destinati ai progetti di Riccardo in Bolivia.

martedì 11 novembre 2014

La ruta del Che

Il viaggio di Alberto e Dimitri è ormai giunto a metà percorso per una tappa importante di cui anche noi vogliamo condividere il racconto: è il passaggio per la ruta del Che, la strada da percorrere per raggiungere il luogo in cui nel '67 fu ucciso Ernesto Guevara.
Il loro viaggio continua e con esso anche l'impegno solidale e la raccolta fondi per sostenere i progetti che hanno visitato e visiteranno. Vi invitiamo quindi a fare un giro sul loro blog per seguire la loro coraggiosa impresa e magari a contribuire con una donazione.
Buona lettura!

 “Nessuno possiede una risposta onesta, né un’azione coerente che garantisca una reale speranza per i quasi 300 milioni di esseri umani - in gran parte sconsolatamente poveri - che costituiscono la popolazione dell’America Latina; i quali nel giro di 25 anni saranno 600 milioni e hanno diritto a una vita materiale, alla cultura e alla civiltà.

Il silenzio sarebbe, dunque, il comportamento più dignitoso di fronte al gesto del Che e di coloro che caddero con lui per difendere le sue idee con coraggio: perché l’impresa che questo pugno di uomini realizzò, guidato dal nobile ideale di liberare un continente, resterà come la prova più grande di quello che la volontà, l’eroismo e la grandezza umana possono conseguire.

Un esempio che illuminerà le coscienze e condurrà la lotta dei popoli dell’America Latina, perché il grido eroico del Che arriverà alle orecchie attente dei poveri e degli sfruttati per i quali diede la sua vita e molte braccia si alzeranno per impugnare le armi e ottenere la definitiva liberazione.”

Fidel Castro
(Prefazione a "Diario del Che in Bolivia")

Un viaggio nel viaggio. Sucre - La Higuera (tragitto più lineare per raggiungere il luogo dove "han matado al Che") sono 600 km, 300 dei quali di sterrato duro, senza cartelli stradali, senza distanze chilometriche, attraverso zone disabitate.
Ci abbiamo messo 15 ore di auto, 5 in più del previsto. Lungo i finestrini scorrono vallate, vallate e vallate con paesaggi da far west e temperature torride. Il pensiero, inconfessabile per entrambi, era: "se ci si ferma la macchina (sul cui stato di manutenzione non potevamo certo garantire) ci ritrovano morti di sete tra una settimana”. Dunque il massimo delle energie era investito nel tifo per la nostra auto, momento per momento, ma ci siamo sforzati anche di goderci questi paesaggi sconfinati dove l'uomo non è ancora "arrivato" del tutto.
Al bivio decisivo, prima di girare per La Higuera, abbiamo proseguito per Pucara perché, in questi casi, tocca fare i conti (e farli con precisione) con i litri di benzina.
A Pucara doveva esserci il rifornimento ma, arrivati in Paese, ci hanno informato che le scorte erano terminate da giorni: ciò significava rimanere lì, per giorni, in attesa dei rifornimenti.
Per fortuna un signore ci ha suggerito di provare con il gommista che probabilmente aveva qualche litro di riserva e per fortuna il gommista ce l'ha venduto.
Torniamo al bivio e prendiamo per La Higuera. Si capisce che si sta cercando di rendere “commerciale” anche il posto della morte del Che: la strada è stata infatti ribattezzata “Ruta del Che”. Ma molti non ce la fanno. Arrivare qui è semplicemente massacrante.
La Higuera è composta da poche case, immerse nel silenzio del frinire delle cicale sotto il sole, in un caldo asfissiante. Così doveva essere quel 9 ottobre del 1967, quando un colpo di pistola ordinato dalla Cia metteva fine alla vita di Ernesto Guevara, detto "El Che", e faceva nascere un mito.
L'angolo della scuola elementare in cui sarebbe avvenuta l'esecuzione appare macchiato di scuro e all’interno dell’edificio c'è fresco. Oggi, anche per la penuria di bambini ormai migrati in città, è diventato un "museo" dove con pochi cartelloni si racconta la sua storia e che raccoglie molte fototessere di quei pochi che vengono fino qui per testimoniare il loro attaccamento al mito del Comandante.
Nessuno ha deposto fiori perché la vegetazione circostante è formata da arbusti e i fiori acquistati in città non reggerebbero il viaggio.
Alberto strappa il frontespizio della sua copia del "Diario del Che in Bolivia" e lo usiamo per scriverci un messaggio con i nomi nostri e di chi ha chiesto di far arrivare fin qui un segno.
Quando è morto, il Che aveva 39 anni. La nostra età. Ci impressiona confrontare le nostre vite alla sua. Ci impressiona anche pensare a un argentino che lascia onori e seguaci per morire insieme a un gruppo di compagni di Paesi diversi qui, in mezzo alle montagne boliviane, cercando di riscattare un continente senza sostegno né solidarietà… Questa la grandezza del Che e del suo manipolo.
Rimaniamo a La Higuera solo 30 minuti, perché il ritorno sarà lunghissimo. Nei 150 km di sterrato e poi negli altri 150 di asfalto diamo passaggi a diversi boliviani che, come da usanza locale, sono sul bordo della strada con il pollice alzato: una mamma con due bambini e la nonna, un campesino di 69 anni, un 25enne.
Nessuno di loro conosce la figura del Che. Nemmeno il 69enne che al tempo c'era, e che da 69 anni guarda alla luna per piantare patate, nemmeno il 25enne che, deposta la vanga, ha trovato impiego in una ditta che costruisce strade.

Alberto Vaona e Dimitri Avesani
Cicloblogger
Pedalande 2014

Leggi il loro blog

Migliori si può. Il MLAL aderisce alla campagna contro il razzismo

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La storia ci ha insegnato che ogni discriminazione, ogni razzismo, ogni sterminio nasce con le parole: poi vengono i fatti.
Per questo la nostra associazione, MLAL Onlus, ha deciso di aderire alla Campagna contro il razzismo “Anche le parole possono uccidere”, lanciata da Famiglia Cristiana e da Avvenire, insieme alle 190 testate della Fisc, e patrocinata da Camera e Senato.
Il MLAL, da cinquant'anni, lavora in America Latina, in Africa e in Italia affinché i diritti umani, sociali e culturali siano effettivamente esercitati.
Le parole razziste sono pietre feroci e dobbiamo impedire che vengano scagliate.
Il razzismo, e le parole che ne sono espressione, mettono a repentaglio democrazia e diritti, ed è proprio tramite la democrazia e i diritti che vanno combattuti.

lunedì 10 novembre 2014

Mandela27: un progetto, non solo una mostra

Una mostra, un serious game e una mappa culturale. Tutto questo è MANDELA27. Un Progetto nato da una collaborazione biennale tra l’Unione Europea e il Sudafrica, la cui mostra sarà esposta dal 10 al 13 novembre nel Foyer del Teatro Camploy, in via Cantarane 32 a Verona, in occasione del Festival del Cinema Africano e in collaborazione con ProgettoMondo Mlal.
Un’iniziativa unica che intende introdurre le nuove generazioni alla conoscenza degli sviluppi culturali e politici che hanno portato il Sudafrica e l’Europa a essere ciò che sono oggi.

Figura rilevante del XX secolo e Premio Nobel per la Pace nel 1993, Nelson Mandela ha dedicato la propria vita alla creazione di un Sudafrica democratico. Dopo 27 anni di carcere, Madiba (questo il soprannome di Mandela) è diventato un modello di coraggio e perseveranza nella lotta contro il regime dell’apartheid in Sudafrica. Questo spiega la continua attenzione dei media per questo uomo di Stato che, all’età di 94 anni, ha continuato quasi quotidianamente a dominare le scene a causa del suo debole stato di salute.
I giovani di tutto il mondo oggi si stanno domandando chi è Nelson Mandela e cosa significa la sua eredità per l’umanità. Per questa ragione il Progetto Mandela27 è importante: per coinvolgere in modo appassionante, coinvolgente e interattivo le nuove generazioni.
Da qui le tre proposte:
UN SERIOUS GAME
progettato dalla North-West University – Vaal Triangle Campus (NWU Vaal) e la Coventry University in Inghilterra, realtà leader del settore, grazie al quale i visitatori del portale web potranno accedere al gioco e, attraverso un romanzo a fumetti digitale e interattivo, farsi un’idea di come fosse la vita di un prigioniero politico a Robben Island.
UNA MAPPA CULTURALE
Per facilitare la conoscenza dei giovani d’oggi sulle pietre miliari della democrazia, sono stati posizionati sulle mappe di Europa e Sudafrica 100 fatti culturali particolarmente rilevanti, che hanno contribuito al cambiamento politico: dalla caduta del muro di Berlino, ai concerti per la libertà che ci furono in tutta Europa e Sudafrica, all’euforia mondiale per la liberazione di Nelson Mandela nel 1990.
UNA MOSTRA MANDELA27 per l’appunto. Pensata per essere itinerante, rappresenta una replica (con l’esatta ampiezza) della cella di Nelson Mandela a Robben Island, con l’esposizione nelle sue pareti esterne di pannelli con la progressione cronologica dei fatti dall’inizio dell’apartheid alla sua abolizione.

Il Progetto Mandela27 è stato reso possibile grazie al sostegno del Programma Cultura dell’Unione Europea ed ha visto la collaborazione dinamica fra la Coventry University nel Regno Unito, il museo di Robben Island e la North West University: Vaal Triangle Campus in Sudafrica, Elderberry Culture Projects in Svezia e TCS Digital World in Belgio.

L’ingresso alla mostra è libero
per le scuole solo su prenotazione dalle 15.00 alle 16.00
per la cittadinanza durante gli orari di proiezione dei film

giovedì 6 novembre 2014

Il Cinema africano inizia con un omaggio a Mandela

La 34esima edizione del Festival di Cinema Africano di Verona inizia il 7 novmbre con un omaggio a Mandela, in una serata, presentata da Malice Omondi, che vedrà la partecipazione del Console generale del Sudafrica, MR S. K. Molobi, e il direttore della rivista comboniana Nigrizia, Efrem Tresoldi, introdurre il film MANDELA: LONG WALK TO FREEDOM, un lungometraggio fuori concorso.
La pellicola, proiettata alle 20.30 al Teatro Cinema Stimate, ripercorre la vita del leader africano dalla giovinezza, vissuta nella fertile valle del Capo Orientale, la formazione in legge, fino all’età adulta e all’impegno politico che lo vedrà diventare primo presidente nero del Sudafrica e una delle maggiori icone mondiali della lotta contro l’apartheid.
MANDELA: LONG WALK TO FREEDOM è un ritratto che svela i lati più intimi del leader sudafricano, grazie al regista inglese Justin Chadwick, già autore di un altro lungometraggio che ha avuto un grande successo al Festival di Cinema Africano di Verona (e non solo) The First Grader.
Chadwick ha debuttato nel 1993 con il film televisivo Family Style interpretato da Ewan McGregor. Ha diretto e interpretato Shakespeare Shorts (serie che esplora la storia dei personaggi shakespeariani), diversi episodi di EastEnders, Byker Grove, The Bill, Spooks, Red Cap e della mini-serie Bleak House. Ha ricevuto diverse nomination e premi a concorsi televisivi di rilievo. Nel 2010 ha girato il lungometraggio The First Grader.

La lotta contro l'apartheid e il ruolo di Mandela nella guida del cambiamento politico, sono anche al centro della mostra esposta dal 10 al 13 novembre nel foyer del teatro Camploy in via Cantarane 32, che fa parte del progetto Mandela27, nato da una collaborazione fra l'Unione Europea e il Sudafrica, e proposto durante il Festival in collaborazione con ProgettoMondo Mlal.
Si tratta di una replica in scala reale della cella di Mandela a Robben Island, con l'esposizione di pannelli che ripercorrono i fatti dall'inizio dell'apartheid alla sua abolizione.
Mandela27 però è più di una mostra e comprende anche un serious game che propone una romanzo a fumetti digitale e interattivo, per farsi un'idea concreta di come fosse la vita di un prigioniero politico a Robben Island. Inoltre il progetto ha realizzato una mappa culturale con 100 fatti particolarmente rilevanti che hanno contribuito al cambiamento politico in Europa e Sudafrica, come la caduta del muro di Berlino, i concerti per la libertà e l'euforia per la liberazione di Nelson Mandela nel 1990. Gioco e mappa sono consultabili su www.mandela27.eu.

martedì 4 novembre 2014

Bolivia, la denuncia di ProgettoMondo: L'83% dei detenuti è in attesa di giudizio

Giustizia minorile e diritti umani in Bolivia. Lo scorso 30 ottobre una delegazione di rappresentanti di istituzioni e società civile boliviani ha presentato alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani (Cidh) a Washington un dossier sulla drammatica situazione dell’abuso della detenzione preventiva in Bolivia dei minori e giovani in situazione di conflitto con la legge, i più alti dell’intero continente americano: l’83% dei minori detenuti in carcere è in attesa di giudizio. Anche per reati minori i tempi di attesa di una sentenza possono protrarsi anche fino a tre anni.
Il dossier presentato a Washington è frutto dell’impegno che l’Ong ProgettoMondo sta portando avanti da più di un decennio in Bolivia a favore dei minori e giovani in conflitto con la legge, grazie a progetti finanziati tra gli altri dal Ministero degli Affari Esteri, Unione Europea e Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
Dopo un decennio di impegno in difesa dei minori e giovani, indebitamente rinchiusi nel carcere per adulti di San Pedro, l’Ong italiana, con immense fatiche, ha costruito e avviato a El Alto (La Paz) il Centro Qalauma, la prima struttura carceraria del Paese dedicata espressamente a minori e giovani con responsabilità penali (benché una riforma del 2001 preveda la separazione tra adulti-minori, la legge non era mai stata rispettata). E inoltre, grazie a diversi progetti di cooperazione allo sviluppo (Qalauma, Liber’Arte, Justamente), l’Ong sta concretamente contribuendo alla riforma del sistema di giustizia penale minorile, nonché a un cambiamento reale delle condizioni di vita dei minori detenuti, con la promozione di un approccio ispirato alla giustizia restaurativa, e dunque alla creazione di misure alternative al carcere nel caso di reati meno gravi, o attraverso percorsi di reintegro sociale post carcere per coloro subiscono una condanna di detenzione.
Un dato su tutti testimonia quanto i risultati ottenuti siano realmente incoraggianti: dall’apertura del nuovo Centro Qalauma, nel 2011, il centro registra tassi di recidiva tra i più bassi di tutti gli istituti carcerari del Paese, inferiore al 4%. ProgettoMondo sta inoltre sperimentando con successo alcuni programmi pilota di formazione, educazione finalizzati al reinserimento post detentivo e pratiche restaurative attraverso la mediazione tra reo e vittima o la creazione di reti comunitarie per favorire i processi di risocializzazione dei giovani.
E proprio in base ai risultati ottenuti a Qalauma, su iniziativa della Gobernación si sta ora replicando lo stesso modello socioeducativo anche in altri centri di privazione di libertà per minori e giovani, in particolare nell’omologo Centro Cenvicruz inaugurato nel 2013 a Santa Cruz.
Nonostante le enormi difficoltà e i rallentamenti di vario tipo, l’impegno italiano è stato quindi premiato dal governo boliviano (a breve anche un accordo quadro tra ProgettoMondo e il Ministero di Giustizia boliviano) con una collaborazione per l’effettiva applicazione del nuovo “Codice del Bambino, Bambina e Adolescente” promulgato lo scorso 17 luglio e alla cui elaborazione ha attivamente partecipato ProgettoMondo insieme alle altre organizzazioni e istituzioni che costituiscono il Tavolo interistituzionale sulla Giustizia Minorile creato nel 2007.
A fine settembre si è svolto a La Paz un seminario internazionale sulla Giustizia Restaurativa conclusosi con la firma di una Dichiarazione (ribattezzata la “Dichiarazione di La Paz”) che sancisce il formale impegno del Governo boliviano nel continuare il cammino di riforme intrapreso. Il documento, che ha in calce le firme di 100 personalità del mondo accademico e giuridico nazionale e internazionale, è stato firmato anche dal ministro di Giustizia Sandra Guiterrez.
L’ultimo atto, di questo lungo processo di cooperazione che sta dimostrando un notevole impatto sulla vita dei minori e giovani in conflitto con la legge e, più in generale, a favore di un maggiore rispetto dei diritti umani in Bolivia, è senz’altro rappresentato dall’udienza svoltasi a Washington. Al termine della relazione, infatti, i relatori speciali della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (Cidh) si sono detti impressionati della gravità della realtà presentata, riconoscendo in ogni caso gli importanti passi in avanti realizzati e lo sforzo di collaborazione con le istituzioni nazionali. Relatore per ProgettoMondo Mlal è stato il coordinatore del Programma su Giustizia Giovanile Restaurativa, Roberto Simoncelli.