mercoledì 28 dicembre 2016

La pedagogia della tenerezza in Perù

Irene e Simone, volontari di ProgettoMondo Mlal, hanno appena trascorso un periodo di quasi tre mesi a Cajamarca, nel nord del Perú, nella scuola Jesus Trabajador del MANTHOC, movimento peruviano di adolescenti e bambini lavoratori organizzati.
Scrivono della loro esperienza:
Il MANTHOC di Cajamarca è una realtà viva e presente sul territorio, tutt'altro che statica. La formazione dei collaboratori è incentivata e tenuta in grande considerazione e le occasioni di scambio e confronto sono davvero molte.
La scuola è un progetto ventennale estremamente interessante in cui al primo posto viene messo il benessere dei 120 bambini -lavoratori e non- , provenienti da situazioni di forte povertà e spesso anche di disagio.
Qui vengono valorizzati e supportati e nelle aule viene applicata la Pedagogia della tenerezza per sviluppare nel bambino autostima, fiducia in se stesso e capacita relazionali, in parallelo all'apprendimento scolastico. Importantissimo è considerato anche l'insegnamento pratico, concretizzato nei laboratori di falegnameria e pasticceria. Le famiglie vengono inoltre coinvolte nella gestione scolastica, tramite i turni di cucina e pulizia, e si promuove la condivisione delle responsabilita educative ed economiche, per superare la logica assistenzialista.
Anche se breve, la nostra esperienza di volontariato nella scuola è stata formativa e gratificante. 
Ci siamo occupati principalmente del supporto nella scrittura e nella lettura, dell'insegnamento dell'inglese e della biblioteca scolastica. Siamo stati accolti e guidati ma ci è anche stato lasciato un ampio margine di autonomia, idee e progetti nuovi sono sempre ben accolti!
La nostra permanenza qui si sta per concludere e il bilancio è indubbiamente positivo: abbiamo appreso molto e ripartiamo carichi di entusiasmo. Cosa più importante ancora: ci portiamo dietro un po' meno certezze e molti nuovi dubbi, avendo avuto la possibilità di rimetterci in discussione e confrontarci con una realtà così diversa e tanto stimolante.

Irene Cumino e Simone Gallo, 
volontari di ProgettoMondo Mlal

mercoledì 30 novembre 2016

Marocco: l'impegno per i diritti delle donne

Durante una puntata di “Sabahyate”, programma pomeridiano indirizzato a un pubblico femminile, trasmesso dal canale 2M della televisione di stato marocchina, il 23 novembre, è stato trasmesso un tutorial di trucco nel quale si insegnava alle donne a camuffare le tracce di percosse lasciate da mariti troppo violenti. Le immagini della puntata, andata in onda in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, hanno fatto velocemente il giro della rete.
L’ondata di indignazione che ne è seguita e l’apertura di una petizione online per chiedere all’autorità sulle telecomunicazioni di prendere dei provvedimenti contro la rete televisiva, ha spinto la 2M a pubblicare sul proprio account Facebook un comunicato di scuse ufficiali.
L’incidente ha evidenziato come la violenza contro le donne sia un fenomeno ancora diffuso e generalmente accettato nella società marocchina. Si tratta di un fenomeno che trae origine da stereotipi di genere, dai rapporti di forza che esistono tra uomini e donne e da una cultura patriarcale ancora dominante.
Secondo l’Inchiesta Nazionale sulla diffusione della violenza contro le donne, realizzata dall’Haut-Commissariat au Plan nel 2009-2010, il 62,8 % delle donne marocchine ha subito almeno un atto di violenza, durante i 12 mesi antecedenti l’inchiesta. E’ nel contesto famigliare che si verifica in prevalenza il fenomeno: nel 55 % dei casi l’autore della violenza è rappresentato dal coniuge, mentre nel 13,5 % dei casi è opera di un membro delle della famiglia di origine della vittima. Si tratta di quei contesti in cui la violenza rimane nascosta e silenziosa, in quanto il riconoscimento e l’ammissione di una violenza subita è ancora un tabù molto forte. L’indagine rivela, in secondo luogo, come episodi sessisti o di violenza nei confronti delle donne siano diffusi in tutti i contesti: luoghi pubblici (32,9 %), istituti scolastici (24,2 %) e ambienti professionali (16 %).
Questo quadro allarmante e l’azione di attivisti, organizzazioni non governative, collettivi di donne vittime di violenza, ha spinto il Regno a riformare le proprie leggi in modo da renderle conformi agli standard internazionali, in particolare con l’adozione della nuova Costituzione nel 2011 e con la revisione di alcuni articoli del codice penale e di famiglia. L’evento che ha portato a questi cambiamenti è stata la lunga campagna mediatica condotta dalla società civile nel corso del 2012, seguita al suicidio di Amina Filali, la ragazza di sedici anni costretta a sposare il suo violentatore in virtù dell’articolo 475 del codice penale, norma che consentiva all’autore di uno stupro di evitare la condanna sposando la sua vittima.
Nonostante molti passi avanti siano stati compiuti per proteggere le donne dalle violenze e dalle discriminazioni dal punto di vista giuridico, resta ancora forte il divario tra l’aspirazione reale ai diritti e la loro effettiva applicazione. La pratica dei matrimoni forzati e precoci e gli episodi di violenza fisica, psicologica, sessuale o economica sono ancora diffusi in Marocco e indicano che la strada della parità e dell’eguaglianza di genere è ancora lunga.
In una società in cui le donne non hanno lo stesso status degli uomini, non sono soltanto le leggi a produrre discriminazione, ma anche le radicate norme sociali. Al di là della legge e del codice, al di là dell’impunità e della non applicazione delle leggi, combattere la violenze contro le donne significa prima di tutto scontrarsi con una forma di dominio sociale, che trae fondamento da una visione stereotipata delle relazioni di genere.
La promozione dei diritti delle donne è sempre stata un punto cardine dell’azione di ProgettoMondo Mlal in Marocco, fin dal suo insediamento nel 2001. Nel corso degli anni sono stati portati avanti, nella regione di Tadla Azilal, programmi di prevenzione dell’ abbandono scolastico femminile, corsi di alfabetizzazione e promozione di attività micro-imprenditoriali femminili.
Il progetto “Uguali a scuola”, promosso da Amnesty International Marocco, in collaborazione con ProgettoMondo Mlal, le cui attività sono iniziate lo scorso ottobre, intende integrare l’approccio genere nelle attività degli istituti scolastici, al fine di promuovere l’uguaglianza tra i sessi, e contribuire alla creazione di una società dove uomini e donne possano godere di eguali possibilità in materia di educazione, di impiego e di accesso al potere e alle risorse. Il progetto è indirizzato a 50 insegnanti provenienti da 25 scuole medie inferiori e superiori della provincia di Béni Mellal, che sono coinvolti in 6 ateliers di formazione in materia di pregiudizi e di discriminazioni di genere.
La provincia di Béni Mellal, che si trova nel cuore del Marocco, tra le montagne del Medio Atlante, costituisce un contesto particolarmente a rischio con indicatori sociali ed economici riguardanti la realtà femminile ben al di sotto della media nazionale. In particolare, il tasso di analfabetismo femminile sfiora il 60 % e il tasso di abbandono scolastico delle ragazze è del 45 %. Inoltre, in base a uno studio svolto nell’ambito del progetto “La forza delle donne” di ProgettoMondo Mlal, è stato stimato che all’interno degli istituti scolastici si verifichino almeno 1000 episodi sessisti nell’arco di un anno.
Tra le attività che il progetto propone, è in programma, nel mese di marzo del 2017, un atelier di formazione in materia di violenza nei confronti delle donne, finalizzato a promuovere una comprensione profonda del fenomeno nelle sue differenti implicazioni da parte degli insegnanti e a rafforzare le loro capacità di prevenzione e di individuazione degli episodi di violenza.
Attraverso un approccio pedagogico partecipativo e interattivo gli insegnanti saranno accompagnati ad identificare e analizzare le rappresentazioni stereotipate delle identità e delle costruzioni di genere che sono alla base della violenza contro le donne e che nella maggiorparte dei casi tendono ad essere accettate e giustificate.
Il progetto si inserisce nel quadro del Programma d’urgenza (2009 -2012), varato dal Ministero dell’Educazione Nazionale per includere la questione dell’uguaglianza di genere nelle attività parascolastiche organizzate dalle scuole e riposa sul riconoscimento del ruolo centrale che ProgettoMondo Mlal attribuisce al sistema educativo come vettore di cambiamento sociale e diffusore dei valori e dei principi dei diritti umani.

Marco De Cesari
Servizio civile
ProgettoMondo Mlal Marocco

giovedì 24 novembre 2016

Perù: il parco pubblico fatto da tutti

Chi l’avrebbe mai detto che, partendo da un bar a sud di Lima, in una delle zone più ricche della città, ci saremmo ritrovati catapultati a nord con pennelli in mano per colorare copertoni e vanghe e per scavare fossi?!
Sabato scorso alcune amiche architette ci hanno invitate a dare una mano per realizzare un giardino pubblico. La voglia di andare al mare era forte ma... Come dire di no!?
Una decina di ore dopo ci siamo quindi ritrovati a a Comas, un quartiere periferico di Lima, dove Javier ci ha subito raccontato la storia del progetto di riqualificazione dello spazio pubblico di Villa Clorinda, un parco in disuso dove al posto delle persone avevano finito per essere predominanti i parcheggi abusivi delle macchine.
Un team di quattro associazioni di Lima si è unito per ripensare a questo spazio, e per disegnarlo hanno chiesto una mano a dei grandi esperti di giochi e ambiente: i bambini del vicinato! Architetti e psicologi hanno dunque disegnato un progetto a partire dai loro desideri e hanno deciso di creare questo parco attraverso la partecipazione attiva del vicinato e di chiunque volesse aiutare.
Come assicurarsi che i cittadini abbiano cura della città, se non attraverso il loro coinvolgimento nella sua creazione?
Muniti di martelli, vanghe, picconi, pennelli, noi quattro caschi bianchi di ProgettoMondo Mlal ci siamo dunque immersi in questo piccolo angolo di creatività e colore: abbiamo scavato buchi, trasportato chili di sabbia e colorato copertoni, sempre circondati da marmocchi saltellanti che ci chiedevano in continuazione: “come posso aiutare!?”, “cosa posso fare?!” ed è bastato dare loro il compito di raccogliere pietre per ritrovarci circondati nel giro di pochi minuti da montagne di sassi grigi!
Delle signore ci hanno stupito cucinandoci un pasto caldo e abbondante, e Javier ci ha spiegato che tutto questo fa parte del presupposto del progetto: partecipare adesso, ognuno con le sue disponibilità e capacità, per poter poi poter usufruire di uno spazio pubblico che non verrà più percepito come un parco “della Municipalità”, ma come il nostro parco! Un parco imperfetto, con delle ruote più grandi e altre più piccole, con alcuni pali storti... ma che è nato dal lavoro di tante persone e a loro appartiene (oltre che, ovviamente, a tutti i cittadini della città e, potenzialmente, del mondo).
É stato davvero bello poter aiutare, vivere il piacere della condivisione, e ricordarci ancora una volta che ogni angolo di mondo è in grado di sorprenderci e di insegnarci qualcosa. I progetti migliori non sono quelli con il budget più alto, ma quelli che creano partecipazione.
Giulia Mirante, 
Casco Bianco ProgettoMondo Mlal Perù

martedì 8 novembre 2016

Si impara dai più piccoli


Chi non ha mai sognato una società dove i bambini e gli adolescenti siano parte integrante della società e prendano voce proponendo soluzioni pratiche a problemi che gli adulti, nonostante le referenze, spesso non riescono a risolvere?
Una risposta concreta a questo sogno arriva dal MANTHOC (Movimiento de Adolescentes y Niños Trabajadores Hijos de Obreros Cristianos ), un movimento peruviano nato nel 1976 per la tutela dei bambini e adolescenti lavoratori che, con proposte e azioni concrete, mira a sostenere il protagonismo sociale dei più piccoli.
Il 4 novembre, accompagnati dalla responsabile Olga e dal nostro OLP Davide, ci siamo immersi per un giorno nel mondo del Manthoc, con il quale la nostra collega casco bianco, Cristina, collaborerà nel suo anno di Servizio Civile.
Partiti alle 10.30 abbiamo viaggiato circa un’ora in direzione Est di Lima verso il Distretto di San Luis dove si ergono i “serri”, piccole montagne di sabbia e roccia su cui sorgono arroccati interi quartieri.
Il centro MANTHOC di Yerbateros si trova ai piedi di uno di essi e ospita ogni giorno circa 60 bambini che nello specifico usufruiscono del servizio mensa, di supporto compiti e della possibilità di incontrarsi settimanalmente per cooperare, confrontarsi e agire in gruppo. Arriviamo all’ora di pranzo, alcuni bambini hanno già mangiato e si preparano per andare a scuola, mentre quelli andati a scuola la mattina stanno per arrivare facendo sì che il centro sia sempre vivo e pieno di ragazzi.
Dopo il pranzo incontriamo Eliane (15 anni) e Tomy (16 anni) due dei nove delegati nazionali del Manthoc che, con grandi capacità comunicative e coscienza civica, ci parlano di protagonismo sociale dei bambini e adolescenti, di difesa dei loro diritti attraverso azioni concrete e proposte che mirano a trasformare la società. Siamo stati tutti e quattro piacevolmente colpiti dalle parole dei ragazzi, che con grande consapevolezza e capacità d’azione si fanno portavoce di concetti di uguaglianza di genere e parità relazionali tra adulti e bambini citando Cussianovich, fondatore e guida pedagogica del Manthoc.
Al termine di questa giornata nasce in noi la considerazione che a volte è proprio dai più piccoli che si impara, considerazione che abbiamo già sentito molte volte ma che per noi non è mai stata così chiara!

Caterina Grottola, Giulia Mirante, Cristina Porello Stefano Fraccaroli
Caschi Bianco 2016 - ProgettoMondo Mlal Perù



sabato 5 novembre 2016

Dalla Sardegna al Marocco, Ilham torna alle origini come casco bianco

Conoscendola si capisce subito che è una ragazza determinata, dallo sguardo fiero e dal suo modo di fare, cortese ma risoluto. Si chiama Ilham Mounssif ed è nata a Marrakech da genitori marocchini 22 anni fa, ma è in tutto e per tutto italiana (nonostante ancora formalmente non lo sia), anzi sarda, dato che è cresciuta a Bari Sardo, un piccolo paese della costa centro orientale della Sardegna, in provincia d’Ogliastra.
Ilham è stata selezionata per svolgere un anno di servizio civile all’estero in un progetto di Cooperazione Internazionale allo Sviluppo promosso dalla ong ProgettoMondo Mlal di Verona a Beni Mellal, città centrale del Marocco, dalla quale proviene la maggioranza degli immigrati marocchini in Italia.
Un contesto particolare e denso di problematiche, in cui Ilham, insieme all’altro Casco Bianco Marco Decesari da Imperia, si troverà a rapportarsi con la società civile marocchina e le sue istituzioni rispetto a temi quali la promozione dei diritti umani e l’impegno educativo e di sensibilizzazione all’uguaglianza di genere e alla lotta e prevenzione al radicalismo, fenomeno quest’ultimo quanto mai rilevante nelle odierne fasce più giovani.
Un’esperienza di grande crescita personale e formativa, che per Ilham costituirà qualcosa in più: la riscoperta del suo paese natale. Infatti la giovane si troverà per la prima volta a vivere il Marocco, giacché ha trascorso tutta la sua vita in Italia, in Sardegna.
Per potersi inserire in questo progetto, oltre al sorriso e alla motivazione, che facilmente conquistano chi la incontra, Ilham ha superato numerosi step che sicuramente hanno contribuito a orientare la sua inclinazione e scelta per un multidisciplinare percorso formativo: in seguito alla maturità scientifico-linguistica conseguita al Liceo Leonardo da Vinci di Lanusei (Og), ha intrapreso e concluso gli studi di Laurea in Scienza della Politica e delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Sassari arricchendo il suo bagaglio culturale e preparazione attraverso un periodo di studi all’Institut d’Études Politiques (Science Po) di Grenoble in Francia e uno stage nell'ambito dell'Europrogettazione a Malta, settore ulteriormente approfondito con un corso formativo specifico a Bruxelles. Titoli e riconoscimenti che oggi la rendono competente e capace di lavorare anche in contesti difficili e paesi esteri.
Degno di lode è infatti lo spirito con cui parte, il dinamismo e la vivacità con la quale afferma: “Voglio contribuire alla miglior comprensione delle esigenze della popolazione locale, forte anche del ponte naturale che costituirebbero la prossimità culturale e linguistica che per natura ho. Spero che la mia voglia di rendere il mondo migliore possa influenzare iniziative e collaborazioni con il mio Paese di nascita”, un Paese che sta vivendo al suo interno un difficile dibattito politico e religioso e uno sviluppo economico che nonostante i netti miglioramenti infrastrutturali e dei servizi apportati, aumenta il divario tra classi sociali e non coinvolge uniformemente ogni angolo del Paese. Elementi questi che rendono il Marocco un paese in bilico tra tradizione e modernità, che fino a quindici anni fa contava un gran numero dei suoi cittadini espatriati in cerca di fortuna in Italia e nel resto d'Europa. Attualmente, la tendenza è mutata, e sempre più immigrati fanno ritorno nel loro Paese, complice la crisi economica europea e un relativo miglioramento e crescita del Pil in Marocco. Questo nuovo fenomeno di “immigrazione di ritorno” crea naturalmente sempre più una forte connessione del nostro Paese con quel territorio.

Andrea Palmieri
Servizio civile 2016-17
ProgettoMondo Mlal Italia

martedì 1 novembre 2016

Francesca, italiana da un mese e già cittadina attiva


Francesca, nata e cresciuta a Verona, a diciotto anni compiuti ha finalmente ottenuto la cittadinanza italiana. E subito ha pensato di restituire al Paese di adozione 1 anno di suo servizio, candidandosi come volontaria in Servizio civile con l’Organismo di cooperazione internazionale ProgettoMondo Mlal.
Nonostante il nome italianissimo, Francesca Yeboah Hammond è nata da genitori ghanesi che venticinque anni fa scelsero l’Italia come Paese in cui emigrare e come nido in cui far crescere la famiglia. Oggi, terminati gli studi all’Istituto Marco Polo, si è candidata per svolgere un anno di Servizio Civile Nazionale per il paese in cui è nata e cresciuta, e di cui ora è anche cittadina a tutti gli effetti. Ma nemmeno la scelta di un organismo di volontariato internazionale è casuale.
Francesca porta infatti nel cuore il legame con le sue radici: lingua, cibi, tradizioni e valori del Ghana restano vivi e praticati tutt’ora in famiglia. Per questo Francesca vuole riscoprirli, valorizzarli e farli crescere con lei anche in Italia.
Dunque, Francesca, è tra i 21.359 caschi bianchi italiani dell’anno 2016-2017 e, da un paio di settimane, la si può incontrare nella sede di ProgettoMondo Mlal, Ong che da cinquant’anni porta avanti progetti di cooperazione allo sviluppo in America Latina e in Africa. Francesca, in particolare, si era candidata, ed è stata selezionata, per collaborare con l’ufficio Educazione nella promozione di progetti e laboratori di cittadinanza attiva nelle scuole o sul territorio veronese. E oggi è già in prima linea per organizzare gli incontri con gli studenti degli scuole elementari, medie e superiori di Verona e provincia -in occasione del 36°Festival del Cinema Africano.
Un grande arricchimento per lei sul piano personale. Soddisfatta della scelta, Francesca ripete infatti: «Di sicuro sarà un’occasione di crescita dal punto di vista professionale, e soprattutto personale. Credo infatti che quest’anno di servizio all’interno di ProgettoMondo Mlal mi permetterà di conoscere di più le mie origini, di approfondire temi e problemi connessi con la storia di Paesi lontani, e magari anche di aiutare a portare queste informazioni all’attenzione dei miei coetanei veronesi e in un modo del tutto speciale».
Questi dodici mesi le daranno inoltre la possibilità di conoscere più da vicino i progetti di cooperazione allo sviluppo nei Paesi del Sud del mondo, settore a cui Francesca guarda con particolare interesse per gli studi che ha in programma di iniziare al termine dell’esperienza. Quello di Francesca si può dire che è un esempio positivo, e, non da ultimo, costituisce una testimonianza particolare sul come è possibile riscoprire una parte particolare di sé attraverso un’esperienza di servizio attivo.

Annalisa Moretto
Servizio civile 2016-17
ProgettoMondo Mlal Italia 

venerdì 28 ottobre 2016

Sei caschi bianco di ProgettoMondo Mlal pronti a vivere una nuova avventura!

Otto pronti a partire per Perù, Bolivia e Marocco, mentre gli altri sei, Andrea, Annalisa, Giulia, Francesca, Michela e Marianna, tutti veronesi, affronteranno l’esperienza di servizio civile nella loro città. E’ infatti da poco terminata la settimana di formazione e si respira grande positività tra i 14 giovani selezionati per il 2016 da ProgettoMondo Mlal.
Valorizzare, sensibilizzare, e diffondere in modo corretto le storie dei progetti di cooperazione, è il compito che attende Andrea Palmieri, 27 anni, Giulia de Lellis, 23 anni ed Annalisa Moretto, 24 anni, impiegati nell’ufficio Comunicazione della Ong veronese. E lo faranno organizzando eventi di promozione sociale e piccole campagne di raccolta fondi.
Andrea, all’ultimo anno dell’istituto universitario salesiano IUSVE, ha deciso di mettersi in gioco per accrescere le sue competenze in materia di comunicazione rivolte all’ambito del no profit.
Giulia, laureata in Scienze Politiche delle Relazioni Internazionali, è interessata a capire come funziona un’Ong, poiché crede che sia il miglior modo attraverso il quale comunicare le problematiche che uniscono il Nord e Sud del Mondo.
Annalisa, sta per laurearsi in Comunicazione e ha voglia di mettere in pratica quello che fino ad ora è stato “teoria” e conoscere da vicino un’organizzazione che guarda a temi ormai diventati imprescindibili con uno sguardo critico e sensibile.
Marianna Marchesini, 26 anni, Francesca Yeboah Hammond, 18 anni e Michela Belloni, 26 anni sono invece nell’equipe dell’ufficio Educazione per la promozione di attività di Global education e di cittadinanza attiva.
Marianna, con una Laurea Magistrale francese in Lingue applicate all’internalizzazione delle organizzazioni, vuole contribuire alla diffusione di una cultura di apertura, solidarietà e sostenibilità sociale.
Francesca, nata in Italia da genitori ghanesi, dopo 18 anni è appena diventata cittadina italiana a tutti gli effetti e si è da poco diplomata. Ha deciso di affrontare questa esperienza per arricchire il suo bagaglio di conoscenze e per capire quale sarà la strada che vorrà intraprendere.
Non da ultima, Michela che sta terminando la Magistrale in Cooperazione Internazionale all’Università di Ravenna, ed è molto affascinata dal lavoro svolto a livello locale e dall’importanza che riveste il ruolo della partecipazione e cittadinanza attiva per far emergere il mondo solidale.
Nonostante i vari dubbi e le paure che possono, si percepisce già da ora la voglia di fare, scoprire e scoprirsi, imparare e conoscere nuovi contesti e persone. Questo è ciò che un anno di servizio civile riesce ad offrire a chi sceglie di capire meglio il mondo che oggi ci circonda e vuole allo stesso tempo concretizzare le proprie idee.

Giulia De Lellis
Servizio civile
Comunicazione ProgettoMondo Mlal

Festival in mostra

Continua la collaborazione tra la Fondazione San Zeno, il Festival di Cinema Africano e il Museo africano di Verona. Anche per l’edizione 2016 infatti, la Fondazione ha scelto di organizzare uno dei suoi momenti di approfondimento culturale all’interno del Festival e nelle sale del Museo africano, proponendo un volto nuovo dell’arte afro: i TINGA TINGA, opere di autori tanzaniani realizzate con il particolare e omonimo stile pittorico, divenuto noto in Europa grazie a una fortunata serie di cartoni animati, trasmessi in Italia da Rai Yoyo.
La corrente pittorica TINGA TINGA deve il nome al suo ideatore, Edward Said Tingatinga. Un uomo geniale, che iniziò a dipingere in Tanzania negli anni Sessanta, utilizzando materiale di recupero, come pannelli di scarto e masoniti utilizzando le vernici per biciclette.
I TINGA TINGA diventano in breve tempo una sorta di pittura corale, che viene tramandata di padre in figlio e in cui la creazione di un’opera da vita a un processo condiviso. Questo stile così originale ebbe fortuna, tanto che il suo ideatore, nel 1972, fondò una scuola cui si deve la diffusione di quest’arte in gran parte della Tanzania.
La mostra collettiva d’arte contemporanea, patrimonio iconografico dell’associazione trentina Kusaidia presente in Tanzania con progetti di sviluppo sociale, si articola in un percorso che ha l’intento di interpretare fedelmente lo stile tinga tinga proponendo cromie vivaci e affrontando temi allo stesso tempo naif e surreali. Le tonalità sgargianti che variano dall’ocra al rosso, al blu contraddistinguono figure caricaturali, elementi della flora e della fauna, ambientazioni urbane che caratterizzano le pitture. Gli animali sono soggetto privilegiato e ridondante, accompagnati da caratteristici elementi decorativi stilizzati che trasmettono atmosfere incantate e oniriche.
Ad accompagnare l’inaugurazione del 29 ottobre sarà Mario Cossali, critico d’arte, professore, scrittore ed estimatore di questa tecnica pittorica. La mostra proseguirà fino al 27 novembre, accompagnata da un’offerta didattica pensata dall’equipe del Museo africano. Un’offerta che prevede la realizzazione di laboratori creativi rivolti alle scuole (materna, primaria e secondaria di primo e secondo grado), alle famiglie e ai Centri diurni.

È possibile visitare la mostra TINGATINGA da martedì a venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 19. Il costo del biglietto è di 5 euro (intero) e 3 euro (ridotto); omaggio per chi presenta il biglietto d’ingresso a una delle proiezioni del Festival di Cinema Africano.
Per info e prenotazioni: 0458092199; info@museoafricano.org; Museoafricano.org; Fondazionesanzeno.org

lunedì 3 ottobre 2016

E se i prossimi migranti fossimo noi? Se ne parla ai Martedì del mondo


Riparte il consueto appuntamento dei Martedì del mondo. Si riprende il 4 ottobre con una domanda: E se i prossimi migranti fossimo noi? Se domani ci svegliassimo in un mondo al rovescio, rispetto a quello in cui viviamo ora. Un mondo in cui l’Occidente ricco vive travolto da guerre e povertà ed è costretto a migrare, a chiedere accoglienza al Sud. Un Sud diventato improvvisamente una potenza economica blindata, che non vuol spartire niente del suo benessere, anche se è consapevole che il proprio status si mantiene con le ricchezze di questo Occidente che affama. Se si ribaltasse la scacchiera dei giochi mondiali e noi ci trovassimo dall’altra parte…
Partendo da questa provocazione, che vuol mettere in discussione le nostre certezze, il primo martedì del mondo inaugurerà la sua stagione con una doppia proiezione di un film del Festival del Cinema Africano: Africa Paradis del regista Sylvestre Amoussou. Un lungometraggio che ha partecipato e vinto l’edizione 2007 del Festival senza perdere di attualità, diventando emblema di questo  tempo che scorre senza che nulla cambi per quel che riguarda la questione migrante e le politiche messe in atto da chi decide chi si può salvare e chi no. Il registro della situazione di oggi appare uguale a quello di ieri. E il film di Amoussou lo mostra attraverso una parodia che vede una coppia di giovani francesi decidere di emigrare per cercare fortuna in Africa. Lo fa senza documenti, pagando un traghettatore per l’Africa, diventando (com’è che si dice da noi oggi?) “clandestini”. E ad attenderli c’è quello che i migranti trovano qui: un cosiddetto centro d’accoglienza, pregiudizi, sfruttamento e xenofobia. Si troveranno a dover vestire panni oggi sconosciuti per un occidentale.

Il pomeriggio e la serata vedranno la partecipazione, in apertura, di Stefano Gaiga della Direzione artistica del Festival di Cinema Africano, che presenterà il film e la 36esima edizione del Festival che si terrà a Verona dal 4 al 13 di novembre. A seguito della proiezione ci sarà un dibattito con il pubblico, che vedrà la presenza alle ore 18.00 di Jessica Cugini, redattrice di Combonifem, e alle ore 20,30 di Matteo Danese, direttore del Cestim, Centro studi immigrazione.
 Il doppio appuntamento, promosso dalla Fondazione Nigrizia dei missionari comboniani, dal Centro missionario diocesano, dalla rivista Combonifem e dal Cestim, si terrà come sempre presso la Sala Africa dei missionari comboniani (vicolo Pozzo, 1).

Per informazioni: Fondazione Nigrizia onlus: 045.8092390/ 045.8092271
Centro Missionario diocesano: 045.8033519
Combonifem: 045.8303149
Cestim - Centro studi immigrazione: 045.8011032