La stampa internazionale è tornata a parlare di Haiti. Questa volta si tratta del colera che ha colpito Saint-Marc, una cittadina a due ore a nord di Port-au-Prince, nel dipartimento dell'Artibonite. Ancora una volta si parla di una nuova «piaga», di una «maledizione» che si è abbattuta sulla piccola isola caraibica. Parole estreme, che gli haitiani sono stanchi di sentire, che restituiscono l’immagine di un Paese senza scappatoia, in cui la situazione è insormontabile.
Eppure è così. La situazione del Paese è davvero grave, un'altra volta. E la nuova tragedia dimostra che l’isola è ben lontana dall’aver risolto i propri problemi, che c'è ancora molto lavoro da fare, sia da parte degli haitiani che dalla comunità internazionale, che deve continuare a porre un'attenzione costante e responsabile sul piccolo Paese centroamericano.
Il colera, che ad Haiti era sparito ormai da cent’anni, è riapparso in questi giorni, come conseguenza della cattiva qualità di acqua e igiene. E in meno d'una settimana, si contano già 253 morti e 3.115 ricoveri.
Così ora tutta l'attenzione è rivolta a quest’area, dove la popolazione è in preda all’ansia e alla paura di essere colpita da un’infezione che in poche ore può portare alla morte. Si tratta infatti del tipo O1 della malattia: quello più pericoloso.
Il livello di denutrizione e di debolezza della popolazione è preoccupante; le cattive condizioni igieniche dei campi - in seguito al terremoto del 12 gennaio scorso e alle tempeste delle ultime settimane (la stagione degli uragani dovrebbe terminare tra un mese) – rendono l’intera area fortemente in pericolo.
I centri di salute, sommersi da pazienti, cercano di dotarsi del maggior numero di soluzioni saline e di sensibilizzare, assicurare l'igiene nei centri e gestire i corpi delle vittime.
La capitale, per ora e per fortuna, non è ancora stata colpita dalla malattia che pare confinata geograficamente alla zona rurale di Sain-Marc.
Anche Léogane e Fonds-Verrettes, dove stiamo lavorando con i nostri progetti (Scuole per la Rinascita, e Viva Haiti), si trovano più a sud della capitale, e per ora sono stati risparmiati dal contagio. Ma l'Organizzazione mondiale della salute non si pronuncia ancora sulla fine dell'epidemia: è troppo presto per prevedere come evolverà la situazione.
Intanto i mezzi di comunicazione invitano la popolazione dell’isola ad applicare le misure preventive adeguate.
È così anche sul confine con la Repubblica Domenicana, nella città mercato di Dajabón, dove al momento – come ci fanno sapere i nostri partner di Solidarid Fronteriza - il transito di persone e veicoli è possibile solo in un senso: dalla Repubblica Domenicana ad Haiti. E ancora una volta non viceversa.
E per chi va a Wanament (la città haitiana al confine con la repubblica domenicana in cui come ProgettoMondo Mlal abbiamo un’iniziativa) i controlli non mancano: passa solo chi è in possesso dei propri documenti e si sottopone a un iter sanitario rigido. Prima di tutto il lavaggio accurato delle mani, e quindi controlli medici che certifichino la non presenza dei sintomi del colera, con il rilascio di un documento sigillato dalla sanità pubblica.
Proprio adesso che, seppur lentamente e a fatica, le cose poco a poco stavano cominciando a ritrovare un proprio ritmo. Un ritmo nuovo, diverso da quello di prima il terremoto... ma era comunque già qualcosa.
Le gente ha iniziato a pensare alla ripresa dell'anno scolastico. Ma anche alle elezioni legislative e presidenziale che si terranno il prossimo 28 novembre. Elezioni che, nelle prossime settimane, sicuramente influiranno sempre di più sul corso delle cose, sempre che la nuova “maledizione” che si è abbattuta sul Paese venga sradicata presto e risparmi altre vittime e preoccupazioni.
Nel frattempo, proprio in queste ore è in Italia ospite di ProgettoMondo Mlal Jean Ronel Vaillant, ex sindaco di Léogane e già coordinatore delle nostre attività nel Programma Piatto di sicurezza ad Haiti, perché invitato a partecipare fino al 28 ottobre a Slow Food a Torino nell’ambito del Programma "Orto in condotta di Torino", grazie al quale si puntano a raccogliere fondi per il ripristino delle coltivazioni distrutte dal terremoto del 12 gennaio scorso.
Accompagnato dal responsabile ProgettoMondo Mlal Piemonte, Ivana Borsotto e da Marco Bello del Cisv, nostro partner, Vailant incontrerà nelle prossime ore anche un rappresentante della Regione Piemonte, un consigliere regionale del Pd, un consorzio di Ong piemontesi, un rappresentante dell'associazione Haiti Italia di Torino. Per maggiori informazioni: progettomondomlalpiemonte@mlal.org
Nicolas Derenne,
ProgettoMondo Mlal Haiti
martedì 26 ottobre 2010
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