lunedì 31 ottobre 2011

Nuove leggi abitative e case per Cordoba. I primi frutti di Habitando

A pochi mesi dalla sua conclusione, prevista per il prossimo febbraio, il progetto Habitando inizia a raccogliere quanto seminato nel corso di tre anni di intense attività.
Lo scorso 3 ottobre, a Buenos Aires, la rete “Habitar Argentina”, formata da ong, organizzazioni di base, università, politici e a cui partecipa il programma di ProgettoMondo Mlal nato per lo sviluppo locale partecipativo nelle province di Cordoba e Santa Fe, ha presentato a cittadini e governo due nuove proposte di legge sulla “produzione sociale dell’habitat” e sulla “pianificazione territoriale”.
Frutto di una lunga e intesa elaborazione alla quale ha partecipato l’equipe del programma di ProgettoMondo Mlal, le due proposte hanno l’obiettivo di migliorare le condizioni di accesso a un habitat adeguato per migliaia di famiglie argentine.
La prima legge punta a favorire l’attuazione di piani di edilizia integrali dove le famiglie stesse siano le protagoniste insieme ai municipi, le microimprese locali e le ong, e vedano valorizzate le proprie capacità di organizzarsi e conoscenze di autocostruzione.
La seconda legge vuole invece offrire a municipi e governi provinciali e nazionali, nuovi strumenti per la promozione di uno sviluppo urbano integrale, che tenga conto delle necessità della popolazione, che rispetti l’ambiente e che sia libero dalle logiche di mercato favorendo il maggior numero di persone possibile nella costruizione di una città basata sul concetto di inclusione.
I due progetti di legge sono stati presentati in un atto pubblico a cui hanno presenziato non solo senatori e uomini politici, ma anche ong, organizzazioni di base e la popolazione in generale, e che si è svolto all’interno di un quartiere povero, una “villa” (ossia favela) di Buenos Aires, con l’obiettivo di dimostrare come questo nuovo progetto nasca dalla volontà di un cambiamento dal basso, che punta a migliorare.
Un’altro evento importante ha visto come protagoniste le cinque famiglie coinvolte nel piano di edilizia popolare nel paese di Unquillo, che Habitando ha sviluppato con il municipio.
Dopo cinque mesi di intenso lavoro finalmente le cinque mamme e i loro figli hanno potuto vedere realizzate le nuove case che sono state loro consegnate ufficialmente con un atto notarile avvenuto sul terreno.
Manca solo l’ultima rifinitura da parte dell’agenzia dell’energia elettrica di Cordoba (che avverrá nei prossimi giorni) e le famiglie potranno trasferirsi a vivere nel nuovo quartiere iniziando una nuova esperienza in una casa che hanno contribuito a costruire e della quale, cosa importantissima, sono proprietarie.

Nicola Bellin,
capoprogetto Habitando,
ProgettoMondo Mlal Argentina

venerdì 28 ottobre 2011

Il 30 ottobre al PalaOlimpia per il diritto al cibo

Nel Sud del Mondo il diritto al cibo è spesso una chimera. Per molte mamme garantire ai propri figli un pasto sano ed equilibrato al giorno non è scontato e in molti paesi dell’Africa e dell’America Latina il livello di denutrizione e malnutrizione, soprattutto nei bambini sotto i 5 anni, è allarmante. Lo sa bene ProgettoMondo Mlal che con i suoi 45 anni di esperienza nel campo della cooperazione internazionale è da sempre impegnato sul tema dell’alimentazione, perché un piatto sano e nutriente sia alla portata di tutti.

Domenica 30 ottobre alle 18 la nostra organizzazione sarà presente al PalaOlimpia di Verona, in occasione della partita Marmi Lanza Verona – Acqua Paradiso Monza Brianza, per sostenere e promuovere un’alimentazione adeguata e sostenibile, diritto ma ancor prima necessità di ciascun essere umano.

Insieme possiamo fare molto per loro e basta veramente poco. Vi aspettiamo all’ingresso del palazzetto con il nostro artigianato dal Sud del Mondo, oggetti unici e originali con i quali ci aiuterete a sostenere i nostri progetti dedicati alla sicurezza alimentare per i bambini e le loro famiglie delle comunità andine della Bolivia, degli altipiani del Guatemala, delle scuole di Leoganè, ad Haiti e infine dei detenuti e detenute mozambicane. Attraverso la costruzione e l’avvio di orti comunitari e di mense scolastiche assicureremo ogni giorno ai più piccoli un pasto nutriente e, allo stesso tempo, accompagneremo le mamme nel riconoscere i prodotti migliori e nel preparare i cibi più idonei per una crescita sana dei loro figli.

Per saperne di più, telefonate allo 0458102105, o scrivete all’Ufficio Solidarietà: sostegno@mlal.org.

martedì 25 ottobre 2011

In Argentina il trionfo peronista

Non ha deluso le aspettative e i pronostici. Già nella tarda serata di domenica, 23 ottobre, i risultati erano chiari e la vittoria di Cristina Fernandez de Kirchner si aggirava attorno al 54%, con quasi 40 punti di distacco dal secondo candidato Hermes Binner. La maggioranza è stata schiacciante in tutto il paese, dove dal 2003 la famiglia Kirchner governa e ha iniziato una politica che, a detta del presidente, continuerà ad avere come priorità l’inclusione sociale.
Quella di domenica è stata una perfetta giornata peronista. Un giorno di trionfo, come lo definiscono gli argentini. A festeggiare nella Plaza de Mayo gremita di bandiere, musica e soddisfazione c’erano anche moltissimi movimenti e organizzazioni sociali, gli stessi che, prima con Nestor poi con Cristina Kirchner, hanno avuto spazio di partecipazione e organizzazione.
Anche i giovani sono parte del progetto nazionale e popolare come ci dice Aldana, che partecipa a un gruppo di giovani militanti nelle villas della città di Buenos Aires: “Nestor Kirchner ha aperto uno spazio di costruzione e di cambiamento in cui il paese è protagonista e c’è posto per tutti. Lui, per noi giovani militanti, è stato come un padre, come un leader che ha risvegliato la politica nelle giovani generazioni”.
La “mitizzazione” dell’ex marito Nestor Kirchner, morto l’anno scorso, ha trasformato Cristina nella nuova Evita che ha saputo affrontare la sfida della perdita del marito con coraggio, proseguendo il suo progetto politico.
Il significato di questa cascata di voti è frutto del processo storico del paese, che ha riscoperto la democrazia da meno di vent’anni, e che grazie a questo progetto politico ha potuto rialzarsi, e trovare spazio di partecipazione, di crescita e di giustizia verso i colpevoli del periodo della dittatura. “Questa donna è della nostra generazione peronista e viene dalle nostre lotte. Rappresenta il cammino fatto dalle organizzazioni di base e come tale ci fortifica”, dice Cristina una referente di un movimento nazionale delle villas.
L’Argentina, dopo la crisi del 2001 che ha piegato il paese, ha ritrovato orgoglio nazionale e ottimismo grazie a un momento economico favorevole, simile a quello di molti altri paesi latino-americani, con un’economia che cresce in media oltre il 7%, la disoccupazione in diminuzione e i salari e i consumi in crescita. In questo panorama favorevole, la politica iniziata della sinistra peronista dei Kirchner è protezionista e statalista, nonché populista e assistenzialista, come sottolineano alcune organizzazioni sociali che cercano di scavare a fondo le ragioni politiche del trionfo. Un esempio sono le molte politiche universali, sottoforma di sussidi a pioggia, adottate dal governo per ridurre la malnutrizione e favorire l’educazione.
Oggi l’Argentina vive uno dei momenti più stabili della sua storia dal ritorno della democrazia nel 1983 e il presidente più votato della storia argentina continua alla testa del progetto politico nazionale e popolare, che è supportato anche da molti degli “stati-fratelli latino-americani”, che già ieri hanno chiamato la Fernandez per complimentarsi per i risultati.
Le critiche al governo di alcuni settori della popolazione fanno leva sulla fragilità del boom economico dipendente dalle esportazioni, principalmente di soia, e su come la famiglia Kirchner in questi 8 anni abbia aumentato di 10 volte il proprio patrimonio, soprattutto nella provincia patagonica di Santa Cruz.
L’opposizione, quasi assente e divisa, ammette la sconfitta e promette di impegnarsi in un’opposizione propositiva e attenta, rilevando che i problemi da risolvere sono ancora molti come ha affermato Binner nel suo discorso di domenica: “Ci sono 10 milioni di poveri nel paese, il 40% dei lavoratori è in nero e mancano 2 milioni e mezzo di case”.
Il mandato ora è tutto nelle mani e nella responsabilità del presidente, che ha ottenuto anche la maggioranza assoluta nelle due camere del parlamento e che si appresta a guidare il paese per altri 4 anni, con un ampio appoggio a questo modello. Quello seguito all’annuncio della vittoria delle elezioni è stato un appello all’unità nazionale e latino-americana, e alla collaborazione tra le forze politiche per far crescere ancora di più il paese in uguaglianza e giustizia.

Francesco Venturin,
casco bianco ProgettoMondo Mlal Argentina

lunedì 24 ottobre 2011

Oltre 100 i giovani candidati per il Sud del mondo

Marocco e Bolivia i paesi più gettonati tra chi è pronto a partire con la nostra organizzazione per un anno di servizio civile all’estero.
Oltre 100 le candidature arrivate nella cassetta della posta di ProgettoMondo Mlal entro le 14 di venerdì, tutte pronte a essere valutate a partire dalla seconda settimana di novembre ed entro la fine dell'anno, per garantire la partenza dei giovani caschi bianco tra febbraio e marzo del prossimo anno.
I paesi di destinazione sono in tutto 5, divisi tra Africa e America Latina.
E se per il primo continente i candidati sono in tutto 51 (2 per il Mozambico e 49 per il Marocco), altri 55 ragazzi hanno come meta l’America Latina: 11 il Nicaragua e altrettanti il Perù, e 33 la Bolivia.
Ruoli e mansioni sono i più diversi. Dal darsi da fare in un ristornate mozambicano insieme agli ex detenuti che fanno parte del personale di sala, al mettere il naso in una piccola cooperativa di produttori di grano in Bolivia. Oppure scoprire la realtà del turismo solidale o partecipare ad attività di ricerca e formazione per donne e bambini marocchini.
Le figure ricercate da ProgettoMondo Mlal che da oltre 40 anni si occupa di cooperazione allo sviluppo nel Sud del mondo quest’anno sono infatti più varie che mai e delle oltre 100 che si sono canditate, l’organizzazione ne selezionerà 14.
Per il Marocco gli operatori ricercati sono 4: due nella città di Beni Mellal, dove l’obiettivo è promuovere una migrazione responsabile con il programma di cooperazione allo sviluppo “Bambini in viaggio”, e due a Rabat, da inserire a supporto del progetto nato per tutelare i diritti di genere, “La forza delle donne”.
Sempre in Africa, ma questa volta a sud del continente in Mozambico, altri due volontari saranno destinati al progetto “Vita dentro” dove la nostra organizzazione è impegnata per migliorare le condizioni di vita dei reclusi della provincia di Nampula.
Il viaggio sarà invece più lungo per i giovani tra i 18 e i 29 anni che aspirano a raggiungere uno dei tre paesi latinoamericani che più di altri hanno bisogno dell’energia di nuovi volontari.
In quattro saranno destinati alla Bolivia: due a La Paz, per promuovere i diritti all’infanzia e quelli dei bambini lavoratori con “Il mestiere di crescere” e, d’altro canto, sostenere lo sviluppo di un turismo solidale e comunitario con “Bienvenidos”. E sempre per quest’ultimo progetto, altre due giovani leve partiranno invece con destinazione Cochabamba.
Dalla parte dei bambini, con “Il mestiere di crescere”, anche in Perù, e più precisamente a Lima, dove saranno ancora una volta due le persone selezionate, come pure in Nicaragua, dove la mission sarà di promuovere lo sviluppo umano, sociale, ed economico dei giovani di Chinandega nel progetto “Futuro Giovane”.

Per ulteriori informazione scrivere a serviziocivile@mlal.org, o chiamare la sede di ProgettoMondo Mlal allo 045.8102105 e chiedere di Nadia Simeoni.

Guatemala tra primo e secondo turno

Siamo a metà del fiume. È passato più di un mese dal primo turno delle elezioni presidenziali in Guatemala e mancano ormai pochi giorni al secondo turno che, il 6 novembre, decreterà chi sarà Presidente per i prossimi 4 anni.
La situazione si prevede difficile. Come già era stato evidenziato, nessuno dei candidati spiccava rispetto agli altri. A seguito poi della decisione da parte della Corte Costituzionale guatemalteca di escludere dalla competizione elettorale Sandra Torres de Colom, moglie dell’attuale Presidente Colom Caballeros, gli equilibri si sono decisamente rotti con una marcata tendenza a destra.
Il voto dello scorso 11 settembre ha rappresentato proprio questa tendenza: Otto Pérez Molina, ex comandante ai tempi della violenza nonché uno dei generali ad aver firmato gli accordi di pace del 1996, ha ottenuto il 36% circa dei voti con il suo Partito Patriota, il cui slogan è “Mano dura”. Mano dura contro i problemi del Paese, notoriamente la violenza. Il suo sfidante al secondo turno sarà Manuel Baldizon, sicuramente favorito dall’assenza politica della signora Torres, il quale con il 23,2% ha saputo mettere in campo una nuova forza politica, Lider, accattivante, giovane, in certi sensi tradizionalista (rifacendosi alla nozione molto cara di famiglia) ma anche parecchio progressista, in quanto rappresentante di una classe imprenditoriale che si è fatta da sola. Anche per lui però non mancano ombre: è sposato con la sorella di un rinomato sicario dello stato ai tempi della violenza, il che potrebbe averlo aiutato a costruire la sua impresa nella Regione del Petén, statua compresa.
Preoccupante in definitiva, perché già si prevede che entrambi rappresenteranno interessi particolari e non quelli della maggioranza indigena del Guatemala, quel 60% circa che non ha rappresentanza. Si fanno promotori di una nuova politica di violenza legittimata, come soluzione a problemi che hanno radici forti nei poteri economici e istituzionali dello Stato. Un problema, quello della violenza, che molte volte non colpisce indiscriminatamente ma che rende protagonisti molti giovani che non hanno possibilità di studio né di lavoro decenti, che di fronte al bivio tra una vita di duro lavoro e di routine preferiscono il rischio e l’attività illegale. Questo è quello che offre loro lo Stato e la soluzione la cercano nella nuova violenza, come un oblio di ciò che è passato.
Una nuova violenza che si fa però protettrice degli interessi privati, che vede schierati 180.000 componenti di milizie private irregolari – quasi tutti fuoriusciti puliti dall’esercito ai tempi della smilitarizzazione – contro i 20.000 circa della polizia nazionale. E gli stessi interessi privati si fanno protettori della politica: perché uno da un lato avrà la benedizione – e il finanziamento – dei militari e dei narcotrafficanti a loro legati, l’altro perché ha gli interessi delle grandi famiglie del Paese e propone la reintroduzione della pena di morte.
Pérez Molina per il momento è il favorito ma bisogna dire che non ha molto innovato il proprio discorso politico rispetto al primo turno di elezione. Baldizon ha cercato nuove vie politiche, avvicinandosi molto ai giovani. Ma in questo Paese le promesse politiche si sentono una volta ogni 4 anni. Vedremo il 6 novembre quale sarà il prossimo futuro del Guatemala.
Un ultimo dato di interesse per queste elezioni è il quarto risultato ottenuto: le schede bianche o nulle intorno al 7%. Questo dato è da un lato il risultato dell’appello della ex candidata ex moglie Sandra Torres a votare nullo per protesta, dall’altro lato può essere visto come segnale di una parte della popolazione che non ha visto in nessuno dei partiti di destra e nel fronte di estrema sinistra della Mechù un'effettiva rappresentanza elettorale. E questo è qualcosa su cui gli stessi guatemaltechi dovrebbero cominciare a ragionare, cominciando proprio da esercizi di politica partecipativa.
Esercizi che già fanno parte della filosofia del Centro Monte Cristo. Quest’ultimo infatti ha organizzato diversi incontri nel mese precedente l’11 settembre per guidare genitori, maestri della rete di scuole legate a Monte Cristo e abitanti delle comunità vicine attraverso sguardi e punti di vista diversi, a un voto ragionato e all’esercizio della propria sovranità democratica. Non si è voluto dare una verità assoluta, ma sono stati invitati relatori diversi, tra cui Roberto Madriz del Fronte Nazionale di Lotta e Frank La Rué delle Nazioni Unite, per accompagnare gli elettori attuali e futuri nonché per non mancare al ruolo di promozione della cittadinanza attiva che si porta avanti con i ragazzi nel curriculum di studi normale e nei confronti delle comunità circostanti, nella cui realtà è ubicato il lavoro del centro.

Edoardo Buonerba
casco bianco ProgettoMondo Mlal Guatemala

venerdì 21 ottobre 2011

Viva Haiti. Petra Bonometti si presenta

Petra Bonometti è la nuova cooperante di ProgettoMondo Mlal, responsabile del progetto Viva Haiti, per appoggiare i giovani di Fonds-Verrettes nella ricostruzione del territorio, in una zona montagnosa e quasi integralmente deforestata, e perciò estremamente vulnerabile alle piogge torrenziali. In qualche riga e un breve botta e risposta si presenta.

Mi chiamo Petra Bonometti, ho 30 anni e sono del lago di Garda, in provincia di Brescia. Dopo la laurea in Economia e Commercio e il lavoro in azienda e in facoltà, un periodo di volontariato in una casa d’accoglienza per donne maltrattate ha determinato la mia svolta verso il settore sociale.
La laurea in Scienze dell’Educazione e il lavoro nelle cooperative del bresciano, come educatrice sociale nell’ambito della protezione dei minori e del disagio adolescenziale, mi hanno offerto l’opportunità di stare a contatto con la realtà dell’immigrazione e del disagio sociale nel contesto locale. Tutto ciò ha aumentato la mia la curiosità per l'Altro, l’Altrove e l’AltroMondo, e la mia inquietudine per i problemi sociali del nostro tempo. Così, nel 2008, ho lasciato casa e lavoro per trasferirmi in Spagna, dove ho iniziato a collaborare con varie organizzazioni non governative. Poi, attraverso un Master in Gestione della Cooperazione allo Sviluppo all’Università di Granada, nel 2010 sono partita per il Perù con una borsa di studio finanziata dall’Agenzia di cooperazione andalusa. Huancavelica, la regione più povera del paese, a 3.700 metri tra le Ande Centrali del Perù, è stata la mia dimora durante quest’ultimo anno e mezzo. Terminata la pratica sul campo, sono stata assunta dall’ong spagnola con cui avevo svolto l’apprendistato, dapprima come rappresentante regionale e poi come coordinatrice nazionale dell’area progetti. Adesso ProgettoMondo Mlal. E Haiti.


Cosa ti ha spinto ad aderire a ProgettoMondo Mlal?

Sono approdata a ProgettoMondo Mlal attraverso la collaborazione professionale con uno dei suoi cooperanti storici più significativi, e rappresentante Mlal in Perù. Grazie a Mario Mancini (e poi alla vice-presidente, Ivana, incontrata a Lima durante una sua missione), ho infatti potuto conoscere ProgettoMondo Mlal, la sua organizzazione, la sua filosofia e metodo di lavoro. Così, quando si é aperta la possibilità di lavorare ad Haiti, non é stato difficile prendere una decisione. La mia precedente esperienza nella cooperazione internazionale, mi ha fatto maturare alcune concezioni e riflessioni che ho sentito di condividere profondamente con ProgettoMondo Mlal.
Cosa ti aspetti da questa esperienza professionale?
Credo che attraverso questa collaborazione con ProgettoMondo Mlal ad Haiti avrò l’opportunità di imparare molto, sia rispetto alla realtà che mi attende, così indubbiamente diversa dalle Ande peruviane, sia rispetto al tipo di ruolo (dalla supervisione alla co-gestione diretta), sia rispetto al lavoro d’equipe con i miei colleghi in Haiti e d’oltre-oceano. Spero che riusciremo a instaurare una cooperazione proficua capace di avvicinare Haiti e l’Italia, e di dar coerenza all’implementazione in terreno, la gestione dalla sede e l’azione di comunicazione e sensibilizzazione verso i nostri connazionali non del settore.
Come ti proponi di contribuire al nostro ProgettoMondo Mlal?
In molti hanno tentato di spaventarmi prima della partenza: ma forse, per un difetto di umiltà, nell’ambito di ciò di cui ho paura (l’imprevedibilità degli eventi risiede fuori dal nostro raggio d’azione, quindi è inutile temere ciò su cui non possiamo influire) più che Haiti in sé (e, d’altro canto, Haiti suona incantevole come un miraggio), mi intimorisce il compito e la responsabilità cui vado incontro, che comunque affronterò, offrendo ciò che ho appreso nelle mie esperienze professionali precedenti nella cooperazione (internazionale e non).
Ma soprattutto credo che siano la determinazione e la professionalità, unite ad empatia, umiltà, ironia (e auto-ironia), curiosità umana, e a una visione integrale e ampia dello sviluppo, gli ingredienti importanti per affrontare una realtà sempre mutevole, spesso contraddittoria e mai certa. In fondo, mi sono sempre sentita meravigliata da luoghi meno comuni e più feroci.

Argentina: uscire dalla crisi recuperando le imprese

Ci sono momenti che segnano profondamente la storia di un paese e la sua gente. In Argentina, uno dei periodi di maggiore difficoltà degli ultimi anni, è stata la profonda crisi del 2001, che tutti ricordano come un momento di collasso delle istituzioni e del sistema vigente, in cui si è dovuto fare i conti con una crisi finanziaria, economica e statale senza precedenti.
Le imprese recuperate che più si sono manifestate proprio a seguito della crisi, sono un esempio di organizzazione in un quadro di economia sociale.
Sviluppatesi inizialmente negli anni ’90 in seguito a politiche economiche neoliberiste sfrenate, queste realtà sono il frutto imposto da un’epoca di cambiamenti economici, politici e sociali. Partite da Buenos Aires e Neuquén, per poi svilupparsi in tutto il territorio argentino, le imprese recuperate rappresentano un movimento unico nel suo genere e di resistenza al mercato, che si fonda sulla solidarietà, sull’organizzazione e sul lavoro, come risposta spontanea alla disoccupazione e alla precarietà.
A Cordoba siamo stati la prima fabbrica recuperata”, dice Margarita che lavora nella casa editrice Comercio y Justicia da 40 anni. “Abbiamo dovuto cercare avvocati di Buenos Aires, esperti in questo campo che ci potessero aiutare”.
Questa fabbrica recuperata è un'impresa storica della città, presente con il suo giornale da circa 70 anni, nonostante la chiusura nell’anno della crisi.
È stato un momento molto difficile, abbiamo organizzato manifestazioni, siamo andati a bussare a molte porte, prima di renderci conto che la soluzioni stava in noi” interviene Zulema, ricordando le sofferenze passate in quel periodo e dopo 20 anni di lavoro. “I datori di lavoro brasiliani se n’erano andati senza pagarci gli ultimi mesi di lavoro, la fabbrica era vuota e chiusa e noi per strada senza un lavoro. Ci siamo organizzati, abbiamo fatto ricorso al tribunale che ci ha concesso di riprendere le attività pagando l’affitto del locale”.
Il passaggio dal lavoro dipendente alla cooperativa è stato impegnativo e sofferto, i sacrifici sono stati molti, ma partecipazione, organizzazione e solidarietà hanno permesso a questa storica fabbrica, che stampa un proprio giornale e anche molti della regione, di riprendersi, di continuare a lavorare e di ampliare il suo mercato.
Oggi la cooperativa - dove lavorano circa 80 persone tra giornalisti, operai delle macchine di stampa, distributori dei giornali, amministratori e contabili - si regge su uno statuto che pone tutti i lavoratori a pari livello e su un consiglio direttivo eletto dalla partecipazione democratica di tutti i lavoratori. Gli stipendi poggiano sulla stessa base e prevedono dei premi per i carichi di responsabilità e per le ore di straordinario o di orario notturno.
Continua Zulema: “Oggi prendo ancora lo stipendio di 5000 pesos che prendevo 8 anni fa. Il che è un fatto raro con l’inflazione che abbiamo in Argentina. Il lavoro mi piace e sono orgogliosa dei progressi e dei miglioramenti che abbiamo realizzato”.
Sono passati otto anni da quando i lavoratori se ne sono appropriati, e Comercio y Justicia continua a esistere e a rappresentare una proposta viva, possibile e reale di organizzazione del lavoro, divenuto bene comune e della società in generale.

Francesco Venturin,
casco bianco ProgettoMondo Mlal Argentina

lunedì 17 ottobre 2011

Alberghiera, agraria e turismo. Per un anno di pratica nel Sud del mondo

Darsi da fare in un ristorante mozambicano insieme agli ex detenuti che fanno parte del personale di sala, o mettere il naso in una piccola cooperativa di produttori di grano in Bolivia. Oppure scoprire la realtà del turismo solidale o partecipare ad attività di ricerca e formazione per donne e bambini marocchini.
Sono solo alcune delle possibilità offerte da ProgettoMondo Mlal ai 14 giovani tra i 18 e i 29 anni che intendano trascorrere un anno di servizio civile all’estero, in alcuni paesi di America Latina e Africa.
La scadenza per aderire al bando della Focsiv è ormai alle porte, fissata per le 14 di venerdì prossimo, il 21 ottobre, orario e data entro cui negli uffici di ProgettoMondo Mlal, in viale Palladio 16 - 37138 Verona, dovranno essere fisicamente già arrivate le domande in forma cartacea.
Le figure ricercate dall’organizzazione veronese che da oltre 40 anni si occupa di cooperazione allo sviluppo nel Sud del mondo quest’anno sono più varie che mai, e chiamano all’appello anche gli studenti di scuole alberghiere, di agraria o turismo, ciascuno con le proprie competenze da mettere in gioco in esperienze molto diverse le une dalle altre, in 5 lontani paesi.
Marocco e Mozambico quelli proposti su suolo africano. Nel primo l’obiettivo è di promuovere una migrazione responsabile e tutelare i diritti delle donne, mentre in Mozambico la sfida è quella di collaborare alle attività avviate a Nampula (un ristorante e un’azienda agricola) per garantire il reinserimento sociale di ex detenuti.
Tre invece i paesi latinoamericani in attesa di nuovi volontari e della loro energia.
In Bolivia si lavora per i diritti dei bambini lavoratori – come pure in Perù - e, d’altro canto, per sostenere lo sviluppo di un turismo solidale e comunitario. Mentre in Nicaragua, il giovane casco bianco avrà a che fare con lo sviluppo umano, sociale ed economico dei giovani di Chinandega.
Le domande devono essere inviate complete di curriculum vitae, fotocopia di carta d’identità e di codice fiscale e dei due allegati scaricabili dal sito della Focsiv, principale ente di invio di volontari all’estero e federazione di cui ProgettoMondo Mlal fa parte.
Una volta terminate le selezione, entro la fine dell’anno, le giovani reclute partiranno tra febbraio e marzo del prossimo anno.
Per ulteriori informazione scrivere a serviziocivile@mlal.org, o chiamare la sede di ProgettoMondo Mlal allo 045.8102105 e chiedere di Nadia Simeoni.

venerdì 14 ottobre 2011

Il nostro Giavarini volontario dell'anno

Un premio a un amico e a un operatore storico per l’America Latina”. Mario Lonardi, presidente di ProgettoMondo Mlal annuncia con orgoglio che il Premio del Volontariato Internazionale Focsiv 2011 sarà quest’anno assegnato a Riccardo Giavarini, impegnato in Bolivia con la nostra organizzazione per il reintegro nella società dei giovani detenuti di La Paz.
La premiazione, che si terrà la mattina del 3 dicembre a Roma nella Sala degli Arazzi in RAI, vedrà la partecipazione del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
“Si tratta di un importante premio per una straordinaria storia di impegno personale”, continua Lonardi, "ma anche un riconoscimento all’associazione e al lavoro che, grazie a tanti operatori e volontari, è stato svolto al suo fianco e a supporto del progetto Qalauma e di tanti altri. Riccardo sarà il nostro ambasciatore alla cerimonia di dicembre a Roma ma rappresenterà anche l’intera squadra che, con passione, dedizione e qualche volta persino testardaggine, ha portato avanti l’impegno per un mondo più giusto ed equo”.
Ogni anno la Federazione di Organismi di Volontariato Internazionale di ispirazione cristiana in Italia, in vista della Giornata Mondiale del Volontariato indetta dalle Nazioni Unite, promuove il Premio del Volontariato Internazionale.
Quest’anno, nella diciottesima edizione dell’iniziativa, il premio spetta a Giavarini, 56enne originario del bergamasco, che quest’anno compirà 35 anni di impegno ininterrotto in America Latina. Dal giorno del suo arrivo in Bolivia nel 1976 a oggi, il tema dei diritti umani è stato sempre il filo conduttore di ogni sua scelta professionale e umana.
Dal 2005 ha promosso la costruzione e seguito di persona l’avvio delle attività del primo Centro rieducativo per minori della Bolivia, Qalauma a Viacha (La Paz), che prevede percorsi di riabilitazione e di formazione per favorire il reintegro dei giovani detenuti nella società e un loro reale percorso di cambiamento e crescita sociale e personale. Il Centro è stato inaugurato il 22 febbraio di quest’anno davanti alle massime autorità del Paese.
Colto di sorpresa dal premio, con l’umiltà che lo contraddistingue, Giavarini commenta: “Non faccio altro che ripetere con convinzione che la vita vale la pena viverla con intensità per gli altri. E questi altri non sono senza identità, ma chi ha la vita minacciata, impoverita, violentata. Questo riconoscimento va più in là della mia persona. Va a quel modo di fare cooperazione che parte dal basso nel rispetto delle altre culture e tradizioni”.

ProgettoMondo Mlal è presente in America Latina dal 1966, cioè dallo stesso anno in cui viene costituita con sede a Verona. In particolare i progetti attivi nei Paesi Andini, tra cui la Bolivia, riguardano il tema della migrazione e del traffico di persone, del sostegno alle associazioni impegnate nella difesa dei diritti dell’infanzia lavoratrice, dei bambini e degli adolescenti vittime della guerra civile. Significativo è anche l’impegno al fianco delle organizzazioni contadine e per la promozione sociale di realtà emarginate quali appunto i giovani a rischio.

Mangiare bene, mangiare tutti. Nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione una mostra sul diritto al cibo

Mangiare bene, mangiare tutti”. Questo il titolo della mostra dinamica e coinvolgente che ProgettoMondo Mlal ha realizzato per riflettere sulle molteplici dinamiche che ruotano attorno al nostro piatto.
Alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Alimentazione fissata per il 16 ottobre, la nostra organizzazione ricorda che nel mondo, più di un miliardo di persone non mangia a sufficienza e un altro miliardo di persone soffre per problemi legati al troppo mangiare.
Nel Sud del mondo anche i piccoli produttori di cibo spesso soffrono la fame, così come nel nostro territorio, migliaia di piccole aziende sono costrette a chiudere le loro attività perché faticano a sopravvivere alle leggi del mercato.
Il cibo stesso è in pericolo ovunque: molti piccoli produttori, a Nord come a Sud del mondo, perdono la proprietà sulle sementi e, per questo motivo, alcune varietà alimentari stanno rapidamente scomparendo.
Nemmeno i consumatori sono liberi quanto potremmo pensare. Perché è sempre più difficile ricostruire la strada percorsa dal cibo che ritroviamo a tavola, e quindi, per ciascuno di noi, conoscere, scegliere e ottenere garanzie di qualità su ciò che mangiamo.
La mostra “Mangiare bene, mangiare tutti” presenta con parole semplici la realtà complessa che sta dietro al cibo che mangiamo, accompagnando il visitatore alla scoperta dell’origine e della trasformazione del cibo, ma è anche un’occasione per sapere qualcosa di più sulla fame del mondo e sulle sue cause. Il percorso si compone di 6 pannelli arricchiti da un tappeto orizzontale e da una struttura mobile a piramide, ed è caratterizzato da elementi interattivi che vogliono essere uno strumento e uno stimolo per sentirsi parte del tema e protagonisti nella ricerca di soluzioni possibili.
Una mostra che parla ai grandi come ai piccoli e può essere allestita in svariate location, a scuola per la sua valenza educativa come in spazi pubblici perché la cittadinanza possa essere stimolata a riflettere come i problemi locali hanno orizzonti che vanno anche molto lontano dai propri confini. La serie di pannelli proposti può essere vista con la guida di operatori che aiutano la comprensione dei temi affrontati, ma anche da soli grazie al linguaggio semplice e coinvolgente che è stato utilizzato nei testi e dal grande impatto delle immagini.
Con essi ProgettoMondo Mlal propone anche un video documentario sul progetto di educazione e sicurezza alimentare per i figli dei minatori boliviani (Figli della miniera) e il fotoracconto “Un giorno con Melita” realizzato per parlare ai bambini di lotta alla fame.
Chi fosse interessato a noleggiare la mostra può contattare l’area educazione di ProgettoMondo Mlal scrivendo a educazione@mlal.org o telefonando allo 0458102105.

mercoledì 12 ottobre 2011

Focsiv/Cidse: è tempo di ripensare il sistema alimentare mondiale

Soluzioni urgenti ai problemi strutturali della fame in vista della diminuzione della produzione alimentare dovuta ai cambiamenti climatici, a comportamenti di consumo non sostenibili e a regimi commerciali ingiusti, affinché si possa garantire il diritto al cibo per tutti gli esseri umani.
E’ quanto chiedono FOCSIV e CIDSE(la rete internazionale di agenzie di sviluppo cattoliche legate alle Conferenze Episcopali di Europa e Nord America, di cui anche ProgettoMondo Mlal fa parte) come priorità nelle politiche nazionali e internazionali ai Governi in occasione della 37° sessione del Comitato ONU sulla Sicurezza Alimentare (CFS, 17-22 ottobre 2011) e della Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre) attraverso le pagine del nuovo documento di posizione sul price volatility in cui si analizza l’andamento della volatilità dei prezzi dal 2007-2008 approfondendone le conseguenze sulle popolazioni ed in particolare sulle famiglie povere dei Sud del mondo.
"Il cibo costituisce una fetta importante dei bilanci delle famiglie povere. Di conseguenza, i prezzi più elevati colpiscono i poveri in maniera sproporzionata aggravando ulteriormente l'ineguaglianza - dice Sergio Marelli, Segretario Generale Focsiv, membro italiano della CIDSE -. Ecco allora che nei paesi in via di sviluppo dove ben il 70% della spesa delle famiglie va in cibo rispetto al 10-20% di quella delle famiglie dei paesi ricchi, la questione assume proporzioni drammatiche. I picchi nei prezzi, inoltre, sono dannosi non solo per i consumatori ma anche per i produttori. Sebbene un prezzo elevato in alcune circostanze può essere vantaggioso per i coltivatori, la volatilità dei prezzi rimane pericolosa sia per loro che per gli altri attori della catena alimentare in quanto aumenta il rischio di perdita degli investimenti in caso di caduta dei prezzi".
“Il nostro sistema alimentare è come un secchio che perde acqua. Non ha senso continuare a rifornirlo senza prima riparare la perdita”, commenta Bernd Nilles, Segretario Generale della CIDSE.
Per questo motivo, in vista della riunione del CFS delle Nazioni Unite, CIDSE e FOCSIV fanno appello ai Governi affinché agiscano urgentemente sulla volatilità dei prezzi del cibo e la corsa all’accaparramento di grandi appezzamenti di terra (il cosiddetto fenomeno del land grabbing) nei paesi in via di sviluppo.
“Dobbiamo tutti mangiare, ma miliardi di persone in tutto il mondo non sono in grado di pagare di più per il cibo se i prezzi continuano ad aumentare. Per una famiglia povera, che spende la maggior parte delle proprie entrate in cibo, la volatilità dei prezzi diventa una questione di vita o di morte. Abbiamo bisogno di politiche agricole e commerciali coerenti che permettano di stabilizzare i prezzi, rigide regole sulla speculazione e la creazione di riserve di cibo utili in caso di emergenze e necessarie per stabilizzare i mercati” afferma Nilles.
“Il CFS è nella posizione giusta per negoziare soluzioni tra i governi e sovrintendere e coordinare l’azione globale sul cibo. Favorendo accordi tra paesi sulla governance della terra mostrerebbe prima di tutto che l’approccio multilaterale funziona. Inoltre, le linee guida sono cruciali nella lotta contro la fame poiché proteggerebbero i diritti dei piccoli produttori la cui terra e risorse naturali sono bersaglio degli investitori” spiega Marelli.
La FAO stima che le impennate dei prezzi hanno incrementato il numero delle persone denutrite portandole dagli 850 milioni del 2007 al miliardo del 2009, e che nonostante un calo dei prezzi tra il 2009 e il 2010, di fatto, il livello dei prezzi non è mai sceso al di sotto di quello del 2007 e fluttua ancora adesso intorno al doppio del prezzo medio del periodo 1990-2006.
In questo contesto, il Comitato ONU sulla Sicurezza Alimentare affronta un test importante sulla sua autorità come organo legittimo di coordinamento globale sulla governance alimentare poiché ha intenzione di adottare le Voluntary Guidelines for the Responsible Governance of Tenure of Land, Fisheries, and Forests.

martedì 11 ottobre 2011

Nuove regole globali per difendere la terra e chi la lavora

Via gli speculatori dalla terra e dal cibo”. “La terra è di chi la lavora e delle comunità locali”. “Sovranità alimentare per tutti”. Sono alcuni degli slogan lanciati a Roma da un centinaio di rappresentanti del Coordinamento internazionale delle organizzazioni contadine la Via Campesina, del International Planning Committee (Ipc) for Food Sovereignty e del Comitato italiano per la sovranità alimentare (Cisa) nel presidio organizzato l'11 ottobre davanti alla sede della Fao per monitorare i negoziati sulle Linee Guida Volontarie sulla proprietà della terra (Voluntary Guidelines on the Responsible Governance of Tenure of Land, Fisheries and Forests in the Context of National Food Security) che si concluderanno venerdì e l’incontro dell’organismo di Governo del sistema alimentare multilaterale (Committee for Food security/Cfs) insediato presso la Fao incentrato sulla grave crisi dei prezzi alimentari in corso.
Ci aspettiamo che alla fine della settimana gli Stati che partecipano ai negoziati sulla terra approvino delle Linee guida che ci sottraggano dalle mani degli speculatori e che assicurino l’accesso e il controllo sulle risorse naturali, incluse la terra, l’acqua, le riserve di pesca e le foreste, ai piccoli produttori, alle popolazioni locali, alle comunità indigene e ai popoli in conflitto”, ha spiegato Mamadou Ba, portavoce del Conseil National de Concertation et de Coopération des Ruraux del Senegal.
La corsa all’accaparramento di terre da parte di imprese europee e multinazionali – ha continuato Jorge Stanley Icaza, indigeno del popolo Kuna a Panama – è una forma di colonialismo che continua, come se quella conquista di Cristoforo Colombo dei nostri territori, ricordata per combinazione proprio qualche giorno fa, il 12 ottobre, che ha portato sottrazione di oro, ricchezze, risorse e vite, si moltiplichi ancora oggi senza che nessuno intervenga”.
E’ inutile, ha sostenuto Rehema Bavuma rappresentante ugandese del Forum mondiale dei pescatori “che le agenzie internazionali levino alti lamenti contro il numero delle persone affamate che cresce, quando ai piccoli produttori e alle comunità locali non viene riconosciuto il diritto di coltivare la propria terra, o di pescare nelle acque davanti la propria casa, come succede alle comunità come la mia, affacciata sul Lago Vittoria. Se non si proteggono i piccoli produttori di cibo dalla voracia di terra dei grandi investitori finanziari, come anche dall’invasione delle piantagioni di agro carburanti, la maggior parte degli abitanti del pianeta non avrà più niente da mangiare e la battaglia contro la fame sarà persa in partenza”.
Una sfida ancor più difficile per le popolazioni nomadi che, come ha raccontato Lalji Desai Marag, presidente indiano dell’alleanza mondiale degli allevatori nomadi, “combattono tradizionalmente la siccità e i cambiamenti climatici spostandosi nei territori. Pratica oggi resa impossibile dalla privatizzazione in corso in Paesi, ad esempio, come il mio, che sta destinando le terre sulle quali eravamo abituati a passare e a fertilizzare nella transumanza a infrastrutture, agro carburanti e cementificazione, mettendo di fatto fuori legge la nostra unica fonte di sussistenza”.
La Delegazione ha consegnato al presidente del Comitato per la sicurezza alimentare Noel De Luna la Dichiarazione di Dakar: una richiesta di impegni contro il Land Grabbing e per il diritto alla terra lanciata al Forum Sociale Mondiale che si è tenuto in Africa e sottoscritta da oltre 700 organizzazioni di tutto il mondo.
Una battaglia che riguarda anche casa nostra: “Denunceremo senza le responsabilità delle imprese italiane nell’accaparramento di terre agricole di alcuni dei Paesi più affamati del pianeta – ha annunciato Luca Colombo del Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare - con una specifica campagna che lanceremo a breve. Ma soprattutto denunciamo che anche in Italia, dove in 10 anni hanno chiuso i battenti oltre 1 terzo delle aziende agricole e dove quello agroalimentare rimane il secondo settore industriale del Paese, sono in corso operazioni di speculazioni selvagge a danno dell’accesso alla terra e del diritto alla sovranità alimentare”.
Uno tra i casi più eclatanti rimane quello della Val di Susa, raccontato al presidio dal portavoce del movimento Claudio Giorno: “I vigneti d’alta quota pregiatissimi di Chiomonte e la cantina sociale realizzata con i fondi pubblici delle autorità locali sono circondati dall’esercito. I produttori hanno vendemmiato nel filo spinato, subendo l’identificazione personale all’entrata nei campi e all’uscita. Tutte le operazioni sono state rallentate, difficili, i danni per i produttori ingenti. La nostra presenza qui testimonia che l’Italia deve assumersi le sue responsabilità in casa e fuori per l’accesso alla terra, e che alla vigilia delle manifestazioni del 15 ottobre in tutto il mondo contro la crisi, il mondo contadino sta lottando per avere risposte concrete: in piazza, nei campi come nelle istituzioni internazionali”.

Per il programma completo degli eventi: www.cisaonline.org

venerdì 7 ottobre 2011

+CIBO+ACQUAxTUTTI= ART&EARTH


I bambini mettono in piazza dei Signori il loro impegno per un mondo più giusto

Sabato 8 ottobre a Vicenza, 2000 bambini scendono in piazza per ricordare a tutti che nel mondo ci sono ancora milioni di persone che non possono mangiare a sufficienza e che non hanno accesso all’acqua potabile.
Nel corso dello scorso anno scolastico, 43 scuole di Vicenza, insieme ad altrettante scuole di Czestochowa (Polonia) e Osijek (Croazia) hanno partecipato al progetto “ART&Earth”, promosso dal Comune e dall’associazione ProgettoMondo Mlal. E, dopo aver scoperto che non tutti nel mondo riescono a mangiare e bere adeguatamente, grazie alla partecipazione a laboratori didattici sul diritto al cibo e all’acqua potabile sotto la guida del network Solstizio e dell’artista Giuseppe Stampone, hanno decorato più di 2000 bottiglie di plastica che, unite insieme, andranno a formare una gigantesca scritta che occuperà l’intera piazza dei Signori.
Le bottiglie saranno messe in vendita durante la manifestazione, e il ricavato servirà a migliorare le condizioni di 6 scuole del Burkina Faso.
Sempre nella giornata di domani, oltre all’installazione artistica realizzata con le bottiglie decorate, alcune classi presenteranno alcuni dei lavori prodotti nei laboratori didattici in uno spettacolo curato da Theama Teatro. Mentre, nel pomeriggio, tutti potranno partecipare a workshop proposti da alcune associazioni vicentine .
Partendo quindi da questa piccola e nuova consapevolezza, l’impegno di ciascun bambino si tradurrà in un gesto di concreta solidarietà che, una volta aggiunto a quello di migliaia di altri bambini, potrà produrre un cambiamento, piccolo ma significativo, per atri bambini del Paese africano.
Una solidarietà che non finirà con la giornata di festa. Da qui a giugno, infatti, le stesse scuole saranno impegnate in un programma di scambio con le scuole burkinabè che vedrà coinvolti i bambini nella preparazione di alcune valigie, riempiete di oggetti di uso quotidiano, che verranno poi scambiate tra Europa e Burkina Faso.
Da un gesto a una conoscenza concreta, dunque, con la speranza che in futuro tutto ciò porti a un maggiore rispetto reciproco, tra singoli cittadini e popoli diversi, e a stili di vita più sostenibili e solidali.
per informazioni: ProgettoMondo Mlal – 045.8102105 – educazione@mlal.org

lunedì 3 ottobre 2011

Detenuti sul palco, per il festival "Tambo Tambulani Tambo"

Per la prima volta nella storia del Mozambico un gruppo musicale di soli detenuti ha partecipato a un festival internazionale.
L’idea è stata di Carlos Alberto, responsabile culturale di ProgettoMondo Mlal nell’equipe di “Vita Dentro”, il programma di cooperazione che coinvolge le prigioni della Provincia di Nampula.
Anamavechiwa”, che nella lingua locale macua significa “riabilitato”, “recuperato”, raccoglie un gruppo culturale costituitosi nella Penitenziaria Industriale di Nampula, dove sono reclusi coloro che devono scontare pene particolarmente lunghe. Il gruppo comprende 64 artisti che esprimono diverse aree artistiche: danza, musica, poesia, pittura, teatro.
Al festival di Pemba hanno partecipato i musicisti di Mbira, strumento tradizionale del nord del Mozambico. Durante il festival, il gruppo ha fatto parte di una jam session con altri musicisti mozambicani e riscosso molto successo per la bravura, oltre che suscitato grande ammirazione e curiosità per la condizione di reclusione dei componenti, che hanno avuto anche l’occasione di esibirsi con il prof. Warilla, vero re della Mbira, accompagnandolo in un canto che ha emozionato tutti i partecipanti al festival. Lo stesso Warilla si è alla fine detto molto ammirato dal coraggio e dalla grande forza che hanno saputo trasmettere i nostri artisti!
Un successo che andrà riproposto altrove, perché le buone prassi, sperimentate nel progetto “Vita Dentro”, fanno particolarmente bene a un Paese che, in questo modo, riscopre le proprie risorse anche dove non immaginerebbe di trovare dei talenti così portentosi.

Sara Laruffa
Casco Bianco
ProgettoMondo Mlal Mozambico