Sono rientrata ieri sera dal Brasile, dove ho visitato le realtà dei piccoli progetti con cui collaboro da anni. Tra cui l’iniziativa di microcredito a sostegno della Sala di Radiologia dell’Ospedale S.Pio X di Ceres, Diocesi del Goias. Un ospedale filantropico gestito dalla Diocesi stessa.
Rientro in Italia con due preoccupazioni. Una per la salute del vescovo Dom Pedro Casaldaliga, l’altra per le elezioni brasiliane di domenica 3 ottobre per le cariche di Presidente della Repubblica, senatori, governatori, deputati federali e deputati statali che nei prossimi quattro anni dovranno rappresentare oltre 190 milioni brasiliani. Non è cosa da poco.
Il Vescovo Pedro è stato ricoverato lunedì al Pio X in gravi condizioni. Poi ha superato la crisi, ma rimane un paziente a rischio. Il dottor Antonio, la cui figura spicca nell’ospedale per passione e impegno, e che ha fatto di tutto perché il S.Pio X non chiudesse mai le porte alle persone più bisognose, (non a caso nell’atrio dell’ospedale si legge “UMA OBRA DE DEUS A SERVICO DO POVO”) dice che, per la gravità del caso, Dom Pedro avrà bisogno per sempre di assistenza medica e di una persona vicina.
Così, giovedì mattina, proprio mentre io lasciavo l’ospedale, sono arrivati Dom Rixen Eugenio, attuale vescovo di Gioas, e Dom Tomas Balduino, emerito della stessa Diocesi, che insieme al dottor Antonio dovevano decidere il da farsi.
Calsaldaliga - per tanti di noi che hanno lavorato in Brasile, e sicuramente per il mondo intero - è stato un punto di riferimento, un segno di amore e fedeltà al vangelo di Cristo. E a lui va tutto il nostro affetto e pensiero in queste ore delicate.
Ma un altro pensiero, ancora una volta preoccupato, va alle elezioni di domenica prossima.
“La Chiesa Cattolica non indica nessun candidato/a, ma chiede di votare le persone che hanno la “Ficha Limpa” (fedina penale pulita). Il popolo brasiliano non accetta la politica di uomini e donne che praticano la corruzione, rubano il bene pubblico che potrebbe servire per migliorare l’educazione dei nostri figli e la salute dl popolo”. Queste sono le parole lette dal vescovo Don Eugenio Rixen vescovo del Goias, l’area in cui ho vissuto in questo mese. E ancora: “Nella scelta dei candidati vorrei che voi poteste pensare alla vita pregressa delle persone: Chi non ha fatto nulla per la comunità nel passato, sicuramente non aiuterà in futuro. Dunque, qual è l’impegno del candidato nella difesa della vita, nella promozione dell’agricoltura familiare, nella riforma agraria, nel migliorare la salute pubblica, nel valorizzare i professori e nella lotta per un’educazione di qualità? E qual è la partecipazione del canditato/a nelle lotte popolari? Quali interessi difende? Un piccolo gruppo di privilegiati o i poveri esclusi e oppressi? Scegliete bene i vostri candidati. Votare ed esercitare la cittadinanza è cosa seria”.
Vorrei partire da queste sagge parole: le ultime che ho sentito prima di lasciare il Brasile.
Appena arrivata - era l’1 settembre - mi ero subito chiesta se una donna potesse mai ottenere tale incarico. E ho subito pensato al maschilismo che impera in Brasile, che non avrebbe certo aiutato in questo senso! Ma dopo una settimana lei, Dilma Rousseff, raggiungeva il 52% di gradimento, e Josè Serra il 26. Mentre Marina Silva dei Verdi non superava il 10 per cento.
La percentuale non si abbassava.
A metà del mese Dilma è diventata nonna e il giorno dopo ha disdetto tutti gli impegni per andare a trovare il nipotino che abita al Sud. Così, sulla prima pagina di tutti i giornali c’era lei con il nipotino: la percentuale si è alzata di altri due punti.
Oltre a essere la candidata di Lula (è con lui in tutte le immagini e fanno coppia fissa nelle manifestazioni nelle città più grandi del Brasile), è una persona in gamba e anche autonoma. A detta di coloro con cui ho parlato in queste settimane, è la continuazione di Lula, ma non un suo automa. Anzi –dicono- a Lula è piaciuta per questo.
Nel frattempo io visitavo la realtà di Ceres, uno Stato in cui ci sono molta terra, tante vacche e poche persone. Ma dove piove pochissimo, e lavorare la terra è quindi molto faticoso. Gli accampamenti sono ormai rari, e le aree sono già diventate degli assentamenti (vale a dire insediamenti, terre ufficializzate e non più occupate): le persone hanno cioè avuto la terra, oggi recintata. La luce deve ancora arrivare e l’acqua è stata incanalata perché comunque le sorgenti non mancano.
Chi aveva la possibilità ha comprato qualche mucca da latte, creato pollame, piante da frutta e ha fatto l’orto. La strada è stata battuta e non ci sono più buche. Ora aspettano dal governo i soldi a fondo perduto per costruire le case.
Per me, che mancavo dal Brasile da cinque anni, le cose mi sono parse cambiate: qui il governo Lula ha lavorato bene e la gente sta migliorando le proprie condizioni di vita.
La BR, la strada a 4 corsie che attraverso il Brasile, è senza buche. Ed è stata anche avviata la realizzazione della ferrovia del nord per merci e passeggeri. Insomma, cominciavo a credere che Dilma passasse al primo turno…
Poi mi sono poi trasferita al Sud del Brasile per rivedere amici della scuola in cui ho lavorato anni fa. E qui ho trovato un’altra realtà. Mi sembrava di essere in Europa: brasiliani di origine italiana che parlavano veneto, polacchi, tedeschi e molti bianchi. Se c’erano neri, era un’eccezione. La maggior parte degli immigrati provengono dai Paesi dell’ America latina che confinano con il sud del Paese.
Questi amici hanno studiato un metodo per diminuire il conflitto tra insegnanti e alunni chiamato PAV Projeto Alternativas à Violencia. Erano venuti in delegazione a un convegno organizzato dalla scuola di Pace di Reggio Emilia per raccontarci la loro esperienza. Tra loro, come insegnante, c’era anche un consigliere comunale, Veridiana, che guarda caso ha compiuto 35 anni a giugno, e si è quindi potuta candidare a senatrice. Si tratta della più giovane candidata per il Partito dei lavoratori di Lula in tutto il Brasile. Mentre la vice sindaco di Ceres – Goias del Pt, è candidata a deputata a Brasilia per l’impegno dedicato alla salute. Sono stato con lei in alcune classi dell’università di Passo Fundo Rio grande do Sul per parlare della mia esperienza sindacale.
Davanti a me 3 donne quindi. La candidata di Lula e altre due che avevo già avuto modo di conoscere e valutarne la bravura. Cosa volere di più?
Ma l’incantesimo si è rotto!
Nei giorni successivi, l’opposizione ha scoperto una serie di scandali che vedevano coinvolta una collaboratrice di Dilma, accusata di nepotismo, spreco di denaro ecc. Si tratta di Erenice Guerra che, pur dimettendosi subito - ha fatto precipitare la percentuale di gradimento di Dilma al 46%. E il sogno di una vittoria al primo turno, da quello che ho sentito e visto, a questo punto sembra un miracolo.
Se sull’onestà di Lula pare non ci siano dubbi, il PT è però pieno di corrotti. Per questo è nata la campagna “Ficha Limpa”, che chiede una legge che mandi a casa i candidati corrotti.
Qualcuno, per dare un segnale a Lula, voterà Marina dei Verdi, mentre il candidato Serra sembra lo voterebbero in pochi.
Nel mio viaggio di rientro ho conosciuto in aereo un vescovo dell’amazzonia, con cui ci siamo messi a parlare di elezioni. Ho voluto indagare cosa ne pensasse e quando abbiamo toccato il discorso su Lula era dispiaciuto: “con la sua grande popolarità nessuno ha il coraggio di sparlarne, e lui si è montato la testa, fa il populista ed è troppo amico di Chavez”. Pur non mettendone in dubbio l’onestà, secondo questo vescovo Lula ha fatto ben poco per l’amazzonia, se non nulla, e la riforma agraria è rimasta sulla carta. Ho suggerito a questo prelato di parlare con Lula, cercarlo, ma mi ha risposto “se lei sapesse quanti amici ha tra di noi. Ma Lula non ascolta, e quindi che vada avanti come crede”.
Fermarsi per 4 anni potrebbe aiutarlo a riflettere e a cambiare magari idea su determinate questioni. E se Dilma non vincesse al primo turno sarebbe un segnale importante in questo senso.
A questo punto - mi chiedo - è meglio vincere al primo turno pur gonfiando l’orgoglio di Lula ma con un bel risparmio di soldi per i brasiliani, o vincere al secondo turno perché Lula possa capire che deve ritornare a essere il leader del Brasile?
Scandiano 1 Ottobre
Ester Magananini
ex cooperante
ProgettoMondo Mlal Brasile
venerdì 1 ottobre 2010
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