Il colera ad Haiti non fa notizia ma uccide. La totale assenza di infrastrutture igienico-sanitarie, la cattiva gestione degli impianti fognari e dell’acqua potabile, l’insufficienza di prevenzione e vaccini specifici, complici la povertà endemica, e magari la stagione secca e altri cataclismi naturali, hanno segnato soltanto dall’ottobre 2010 – anno del devastante terremoto che mise in ginocchio il Paese – ad oggi, 703.595 casi di infezione e 8.564 vittime.
In questi giorni però l’epidemia di colera ha avuto un’impennata preoccupante. Nel solo dipartimento di Hinche, nell’altipiano centrale del Paese, lontano quindi dalla caotica e sovraffollata capitale e in un’area a vocazione prettamente agricola, l’escalation non ha precedenti. Se luglio e agosto avevano registrato soltanto 66 casi di infezione, dal 10 al 26 settembre i ricoveri sono stati 87 e oggi, nell’arco di una sola settimana, si è appreso che altre 50 persone sono state ricoverate all’ospedale Sainte Therese di Hinche, 35 mila abitanti, capoluogo del dipartimento.
Il colera ha colpito soprattutto la città e il piccolo centro rurale di Bassim Zim. I media locali riportano con grande risalto gli ultimi drammatici dati. Si dice che oltre a essere una escalation che non ha precedenti, la situazione appare completamente senza controllo. Il colera, infezione diarroica acuta a trasmissione orale-fecale viene contratta in seguito all'ingestione di acqua o alimenti contaminati da materiale fecale di individui infetti. I cibi più a rischio per la trasmissione della malattia sono quelli crudi o poco cotti.
“Qui ad Hinche non pioveva da mesi e la pioggia è cominciata appena da 10 giorni”, ci racconta la nostra cooperante Luisa Zamperini, veronese, che insieme al marito Michele Magon, originario di Pescantina, nel dipartimento di Haiti coordinano per l’Ong ProgettoMondo il progetto Nuove Energie. Un intervento dedicato ai contadini e alle famiglie di quest’area rurale per contrastare il disboscamento selvaggio, quale unica fonte di energia, con l’implementazione di vivai, l’adozione di cucine migliorate a risparmio energetico e l’uso di pannelli solari per il ricavo dell’energia elettrica. “La siccità ha favorito e alimentato il prolificare di batteri, l’inquinamento e l’accumulo di sporcizia. I canali di scolo di Hinche sono una discarica a cielo aperto e purtroppo niente sembra potere migliorare questa situazione…”.
Se i media non risparmiamo aggiornamenti e dati sulla situazione, la popolazione pare subire questo atavico inanellarsi di cataclismi, epidemie e paralisi politica del governo, con paziente sottomissione: “La popolazione haitiana è abituata a non aspettarsi e a non potere chiedere niente alla vita – conclude l’operatrice di ProgettoMondo Mlal – e con lo stesso spirito sta vivendo questo nuovo dispetto del destino”.
Comunicazione ProgettoMondo
mercoledì 1 ottobre 2014
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