William Stukeley racconta nel suo Memoirs of Sir Isaac Newton's Life, opera datata 1752, di aver
ascoltato dallo stesso Newton la storia della celebre intuizione che lo
scienziato ebbe in seguito all’osservazione delle mele che cadevano dagli
alberi nel giardino della sua casa di Woolsthorpe Manor. Forse i più resteranno
delusi dal fatto che molto probabilmente la celebre mela non sia realmente caduta
sul capoccione dello scienziato come ci raccontavano a scuola, se non semplicemente
al suolo. Certamente resta il fatto che da questa semplice osservazione, apparentemente
del tutto scollegata dalle complesse elucubrazioni che ne seguirono, nacque l’idea
che doveva esistere una connessione tra il modo con il quale cadono le mele
mature e il movimento della Luna attorno la Terra, cosa che da li a poco
avrebbe permesso di elaborare la teoria della gravitazione universale.
La
storia è piena zeppa di episodi come questo. È certo che questi buffi e
affascinanti meccanismi associativi avvengono molto spesso anche nella testa di
persone molto più comuni, le quali magari non verranno mai menzionate nei libri
di storia.
È il caso di Juan Quispe Tito, che qui tutti chiamano El Juanito, il coordinatore dell’associazione boliviana campesina AIQ che ho conosciuto in quest’ultima fase del progetto Qutapiquiña. Juanito è un ometto simpatico, faccia rotonda e andatura claudicante. Perennemente collegato su Whatsup e altri social network, scherza sempre e mi prende affettuosamente in giro di continuo tanto che non riesco mai a capire quando stia parlando seriamente oppure quando mi stia prendendo per i fondelli.
Forse proprio per questo la vera storia
di Qutapiquiña non la conoscerò mai visto che ogni volta che chiedo a Juan come
è andata veramente cambia la versione in continuazione solo per il gusto di prendermi
in giro.
Fra
le tante storielle più o meno verosimili, quella che mi piace di più è sicuramente
quella in cui il Juanito, guardando una vetrina di moda italiana, decide di
chiedere aiuto proprio agli italiani per il suo progetto di trasformazione
della fibra grezza di vigogna visto che quasi tutta questa preziosa fibra viene
trasformata nel nostro paese; “in Italia si producono le cose più raffinate,
per questo volevo lavorare con gli Italiani!”
Di vero posso raccontare solo quello che ho letto nelle
e-mail che il Juanito mi ha lasciato leggere dalla sua mailbox. La prima e-mail,
datata 23/03/2011, è di una semplicità sconcertante! Juan scrive a ProgettoMondo Mlal: “Sono un partecipante della scuola di leader
finanziata dal Mlal e vorrei avere l’opportunità di parlare con la
rappresentante dell'Ong perché vorrei mettere in piedi un progetto sulla
gestione della vigogna”. Dopo il punto Juan non aggiunge niente, nemmeno i
saluti.
Di
li a poco Juanito avrebbe ricevuto una risposta da quegli Italiani che secondo
lui ne sapevano così tanto di lavorazione della lana di vigogna, e a partire da
questa piccola idea, dopo quasi quattro anni, si sarebbe giunti tutti insieme a
trasformare la fibra grezza boliviana per la prima volta in capi
d’abbigliamento di pregio.
Eccoci qui, questo il 14 gennaio 2016, ad assistere all’evento
di presentazione del marchio Vicuña
Bolivia Tesoro Andino, che più che la realizzazione di un sogno potremmo
definirlo la realizzazione di un’intuizione formidabile, una mela di Newton
caduta questa volta sull’altipiano boliviano.
L’evento si è svolto nel Patio Cultural del Ministerio de Culturas y Turismo,
appositamente arricchito con installazioni di artisti visuali ed artigiani
boliviani ed accompagnato da un ricco buffet fra le cui tante bevande e
pietanze gourmet locali spiccava il vino Chaskañawi di Cotagaita, uno dei
prodotti di un precedente progetto di Progettomondo Mlal.
Il progetto è stato il frutto dell’azione congiunta di tre associazioni, ProgettoMondo Mlal, la britannica Soluciones Practicas ed evidentemente AIQ.
I principali obbiettivi del progetto sono stati il
potenziamento della gestione sostenibile delle risorse, la diffusione di buone
pratiche di sfruttamento della fibra delle popolazioni selvatiche di vigogna,
lo sviluppo di una filiera di trasformazione della fibra e il potenziamento
degli attori e organizzazioni locali.
L’area di intervento è stata quella dell’ANMI-Apolobamba,
un’area protetta in cui da anni si è molto lavorato sulla conservazione di
questo piccolo camelide, in passato a rischio d’estinzione e che oggi per legge
è iscritto nella seconda appendice della lista CITES.
Nel 2013 dalla Bolivia sono stati inviati 50Kg in Italia
dove la ditta F.lli Piacenza di Pollone (Biella) ha accettato la sfida di
trasformare e lavorare questo piccolo lotto. Dopo le fasi di lavaggio,
degiarratura (fase che permette l’eliminazione della parte grezza del vello, le
cosiddette “giarre”) e finissaggio, sono rimasti 36kg (resa pari al 72%); con la
successiva fase di filatura si è riusciti ad ottenere 32Kg di filo di titolo
1/50 e 1/30. Alla fine della lavorazione si sono ottenuti 63 capi di pregio fra
scialli, sciarpe, capispalla e maglioni da uomo e 19 kg di filo di titolo 2/30.
Secondo la ditta piemontese che vanta 250 anni di attività in questo settore si
ha avuto un alto rendimento pari al 64% del totale.
Il marchio Vicuña Bolivia intende infatti commercializzare
due linee: la prima, più costosa, realizzata con l’esperienza tessile
industriale italiana e destinata a un pubblico più esigente in quanto a qualità
ed uniformità della lavorazione, e una linea prodotta artigianalmente in
Bolivia per una clientela più attratta dalla tradizione tessile andina che
dalle caratteristiche nobili della fibra di vigogna.
In
entrambi i casi il marchio assicura non solo che i tessuti siano vigogna 100%,
ma anche e soprattutto l’origine, la gestione sostenibile delle risorse, la
lotta al bracconaggio delle vigogne e il coinvolgimento in una parte della
produzione delle comunità locali.
Hanno scommesso su
questo progetto l’Unione Europea e il CAF- Banco di sviluppo dell’America
Latina, che sono stati i principali cofinanziatori.
Fra
gli invitati hanno speso parole di congratulazione per il successo del progetto
personalità illustri quali il Sign. Timoty Torlot, ambasciatore dell’UE in
Bolivia, , il presidente del CAF Emilio Uquillas e il Sign. Placido Vigo,
Ambasciatore d’Italia; le varie autorità locali hanno sottolineato il valore
dei risultati conseguiti dal progetto in questi anni; fra esse c’erano sul
palco d’onore i rappresentanti del DGB-AP, di ACOFIV-BOL ed infine, a
concludere la serata, il giovane ministro di Cultura Marko Machicao, nostro
anfitrione, il quale invece ha insistito
nel lodare la “essenza comunitaria” del progetto visto che ha coinvolto 1.180
famiglie delle comunità dell’area protetta di Apolobamba e si auspica che il
progetto sia esteso anche ad altre aree del paese. A seguire una modella ha
sfilato mostrando a tutti lo scialle prodotto in Italia.
Fra tutte queste autorità ovviamente non poteva mancare
l’immancabile Juanito che con un PowerPoint ha spiegato il progetto a ben 200
persone fra invitati ed autorità. Io stesso l’ho aiutato a mettere su la
presentazione che termina con un bel “la
historia continua…” e conoscendo quella vecchia volpe del Juan, siamo tutti
certi che la storia continuerà.
Stefano Russo
Servizio Civile La Paz
ProgettoMondo Mlal
Bolivia
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