Il centro storico di
La Paz è ripidissimo e necessariamente lo si percorre lentamente,
lasciandosi alle spalle la strada più larga e lunga della città, “El
Prado”.
A sud-est, molto più in alto rispetto al resto della
città, sorge il quartiere di San Isidro. Ed è proprio in questo
quartiere, per la precisione in Calle Juan Domingo Perón, che ha sede il
gruppo produttivo Yanapasipxañani che, in lingua Aymara, significa
“Andremo avanti, unite”.
Da trent’anni a questa parte le
tessitrici, 13 donne che attualmente compongono questo gruppo, si
riuniscono una volta alla settimana per realizzare prodotti al telaio
con la fibra di Alpaca.
A dicembre si è concluso un anno di sforzi, che ha assicurato
una visita oculistica gratuita a tutte le artigiane.
Il processo di realizzazione dei capi in
fibra di Alpaca consiste in una serie di fasi delicatissime e di
straordinaria bellezza, dalla districatura della fibra del camelide in
un apposito strumento di legno a manovella, la cardadora,
passando per la tintura della fibra e la creazione dell’ordito, fino
alla lavorazione vera e propria al telaio a quattro pedali, durante la
quale la sciarpa lentamente prende forma tra le mani consumate e piene
di esperienza delle artigiane.
Una volta terminato il processo di
lavorazione, dopo essere stati attentamente revisionati in un controllo
di qualità che spetta a rotazione a ciascuna delle donne del gruppo, i
capi verranno catalogati e registrati.
L’auto-sufficienza implica
auto-organizzazione, e questo le tessitrici di Yanapasipxañani lo sanno
bene come dimostra un cartellone affisso al muro che riporta i nomi
delle donne che, per quella settimana, si occuperanno di gestire il
controllo qualità, i canti di gruppo e la pulizia del laboratorio (taller).
Terminato
il lavoro, i capi verranno portati, da questa piccola sala luminosa dal
panorama mozzafiato, al negozio dell’associazione ComArt Tukuypaj,
costituita 18 anni fa con l’obiettivo di migliorare la qualità della
vita delle artigiane e degli artigiani attraverso la commercializzazione
dei loro prodotti garantendo, contemporaneamente, al consumatore la
trasparenza del processo produttivo e la qualità delle materie prime.
ComArt
riunisce, infatti, altri 33 gruppi di produttori provenienti da
differenti zone della Bolivia che, come Yanapasipxañani, realizzano i
loro prodotti con tecniche tradizionali e materiali naturali. Proprio questo minimo comune denominatore unisce all’interno
dell’associazione gruppi talvolta appartenenti a culture differenti
della Bolivia (tra cui Aymara, Quechua, Mollo, Guaranies e altre)
rendendo questo contorto meccanismo, chiamato mercato, quanto più sostenibile e sano possibile per tutti.
Quando
in Europa si entra in peno inverno, in Bolivia comincia l’estate, e
con essa si interrompono - soltanto per un po’ - gran parte delle
attività.
Proprio come per gli studenti boliviani quelli di dicembre sono stati gli ultimi giorni di scuola prima delle loro graduaciones, anche per i gruppi produttivi di ComArt si è concluso un anno di dedizione e di sforzi.
Nel
pomeriggio del 7 dicembre, in Calle Juan Domingo Perón, c’ero anche io a
festeggiare con le donne di Yanapasipxañani la fine delle attività del
2015 e dunque la conclusione del micro-progetto “Desarrollo de nuevos productos y mejoramento de la calidad”, un’iniziativa sostenuta dal più ampio programma di cooperazione “Hilando Culturas” avviato nel 2013 da ProgettoMondo Mlal e l’organizzazione non governativa inglese Soluciones Practicas, al
fianco delle realtà locali quali la Red OEPAIC (Organizaciones
Economicas de Productores Artesanos con Identidad Cultural) e
l’Associazione Ecologica “Tecnologia y Cultura en los Andes”, e grazie al cofinanziamento dell’Unione Europea.
Rispetto
agli obiettivi su cui era stato scritto il Progetto “Hilando Culturas”,
e dunque il miglioramento e aumento delle capacità di produzione e
commercializzazione degli artigiani e la parallela valorizzazione
dell’identità culturale quale elemento fondamentale per un processo di
sviluppo sostenibile delle comunità, la strategia adottata dal gruppo
Yanapasipxañani è risultata più che vincente! Grazie ai fondi destinati a
realizzare questo micro-progetto, è stato possibile assicurare
una visita oculistica gratuita a tutte le artigiane Yanapasipxañani e
quindi acquistare per ciascuna due paia di occhiali da vista (uno per la
presbiopia e uno per la miopia). Un’iniziativa che rientra nell’ambito
della sicurezza sul lavoro e che, se si considerano i rischi che
corrono queste donne non più giovanissime che usano quotidianamente
strumenti dalle dimensioni anche piccolissime, risulta preziosissima.
A
rendere questo momento davvero speciale, ma soprattutto a dimostrare
ancora una volta l’energia e la grinta delle tessitrici di
Yanapasipxañani, è stata la consegna dei diplomi di
post-alfabetizzazione.
Ciascuna delle tessitrici ha infatti anche
portato a termine, con una diligenza e una forza di volontà che
farebbero invidia a chiunque, un corso di sei mesi grazie al quale ha
ottenuto il diploma del sesto anno di scuola primaria (la nostra quinta
elementare), pur lavorando contemporaneamente al taller produttivo e crescendo i figli in una società fin troppo machista.
Nel
panorama boliviano e, più in generale andino, in cui l’arte tessile è
ormai pesantemente condizionata da una graduale perdita dei saperi
tradizionali e spesso anche dalla mancata collaborazione tra le piccole
realtà produttive e i canali di commercializzazione, le tessitrici di
Yanapasipxañani rappresentano dunque l’esempio più bello di chi con
energia, grinta e semplicità lotta quotidianamente per un’alternativa
alla crisi economica, e senza per questo rinunciare alla forte identità
culturale che caratterizza questo Paese situato a metà della spina
dorsale del Sud America, all’altezza degli organi vitali.
Alessandra Guadagno
Servizio Civile a La Paz, Bolivia
mercoledì 3 febbraio 2016
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