domenica 2 settembre 2012

Giovani trasgressori si raccontano


In occasione della cerimonia che si è svolta il 22 scorso a Qalauma, per festeggiare il primo anno di vita della struttura realizzata da ProgettoMondo Mlal per i giovani trasgressori boliviani, il quotidiano locale “Pagina SIETE” ha raccolto le testimonianze dei ragazzi reclusi, qui tradotte dal nostro casco bianco in loco, Rosilde Brizio.
Eccole riportate di seguito.

Johnnatan D.
Sono qui da sei mesi. All’inizio sono stato molto male perché non conoscevo nessuno però ora le cose sono cambiate. Lavoro in un laboratorio di serigrafia e in uno di taglio e confezionamento. Con i soldi che guadagno mi compro da vestire. Vorrei uscire da qui perché sono stato accusato ingiustamente di aver violentato mia cugina. I miei genitori sanno bene che non sono colpevole e ora vorrei solo poter dedicarmi al mio fratellino che ha 15 anni. Mi piacerebbe studiare ingegneria elettronica, come mi ha motivato a farlo mio nonno.

Roberto (18 anni)
Mi hanno portato qui da un altro centro per adolescenti che si chiama “Il Trono”. Avevo 18 anni quando mi hanno trasferito qui. Non ricevo visite di nessuno. In questi 11 mesi che ho trascorso qui neppure i miei genitori sono venuti a trovarmi, immagino che a loro non interessi. Quando li chiamavo, mi dicevano che sarebbero venuti, ma non è stato cosi. Qui ho fatto amicizia con molti ragazzi della mia età, o anche più piccoli e più grandi e vado d’accordo con tutti. Vorrei uscire di qui non per rubare ma per poter lavorare e andare avanti.

Daniel
Sono recluso da un anno in Qalauma e prima, per tre anni, ho vissuto nel carcere di San Pedro. Mi sento meglio qui perché vengo aiutato a crescere come persona. Lavoro tutto il giorno nel laboratorio di panetteria e ricevo uno stipendio che non serve per le necessità giornaliere. Ho conosciuto nuovi amici ai quali do alcuni consigli. Mi trovo qui per un “fatto di sangue”, però i miei genitori mi appoggiano perché sanno che sono un bravo ragazzo. Mi piacerebbe studiare Diritto per poter aiutare la gente. In tutto questo tempo ho letto 7 libri di Carlos Cuauhtemoc Sanchez e di Gabriel Garcia Marquez.

Aldo (20 anni)
Son qui per poter cambiare e tornare a inserirmi nella società. Ci sono persone che ti giudicano per quello che sei. Voglio uscire di qui per poter tornare dalla mia famiglia. Io vivevo per strada con i miei amici e non dipendo dai miei genitori. Mi hanno arrestato per furto. Non volevo danneggiare la persona che ho derubato, lo feci solo per poter avere un po’ più di soldi e potermi comprare dei vestiti. Voglio dire ai ragazzi che sono fuori di non fare niente di male perché, anche per cose banali, paghi una condanna che va dai 10 ai 15 anni, e tornare alla società dopo è piuttosto duro. È come ritornare a nascere.

Adolfo (20 anni)
Il mio errore è di aver vissuto sulla strada, senza dare valore alla mia vita. E poi me ne sono pentito. Mi hanno arrestato per il furto di un cellulare. Stavo bevendo e un poliziotto mi ha accusato ingiustamente. Il mio caso penale non fa progressi perché sfortunatamente sono orfano e ho solo dei fratelli che però non possono occuparsi di me. Qui mi hanno trattato bene, prima ero nel laboratorio di agronomia, mentre ora realizzo braccialetti. Ho lasciato l’agronomia perché ho problemi ai reni. Il mio obiettivo è cambiare vita perché tornassi sulla strada sicuramente verrei riportato qui dentro con l’accusa di furto o di qualcosa di ancora più grave. Chiedo a Dio che mi cambi.

David (17 anni)
Sono 6 mesi che mi hanno portato qui con l’accusa di furto aggravato. Ho scippato il cellulare a due ragazze. Fisicamente non ho fatto loro niente, ma psicologicamente sì. All’inizio non volevo che mi portassero qui perché c’erano i miei amici e mi avrebbero riconosciuto, però al contrario mi hanno ricevuto bene e mi hanno fatto cambiare. Ho imparato a dare valore alla mia famiglia. Prima scappavo da casa ma poi mi sono accorto che chi viene a trovarmi qui non sono gli amici, ma proprio la famiglia. Vorrei ricominciare ad andare a scuola. Lavoro nel laboratorio di serigrafia e mi piace.

Johnatan (16 anni)
Nel novembre del 2011 sono stato portato qui. Quando una persona arriva qui, si sente nervosa e ha paura, però dopo comincia a fare amicizia. Vado d’accordo con tutti. Sono agronomo, qui ci sono 3 serre e ho imparato a coltivare lattuga e rape. Prima vivevo per strada. La mia vita è stata un po’ complicata e penso che era ora che finisse perché ho fatto tante cose gravi come rubare e drogarmi. Grazie a Dio, ho avuto la possibilità di cambiare. Ognuno lotta per la sua libertà. Ho visto i miei genitori aiutarmi qui e fuori di qui, uno si accorge di quello che ha quando lo perde.

Scarica qui le pagine orginali dell'articolo pubblicato il 26 agosto su Pagina Siete

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