Finalmente, a un mese dal mio arrivo in Bolivia, lascio la caotica La Paz alla volta dell’altipiano di Apolobamba! Insieme a me ci sono Rosa, psicologa e antropologa e Jesús, zootecnico e, per l’occasione, autista. Noleggiamo un 4x4, carichiamo su tutto e partiamo, ma arrivati a El Alto foriamo. Anche se sono già le otto di sera troviamo un gommista aperto e ci restiamo per le due ore seguenti; alla fine non ci resta che usare la ruota di scorta perché l’altra non è recuperabile.
Quando finalmente possiamo ripartire, è notte e comincia a piovere. Lungo la strada ci sono diversi posti di blocco (ci troviamo nei pressi della frontiera Peruviana), dove ci domandano chi siamo, dove andiamo e perché e se siamo autorizzati. Dopo sei ore arriviamo alla cabaña a Ulla Ulla, dove riposiamo per un paio d’ore. Al risveglio capisco dove sono capitata: un paesaggio mozzafiato a 4.500 metri di altezza, dove a due passi da noi scorre un fiume su uno sfondo di montagne innevate. È soprattutto il silenzio che mi colpisce; non ci sono più abituata dopo un mese vissuto nella caotica capitale.
Abbandoniamo questo panorama e partiamo in direzione di Pelechuco, il municipio formato da quattro cantoni dove si svolge l’assemblea costituente per la stesura dello “statuto” dei governi autonomi municipali dell’Area Naturale di Apolobamba, grazie anche al sostegno del progetto Qutapiquiña. Nelle due ore di viaggio che mi separano dalla destinazione, l’attesa degli ultimi mesi è ripagata: vigogne, alpaca e lama pascolano libere fra montagne, fiumi e laghi tra i 4.000 e i 5.000 metri; è veramente uno spettacolo unico.
Arrivati a Pelechuco, è interessante seguire le dinamiche della stesura degli articoli e la discussione sulle problematiche di ciascun presente (c’è chi rappresenta un sindacato, chi un cantone, una chiesa o un movimento). Ad esempio, la maggioranza di loro, piuttosto seccati da chi non rispetta gli impegni presi, propone una punizione per gli assenti.
Al termine di questa assemblea veniamo invitate a un’altra, organizzata dalle Bartolina Sisa, un movimento femminista che prende il nome dall'omonima leader Aymara che lottò contro gli spagnoli nel XVIII secolo. Chi vi partecipa sono donne di tutte le età, ma anche alcuni uomini. Qui Rosa affronta il tema “Genere e autostima”, argomento che interessa molto le amiche boliviane e non a caso viene seguito con grande attenzione.
L’assemblea si conclude tardi, alle 22.00, e dobbiamo rientrare a La Paz. Il viaggio di ritorno sull’altopiano andino ce lo facciamo di notte, per fortuna senza intoppi questa volta.
Eleonora Falchetti
Progetto Qutapiquiña, La Paz
Casco Bianco ProgettoMondo Mlal
lunedì 12 maggio 2014
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