La storia di mamma Salimata è la prova vivente di un lento ma inesorabile cambiamento culturale e generazionale che ha già come protagoniste centinaia di mamme del Burkina Faso. Così come Salimata, in due anni, altre 200 mila donne hanno infatti imparato a riconoscere la malnutrizione, a prevenirla e a curarla e, quindi, a insegnare ad altrettante donne a fare lo stesso. Non c’è infatti miglior aiuto dell’esempio e non c’è migliore risorsa del coraggio di una mamma.
Il programma di lotta alla fame “Mamma!” che sta portando avanti ProgettoMondo Mlal in Burkina Faso ha creato in 3 anni un piccolo miracolo. Praticamente, scommettendo sull’educazione delle madri e il protagonismo della donna, ha visto crescere un esercito pacifico di mamme che si sono appropriate di informazioni e ricette e hanno ingaggiato una battaglia lunga e silenziosa per fare ciò che non è riuscito al 1° Obiettivo del Millennio: sconfiggere la fame.
Le donne come Salimata non chiedono cibo, denaro o commiserazione. Hanno fame di informazioni, formazione, consigli, ricette perché possano loro stesse farsi carico del problema.
“Quando al nostro villaggio sono arrivate un gruppo di donne a chiederci di visitare i nostri bambini –confessa con naturalezza Salimata- io mi vergognavo di quanto fosse magro e poco vivace mio figlio rispetto agli altri. Poi gli hanno misurato il braccino e mi hanno spiegato che il motivo era che non mangiava bene, e che dovevo integrare, alla mia pappa di farina di miglio, anche dei fagiolini e dello zucchero. E mi hanno fatto vedere come avrei dovuto prepararla. Così mio figlio ha ricominciato a mangiare con gusto e finalmente ha iniziato a camminare…”.
Nelle aree rurali del Burkina Faso si contano ancora 35 mila morti all’anno per malnutrizione, i tassi di malnutrizione infantile cronica sono tra i più alti nel mondo. Eppure negli stessi villaggi si produce cibo a sufficienza, e anche l’accesso a quanto viene prodotto non sarebbe di per sé assolutamente proibitivo.
Le concause sono diverse, ignoranza, carenza di informazioni e di pratiche ormai per noi assodate.
Così, il non sapere quanto sia importante per esempio l’allattamento al seno fino ai 6 mesi, diventa decisivo. La donna, perché lavora o perché ha più figli piccoli, sostituisce troppo presto il latte con una inconsistente tisana di erbe. Non conosce le regole base dello svezzamento o i valori nutrizionali dei vari alimenti; non sa che la dieta giornaliera deve contare anche sulle proteine (che non sono per forza carne ma anche legumi, latte, uova), non conosce altre ricette se non quella a base di cereali che si tramanda da 100 anni di famiglia in famiglia. Senza contare che la donna, priva di un ruolo al di fuori della famiglia, non ha concretamente l’opportunità e l’appoggio dell’uomo e della comunità per cambiare le regole del gioco.
Il coraggio e l’orgoglio femminile possono muovere le montagne. Così, anche nel piccolo villaggio di Mapara, escluso dal programma di formazione dell’Ong italiana, le donne sono andate di persona ad assistere alle dimostrazioni negli altri villaggi. Hanno fatto tesoro di quanto visto e sentito e, da sole, hanno fedelmente replicato nel loro villaggio: “Non sapevamo di quale malattia si trattasse ma – ci dice una di queste donne, Lidiane- non passava mese che non seppellissimo un bambino di meno di 5 anni”. Quando abbiamo capito cos’era (malnutrizione, ndr.), e come evitarla abbiamo fatto in modo che gli agricoltori del villaggio mettessero a disposizione alcuni prodotti della zona e che 3 donne di noi imparassero a preparare delle pappe ipernutrienti.
Da quando si svolgono queste attività, la malnutrizione è praticamente sparita dal villaggio.
Lucia Filippi, ProgettoMondo Mlal
DONAZIONI
Iban IT 07 J 05018 12101 000000511320
Causale “progetto Mamma!”
Intestato a ProgettoMondo Mlal onlus
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