La cooperazione sociale non teme troppo la crisi e, anzi, si candida a fornire un possibile modello per affrontarla anche in tema di cooperazione internazionale allo sviluppo.
Il movimento della cooperazione risulta in forte crescita. Nata in Italia, Spagna e Francia la cooperazione sociale oggi costituisce la metà dell’intero impegno in Europa. Ma Cina e Paesi dell’Est non stanno certo a guardare: forti di un maggior dinamismo e tensione al cambiamento, il movimento cooperativo più “giovane” si prepara anzi a mettere in rete il mondo.
La ricetta pare semplice: più leggerezza uguale maggiore flessibilità. Più flessibilità uguale più dinamismo, e quindi accesso semplificato a un ventaglio più ricco di scelte e opportunità di lavoro. Che, a fronte di una congiuntura come quella di questi mesi, non è poca cosa.
Questo almeno è quanto ha sostenuto Bruno Roelants, segretario generale del Cicopa e membro del Cecop - ospite a Verona mercoledì mattina di ProgettoMondo Mlal per un incontro di approfondimento sul tema della cooperazione sociale e cooperazione internazionale allo sviluppo.
All’incontro erano presenti i rappresentanti delle cooperative socie di ProgettoMondo Mlal (Consorzio Trait d’Union della Valle d’Aosta, la cooperativa piemontese ORSo e Coopsse di Genova), vicepresidente e direttore della Ong veronese e appunto il segretario generale del Cicopa.
Partendo da una base comune, che è poi quella dei grandi valori comuni, entrambe le realtà si ritrovano oggi a scommettere sullo sviluppo del territorio locale. E per territorio s’intende qualcosa di molto concreto: quello spazio fisico che conosciamo palmo palmo, per difetti e potenzialità.
“Salvare un’impresa in perdita è più semplice ed economico di avviarne una nuova“, ha spiegato Roelants. E soprattutto, dietro un’impresa in percolo di vita, c’è molta più gente (in termini di risorse umane, di interessi coinvolti, di potenzialità minacciate), interessate a partecipare al progetto di rilancio.
Ecco dunque un ottimo motivo di partenza per sostenere una comunità (o un sistema di cooperative) nello sviluppo locale. Creando poi sistemi non troppo grandi ma “meso”, come ha puntualizzato il segretario del Cicopa, infatti un sano modello di sviluppo locale si esporta e si scambia in tutto il mondo. “Una ricetta che funziona lì dove ci sono movimenti di cooperative già organizzati, ma anche dove un Paese, come ad esempio il Brasile, può favorire scambi triangolari sud-sud, per esempio con il Mozambico”.
Roelants è poi convinto che le opportunità di lavoro e di ridistribuzione delle ricchezze portino con sé vantaggi che vanno in circolo, che creano cooperazione sì ma anche sviluppo. “Neanche l’Unione Europea ha capito da subito le potenzialità di un simile strumento nella cooperazione internazionale. Come se la tutela dei diritti delle donne, ad esempio, non fosse anche una questione di pari opportunità nel lavoro e nella crescita economica”.
Da qui la proposta concreta di sperimentare nuove partnership anche con ProgettoMondo Mlal, presente e buon conoscitore di tanti territori del Su del mondo.
Tra le prime idee, quella di un laboratorio Marocco su un tema quanto mai attuale come quello della migrazione. Su come mettere in cantiere un progetto di sviluppo “integrato” si è già cominciato a parlare mercoledì scorso a Verona: rientro nel paese di origine, iniziative di welfare misto pubblico-privato e microimprese giovanili, potrebbero essere i primi punti su cui costruire un nuovo modello di sviluppo locale/globale.
martedì 16 novembre 2010
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