venerdì 22 aprile 2016

Un barattolo per sognare

Un barattolo è un recipiente per mangiare, se capovolto può funzionare come cuscino per dormire, portato in spalla diventa poi un comodo zainetto e quando è appoggiato in terra raccoglie la carità dei passanti: il barattolo è l’oggetto milleusi di ogni ragazzo di strada a Ouagadougou in Burkina Faso.
Le situazioni per una tale scelta di vita possono essere molteplici: per lo più maltrattamenti e violenze domestiche insostenibili, che portano il minore a lasciare la casa preferendo così la strada.
Un barattolo che diventa il simbolo di una vita a rischio, simbolo anche del progetto Amici di Keoogo, nato appunto per donare a questi bambini/ragazzi una possibilità: mangiare, studiare e soprattutto uscire da un giro di delinquenza, sfruttamento e in molti casi morte.
Il progetto sostiene per lo più  bambine e adolescenti che sono più alla mercé di violenze, sfruttamento alla prostituzione, gravidanze indesiderate e malattie.
Lunedì 18 aprile ProgettoMondo Mlal, che collabora con il progetto, ha accolto il coordinatore Nazionale dell’associazione Keoogo, Lassina Zampou, e ascoltato  le ultime novità sul programma che dal 2004 persegue l’obiettivo di protezione dei minori di strada in Bukina Faso.
Il progetto di protezione dei minori comprende due diversi ambiti di intervento: uno medico, psicologico pediatrico e di prevenzione di malattie, l’altro invece, attraverso l’offerta di borse di studio e la collaborazione con le istituzioni scolastiche, provvede all’educazione e alfabetizzazione dei bambini.
La scolarizzazione prevede poi che il ragazzo che conclude il corso, possa diventare a sua volta insegnante di nuovi studenti.
Oltre al reinserimento scolastico dei ragazzi di strada, l’equipe di professionisti e volontari di Keoogo lavora molto sulla prevenzione di possibili altri che rischiano di diventare nuovi possibili ragazzi di strada puntando soprattutto sul sostegno alle famiglie a cui verrà offerto un programma di aiuto specifico a cui aderire per il figlio, affinché questo progetto possa essere auto-sostenibile e proseguire nel tempo.
Lassina Zampou ha raccontato con particolare orgoglio l’impegno a cui sta dietro da così tanti anni. La sua voce era calda e coinvolgente, non sembrava aver conosciuto l’inquietudine che sicuramente avrà scorto tante volte negli occhi dei bambine e bambini intrappolati in una vita di strada e senza possibilità.
Ora quei ragazzi la possibilità possono averla, e il loro barattolo sarà solo un ricordo, un portafortuna, un simbolo di liberazione, un’immagine per sognare, proprio come dovrebbe potere fare un bambino.

Sandro Castaldelli
servizio civile 
ProgettoMondo Mlal

martedì 19 aprile 2016

A Bobo Dioulasso a fare il pieno di cultura

Sono andata a Bobo Dioulasso a passare il mio weekend di Pasqua, soprattutto perché avevo bisogno di fare il pieno di cultura, musica, arte.
La settimana della cultura di Bobo è un evento biennale, ormai giunto alla sua diciottesima edizione, che si svolge nei punti focali della cittadina e alla Maison de la Culture, un amplissimo e sfarzoso politeama in cui per un attimo dimentichi di trovarti nel quinto paese più povero al mondo.
La SNC è per la precisione un concorso, in cui danza, artigianato e gastronomia si sfidano in pool di artisti che si impegnano per guadagnarsi il podio, e un riscatto sociale.
Ho trascorso tre giorni in giro per la città, alla ricerca di concerti reggae e djembettisti di tutto rispetto. Non avevo una meta, e io e gli altri ragazzi in servizio civile, con gli amici locali, abbiamo deciso di farci trasportare dall'istinto, più che dal programma della manifestazione.
La cerimonia di apertura è stata lunghissima, in linea con gli eventi burkinabé, e la disillusione l'ha fatta da padrone. Tre ore sotto il sole allo stadio di Bobo, aspettando di vedere corpi neri in movimento e sudore alle stelle. Invece, una piccola sfilata equestre, un defilé di maschere tipiche, e un saluto veloce delle autorità e del ministro dello sport, e alle 18 già il pubblico liberava lo spazio degli spalti.
La maggior parte degli eventi degni di nota si sono svolti alla Maison de la culture: nel pomeriggio si sfidavano troupe artistiche di giovani e bambini, che già in tenera età suonano con maestria il balafond (lo strumento tipico burkinabé, simile a uno xilofono) e lo djembé. Mi ha colpito il modo di suonare di questi ragazzi, sempre con il sorriso, sempre guardandosi gli uni con gli altri, come per condividere fino all'ultima goccia di gioia che quel momento regala. Ancora una volta, artisti che suonano non per il pubblico, ma per la comunità di cui fanno parte, per loro stessi.
E poi, corpi muscolosi che saltano come delle cavallette, che sembrano non sentire lo sforzo del battito continuo dei piedi sul palco. Ritmi tribali che non puoi non sentire fino allo stomaco, che non puoi non seguire, complice anche l'eleganza dei costumi tradizionali.
Ogni esibizione contrappone i vari gruppi etnici, ed è curioso osservare come ciò che accomuna lo spirito artistico africano, al di la delle peculiarità locali, è il medesimo senso di concezione dell'ensemble musicale, dove non ci sono assoli, e dove l'incitazione dell'altro è elemento fondamentale.
Altro aspetto caratteristico, la fiera: all'interno della sede della SNC, a pochi metri dallo stadio di Bobo, ho trascorso due piacevoli orette tra guaritori tradizionali che proponevano rimedi contro qualsiasi male fisico, creme miracolose, e oggettistica di vario tipo. Non ho acquistato nulla, data la scarsa qualità, ma è stato comunque interessante visitarla. Più avanti, all'Ecole Tougouait, numerosi stand proponevano oggettistica e piatti tipici delle varie etnie del Burkina, nonché di alcuni paesi dell'ECOWAS. Ho comprato una tisana contro la malaria e il mal di pancia, e ho gustato deliziose brochette di carne intinte nella salsa maionese; come dolce, una bouillie di miglio e cereali.

Elisa Chiara
Casco Bianco ProgettoMondo Mlal
Burkina Faso

venerdì 1 aprile 2016

Haiti: La Pasqua festeggiata a Papaye

Anche quest’anno siamo riusciti a festeggiare la Pasqua a Papaye. Ci siamo vestiti bene (mai quanto gli amici del quartiere!). Nonostante l’aver portato Marta a messa tutte le domeniche per quasi un anno e Mario per poco più di due mesi, ancora ci guardano strano e si chiedono quale diavoleria sia la fascia porta bimbi.
La chiesa è piena, fa un caldo al limite del sopportabile, ci sistemiamo nel porticato esterno da cui possiamo seguire la celebrazione e goderci un leggero venticello.
La corale di Saint Paul, santo patrono della parrocchia, è incaricata dell’animazione insieme ai musicisti. È festa e c’è la corrente gentilmente offerta dai PFST (piccoli fratelli di santa Teresa): e così chitarra elettrica, basso e tastiera si uniscono a tamburi, maracas e bambù. La “pak” è la festa più importante della liturgia cristiana, e così anche dalla vicina chiesa battista arrivano i canti di lode.
Arriviamo a casa sotto un sole cocente, poco prima di mezzogiorno. Il pomeriggio passa veloce, prendo la macchina e scendo a Hinche a comprare l’acqua potabile mentre la famiglia dorme. Torno dopo poco, facciamo merenda con della iucca lessa e poi via verso la cascata. A Bassin Zim festeggiamo la Pasqua con una giornata di giochi, cinema e musica. Arriviamo che è quasi buio, intravediamo la cascata, visitiamo il nuovo centro turistico, assaporiamo del pollo fritto finché gli amici di Zanmi Sinema proiettano un cortometraggio con il sottofondo di un rumoroso e puzzolente generatore.
Nella strada del ritorno lascio la famiglia di Monerot e di Alson (il nostro guardiano) alla fontana in modo che inizino a riempire i loro contenitori. Arrivati a casa carico in macchina i miei contenitori e ritorno alla fontana, sono le 20. Rientro alle 21.45 con una discreta scorta d’acqua, circa 180 litri, che dovrebbe essere sufficiente per 3 giorni.
In questo scenario di vita quotidiana, gli eventi nazionali mi scivolano addosso: poco mi interessa del nuovo primo ministro haitiano, Enex Jean-Charles, la cui nomina è stata approvata da entrambe le camere 40 giorni dopo la nomina del presidente provvisorio Jocelerme Privert. Ora questi due personaggi dovrebbero gestire il Paese e condurlo alle elezioni previste per il 24 aprile. Mi viene da sorridere, si vorrebbe fare in 4 settimane quello che non si è riuscito a fare in 3 anni…ma si sa in Haiti tutto è possibile, gli amici e colleghi di MPP sono totalmente disillusi e non si aspettano nulla di buono da questa legislatura. La pioggia che non vuole proprio cadere, dicono anche a causa del fenomeno de El Niño, aggrava la situazione di insicurezza alimentare (ne soffre circa il 20% del Paese); la stazione di servizio di Hinche esplode a causa di una fuga di combustibile dal camion del rifornimento. Forse sono diventato troppo haitiano: “ci penserà il Buon Dio a sistemare tutte le cose”.
Gli sforzi e gli impegni però non mancano, ProgettoMondo Mlal presenta una proposta progettuale proprio sul tema della sicurezza con un ambizioso partenariato italo-franco-haitiano ed MPP diploma 25 agroecologi.

Buona Pasqua di Resurrezione!

Michele Magon, cooperante ProgettoMondo Mlal ad Haiti
con Luisa, Marta e Mario