mercoledì 30 aprile 2014

I ragazzi di Portogruaro ci raccontano il Marocco

Arrivati a Casablanca, provati dal viaggio e dalla stanchezza, le emozioni che abbiamo vissuto sono state contrastanti. Prima di arrivare, infatti, credevamo di imbatterci in una città molto più spartana; giunti sul luogo, invece, siamo stati piacevolmente sorpresi trovandola viva, caotica e caratterizzata da elementi tipicamente occidentali.
Quando dalla città ci siamo poi spostati nelle zone rurali, abbiamo avuto il piacere di conoscere alcune donne coinvolte nel progetto “La forza delle donne”, che ci hanno accolto con un banchetto ricco di pietanze tipiche marocchine, facendoci sentire i benvenuti con la loro calorosa ospitalità.
Giunti a Meknes siamo stati accolti in una cooperativa di donne e qui abbiamo conosciuto Viera, la referente del progetto che assieme alle altre operatrici ci ha mostrato attraverso un filmato la testimonianza di una donna marocchina vittima di violenze.
A Beni Mellal siamo stati ospiti di un’altra cooperativa dove, in un ambiente molto sobrio, ci è stato presentato il progetto “Bambini in viaggio”, che opera principalmente all’interno delle scuole per promuovere la cultura della migrazione responsabile. In questa occasione abbiamo conosciuto i ragazzi di una scuola di Beni Mellal, che ci hanno intrattenuto con uno spettacolo di loro ideazione, durante il quale abbiamo avvertito il loro forte sentimento religioso e l’impegno e la curiosità con cui i ragazzi hanno dedicato il loro tempo alle attività scolastiche ci ha lasciati fortemente colpiti.
Oltre ad attività di interscambio culturale, questo viaggio ci ha offerto momenti di turismo molto affascinanti: tra essi siamo rimasti impressionati dagli aromi molto forti e dal trambusto incessante che permeava ogni angolo della Medina (città antica) di Fès; un luogo, a nostro parere, molto complesso per chi, come noi, non è abituato a frequentare mercati così affollati.
In conclusione, l’esperienza ci ha lasciato molto sotto ogni aspetto, soprattutto nell’osservare come il lavoro delle operatrici nelle associazioni ha avuto un impatto fondamentale all’interno della società marocchina; cosa che ha lasciato una fonte di ispirazione molto forte per chi di noi ha intenzione di intraprendere nel futuro un percorso nel mondo della cooperazione.

I pensieri dei ragazzi:

Penso che sia un’esperienza talmente forte e unica che dovrebbe essere vissuta da molte più persone. È un viaggio che sarebbe utile a molti occidentali per superare gli stereotipi e i pregiudizi negativi spesso attribuiti all’intero paese, che non permettono il dialogo indispensabile per conoscere persone cordiali che, invece, com’è successo a noi, hanno accolto venti ragazzi che non conoscevano in casa propria senza pensarci due volte.
Paesaggi e tramonti, ricchezza e povertà, sapori e odori. In Marocco c’è tutto. Come ultima cosa, non meno importante, ci tengo a dire che la forza di tutte le donne che abbiamo incontrato è davvero ammirevole.
Debora

Prima di partire per questo viaggio non avevo molte aspettative, ma tornata ho potuto riflettere su un’altra cultura e modi diversi di vivere. Mi ha stupito molto il fatto che nella loro semplicità e sobrietà siano tuttavia una popolazione molto cordiale e ospitale.
Grazie a questo viaggio ho rivalutato una popolazione che, nel pensiero comune, viene spesso fatta oggetto di pregiudizi ingiusti.
Elisa

Prima di partire mi aspettavo un paese molto più arretrato, ma visitandolo ho scoperto un paese molto più “moderno” rispetto a quanto credevo. Soprattutto le città di Rabat e Casablanca.
Ciò che mi ha colpita maggiormente è stata l’ospitalità con cui tutti ci hanno accolto, dalle signore che lavoravano nelle cooperative ai ragazzi della scuola di Beni-Mellal. Sono rimasta sorpresa da tutti i paesaggi stupendi che ho visto.
Questo viaggio mi ha permesso di capire maggiormente questa cultura che, altrimenti, avrei fatto fatica a comprendere.
Mery

Le mie aspettative prima della partenza erano diverse dalle sensazioni che questo viaggio mi ha dato. All’inizio ero solo entusiasta di visitare un paese diverso da quelli che solitamente possiamo vedere, tuttavia ora posso dire che questa esperienza è stata davvero importante perché mi ha permesso di ampliare il mio punto di vista ed eliminare alcuni dei miei pregiudizi.

Cristina

È stata una bella esperienza, anche se prima di partire non avevo molte aspettative. Mi ha sorpreso molto l’ospitalità delle persone e anche la loro gentilezza. E’ stato bello stare a contatto con la cultura marocchina, anche se in alcuni momenti è stata dura, ad esempio durante la visita delle Medine.
Giada

Mi è piaciuta molto questa esperienza ed è stato molto interessante stare a contatto con un’altra cultura totalmente diversa dalla nostra. Il Marocco è un paese molto legato alle sue tradizioni e alla religione che è alla loro base. Stare a contatto con realtà come queste ti aiuta a non avere stereotipi.
Erika

Il viaggio permette di conoscere e di vedere ciò che altrimenti non si riuscirebbe a comprendere. In Marocco la religione è il valore fondamentale che costituisce la loro cultura. Questa esperienza ci ha permesso di rivalutare una popolazione che è spesso oggetto di pregiudizi e stereotipi negativi. Ciò che più mi ha colpito è l’ospitalità con cui siamo stati accolti nelle cooperative e nei vari luoghi visitati, ma anche la forza che le donne ci hanno dimostrato.
Lireta

Durante questo viaggio attraverso le città e la cultura del Marocco ho potuto constatare nei vari luoghi e paesi, che la donna viene spesso messa in un angolo, senza essere presa in considerazione. Io ritengo che siano proprio le donne la vera forza di questo paese, ma esse vengono sempre sottovalutate ed anche maltrattate.
Beatrice

lunedì 28 aprile 2014

Social Day: i giovani italiani si attivano

ProgettoMondo Mlal crede fortemente nel protagonismo e nell’attivazione dei giovani, per questo ha aderito quest’anno al Social Day, una giornata fortemente simbolica in cui migliaia di ragazzi di diverse città italiane si attivano, sporcandosi le mani e dedicando i proventi della loro giornata di lavoro ad un progetto di solidarietà internazionale.
In occasione della giornata, tenutasi il 5 aprile, le Scuole Secondarie di Rivergaro e di Gossolengo hanno raccolto dunque con entusiasmo l’appello di attivarsi a sostegno di altri bambini e ragazzi nel mondo, promuovendo l’attivazione di 200 studenti, precedentemente formati da Danila Pancotti (referente Mlal Piacenza) con l’ausilio dei loro instancabili insegnanti. Lo hanno fatto dedicando alcune ore ad attività di aiuto e supporto all’interno della propria famiglia o in parrocchia, destinando la paghetta al progetto "Il mestiere di crescere", fondato proprio sull’esigenza di rendere i giovani protagonisti attivi all’interno della società.
Inoltre, coinvolti dalla proposta di attivazione, coordinata dall’insegnante Luisella Daveri, una piccola delegazione di ragazzi della scuola media di Rivergaro si è recata anche nella vicina scuola primaria, per spiegare ai più piccoli il significato del Social Day e coinvolgerli sul tema della sensibilizzazione alla solidarietà internazionale.
Per tenere viva la spinta proattiva, l’impegno proseguirà tra il 3 e il 7 giugno: Rivergaro ospiterà, infatti, la mostra didattica "Mangiare bene, mangiare tutti" per continuare a parlare di diritto
al cibo.
I ciceroni della mostra per genitori e classi della scuola primaria saranno proprio i ragazzi!
Da ProgettoMondo Mlal un grazie di cuore ai ragazzi e alle insegnanti che per un giorno si sono fatti portavoce di un impegno concreto di solidarietà internazionale e appuntamento all’edizione 2015!

giovedì 24 aprile 2014

La storia di Luz

Prima tappa del viaggio Milano-Lima con scalo a Madrid. Devo passare dal terminal 2 al terminal 1, così mi incammino e per caso mi accorgo che davanti a me ci sono tre signore e un bambino che hanno formato un gruppetto di viaggio per cercare il proprio gate. Parlano spagnolo tra loro ed è chiaro che si sono appena conosciute.
Inizialmente mi accodo dietro di loro in silenzio, ma presto sono inglobata nel gruppetto: probabilmente avranno intuito che anche io devo prendere il volo per Lima!
Non sono ancora partita e subito mi rendo conto che sono già entrata nella tematica che a breve affronterò nel progetto in cui lavorerò: l’immigrazione e i diritti dei migranti.
Conversando, infatti, vengo a sapere che le tre donne sono peruviane, ma lavorano in Italia, mentre il bambino, che deduco abbia tra i 5 e i 6 anni, è probabilmente nato in Italia (o comunque c’è arrivato da piccolino) e, infatti, parla solo italiano con la mamma. Lui sta andando in Perù per rimanere là con la nonna, dal momento che sua mamma (che non ha più di 30 anni) non riesce a mantenerlo nel “nostro” Bel Paese.
Non so se lui sia consapevole di questo suo destino. A me lo ha detto una delle tre donne, Luz (nome di fantasia), che ha 35 anni e se da una parte mi racconta moltissimi fatti della sua storia personale, è anche molto curiosa e mi chiede se mi fermerò a Lima o se visiterò il resto del Perù; io le rispondo che mi fermerò a Lima per un anno intero, dove lavorerò per una ONG in un progetto sull’immigrazione. È strano doverlo spiegare proprio a lei che di immigrazione potrebbe parlarmene per anni… e, infatti, è proprio quello che fa: tempo zero secondi, mi chiede come si può fare, perché lei ha una sorella che vorrebbe venire in Italia. Eccola! La prima occasione in cui mi sento assalita dalla paura di essere impreparata e incapace di rendermi utile nella concretezza delle situazioni! Poi però allontano il timore e penso che non posso deluderla e così cerco di spiegarle meglio come funziona il progetto Perù Migrante consigliandole di visitare il sito, dove può trovare moltissime informazioni; e la verità è che il sito è fatto proprio bene ed è rivolto appunto alle persone che vogliono emigrare per renderle consapevoli dei rischi, dei diritti e dei doveri del migrante. Lei mi dice che facciamo molto bene a fare queste cose perché le persone, soprattutto quelle della sierra che spesso completano al massimo la scuola primaria, sono totalmente disinformate sulle reali difficoltà dell’emigrazione.
Poi riprende a raccontarmi la sua storia e mi spiega che è giunta in Italia nel 2001 clandestinamente, facendo scalo a Parigi per arrivare a Milano dove ha trovato lavoro solo dopo sei mesi e, passato un anno, ha ricevuto finalmente il permesso di soggiorno grazie ad una sanatoria. Nel 2005 è riuscita a tornare per la prima volta in Perù, in seguito nel 2009 ed ora per la terza volta sta rincasando a causa di un urgenza: sua sorella maggiore, purtroppo, non sta bene e mi fa intendere che è malata terminale.
È partita per l’Italia la prima volta per seguire le orme del suo fidanzato, con il quale aveva convissuto per quattro anni in Perù. Lui ha ormai tutta la famiglia in Italia; lei, invece è partita sola e lo è stata fino all’anno scorso, quando l’ha raggiunta, dopo 11 anni, sua figlia che, invece, è cresciuta con la nonna. “Mia mamma mi ha aiutata molto” mi dice, “l’ha cresciuta e ora sta facendo lo stesso con la bambina di mia sorella”. Anche la sorella di Luz, infatti, vorrebbe andare in Italia e ora lavora a Lima, mentre la madre le tiene la bambina; ma i soldi non bastano.
Luz aveva 22 anni quando venne in Italia, la figlia ne aveva cinque quando la lasciò; capisco che l’ha avuta a 18 anni e, oltre a ciò, il suo compagno di allora “non ha riconosciuto la bambina”, come lei mi fa sapere.
Ora la bambina è una ragazza che fa l’ultimo anno di superiori a Milano e si prepara per iscriversi all’università di infermieristica. Mi dice che adesso va bene con lei, ma all’inizio ci sono stati problemi; non erano abituate e spesso la figlia si approfittava della sua disponibilità, perché lei voleva darle tutto ciò che non aveva potuto offrirle nei dieci anni precedenti. Quando poi un giorno hanno litigato, “sono scoppiata” mi confida “e mia figlia mi ha chiesto scusa” ed è da allora che è sempre andata bene.
Poi mi racconta che ha due sorelle femmine, (e io penso: “che bello anche noi siamo tre sorelle femmine!”; lei però ha anche sette fratelli maschi e io, quelli, non li ho…), ma delle tre è l’unica ad essere emigrata e mi dice che per questo sarebbe molto contenta se la sorella potesse raggiungerla. Anche lei, dopotutto, si è trovata a dover pensare da sola a crescere propria figlia e il compagno di cui è rimasta incinta a 16 anni ora sta con un’altra donna e non si preoccupa di aiutarla a mantenere la bambina.
Chiedo a Luz se sarebbe in grado di trovare un lavoro per la sorella e lei mi dice che “sì, la sua datrice di lavoro cerca una badante per la suocera e che anche in Italia, per quanto non sia facile trovare lavoro, se ci si impegna a cercarlo, qualcosa lo si riesce ancora a rimediare…”
Chiaramente sono interessata a sapere come si è trovata in Italia e quindi glielo chiedo: “All’inizio” mi risponde “è stato un po’ difficile per la lingua e per la mancanza della famiglia” ma poi “mi sono ambientata”. Mi confida anche che deve ringraziare molto il fidanzato che l’ha spinta a partire: l’ha aiutata molto anche per il ricongiungimento di sua figlia: mi dice, infatti, che “ci vuole un reddito molto alto per il ricongiungimento”.
Mangiamo insieme con Luz e lei ci consiglia (a me e a Corinna, l’altra ragazza con cui farò servizio civile per ProgettoMondo e che nel frattempo è arrivata con il volo da Roma) di mangiare una volta arrivate “las Papas a la Huancaina” un piatto tipico di patate condite con una salsa di formaggio e peperoni gialli!

Silvia Donato
Casco Bianco "Perù Migrante"
ProgettoMondo Perù


martedì 15 aprile 2014

Una settimana per esprimersi

Arriviamo al Centro Monte Cristo, sede del progetto “Edad de Oro” nel quale svolgeremo il nostro anno di servizio civile per ProgettoMondo Mlal, e siamo accolte da un profumo notturno e da una natura che, da quel poco che si intravede, già toglie il fiato.
Da poche ore ci siamo lasciate alle spalle la nebbia milanese, la coincidenza del volo persa e i bagagli sperduti non si sa dove (poi ritrovati!), e già prendiamo possesso della nostra nuova casa, davanti alla quale è stato montato un piccolo palco.
Solo il giorno dopo scopriamo che siamo arrivate nel mezzo della “Semana de la expresión” (la settimana dell’espressione) e intuiamo il perché del palchetto e del clima festoso che si respira tra ragazzi ed educatori del Centro.
Incuriosite, chiediamo alla prof. Amabilia di spiegarci meglio di cosa si tratta. Veniamo a sapere così che la manifestazione è nata 9 anni fa con l’intento di creare una settimana di attività scolastiche extra-curriculari, durante cui poter lavorare con gli alunni su esigenze emerse da loro stessi e, dunque, dal bisogno di rafforzarne l’autostima, promuovere spazi informali in cui scoprire e sperimentare le proprie abilità, avere occasioni concrete in cui mettersi alla prova in attività che non sono solitamente svolte e, specialmente, lavorare sui propri punti di forza e di debolezza.
In particolare, nel corso della settimana, si svolgono differenti attività divise tra mattina e pomeriggio. Il primo giorno è interamente dedicato all’arte e all’oratoria. Il secondo (19 marzo, festa di S. Jose) si iniziano le attività alle 7 del mattino e si concludono alle 9 di sera e, mentre la prima parte della giornata è dedicata a tematiche relative alla fede, volte a stimolare la riflessione interiore, nel pomeriggio si svolgono laboratori relativi alla sostenibilità ambientale.
Successivamente, partendo dalle 3 “R” (Reciclar, Reusar, Reducir), i ragazzi producono dei lavori con materiale di scarto e, in seguito, i genitori sono invitati all’esposizione finale. La sera, invece, si svolge la “Noche Cultural”, che vede i ragazzi esprimersi attraverso spettacoli di teatro e danza, in presenza di compagni, personale e genitori, così come di spettatori provenienti dalle vicine comunità.
Il terzo giorno è dedicato ad attività “scientifiche” sviluppate in forma di gioco, che si concludono con la presentazione di esperimenti eseguiti dai giovani stessi e, in seguito, ad un concorso di disegno, pittura e scultura.
Il quarto, forse quello più apprezzato dai ragazzi, è all’insegna dello sport: tutti, infatti, si possono misurare in differenti attività fisiche, durante le quali tra i ragazzi si distingue chi tutti i giorni percorre lunghi tragitti per andare a scuola.
Solitamente c’è un quinto giorno (“Dia de Verano”) in cui i ragazzi vengono portati in piscina, a fare sport e a divertirsi. Quest’anno, però, non ha avuto luogo per questioni economiche ed è stato rimandato al periodo della Settimana Santa.Al termine della settimana abbiamo chiesto alla professoressa Amabilia un bilancio di questa nona edizione: “Credo sia stata molto positiva –ha affermato l’insegnante guatemalteca– le attività sono pensate per toccare le diverse aree in cui i ragazzi si sono effettivamente messi alla prova, migliorando anche l’integrazione tra alunni. Ammettendo poi che: “È sempre una settimana molto impegnativa sia per gli studenti che per gli educatori, i quali prendono parte a tutte le attività e sono sempre al fianco dei ragazzi per motivarli, appoggiarli ed accompagnarli”.
“Penso infine, –ha concluso– che sia un momento molto importante per il Centro, in quanto mette in evidenza gli obiettivi che stanno alla base del nostro lavoro: non si tratta soltanto di insegnamento scolastico, bensì anche di formazione a tutto tondo, in cui sviluppare le competenze personali e relazionali dei giovani e far prendere loro coscienza delle proprie potenzialità”.

Elisabetta Caglioni e Consuelo Conti
Caschi Bianco "Edad de Oro"
ProgettoMondo Guatemala

lunedì 14 aprile 2014

Investire sull’infazia

Dopo quasi 5 anni dall’ultima, si è tenuta, a Bari il 27 e 28 marzo scorsi, la 4° Conferenza Nazionale sull’Infanzia e sull’Adolescenza organizzata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
L'appuntamento, dall’incoraggiante titolo "Investire sull’infanzia", e dedicato quest'anno a Cocò e Domenico, i due bambini uccisi dalle cosche mafiose a Cassano Jonio e Palagiano, ha voluto richiamare l'attenzione sull'importanza di un investimento precoce sui bambini in termini di ritorno economico per la comunità e ha rappresentato un importante momento istituzionale di ascolto, elaborazione e partecipazione sui temi che interessano, non solo gli addetti ai lavori, ma anche bambini, ragazzi e famiglie.
Invece degli 800 partecipanti previsti, la segreteria ha registrato circa 1400 presenti, tra operatori, amministratori, studiosi, rappresentanti di istituzioni, associazioni e altre realtà, esperti del settore, gruppi di giovani e studenti desiderosi, come noi, di capire come si muoverà il Governo a proposito del prossimo Piano Nazionale per l'Infanzia e l'Adolescenza.
Giuliano Poletti, Ministro del lavoro e delle politiche sociali, ha affermato che investire sull'infanzia "è una scelta fondamentale per ogni comunità e che occorre pensare al futuro, costruire politiche che ci aiutino ad arrivare agli obiettivi". Obiettivi che possono realizzarsi –ha sostenuto il Ministro–  solo con "una grande collaborazione tra tutti i soggetti che si occupano di infanzia e adolescenza" e ha sottolineato che "investire sull"infanzia non è solo una scelta di ordine etico, ma è conveniente", e ha parlato di temi cruciali, quali il calo delle nascite, la povertà minorile, la dispersione scolastica e l'emergenza educativa.
"La relazione educativa è sempre una relazione di reciprocità. I bambini non sono solo persone da educare, ma anche persone da cui apprendere", ha poi ricordato anche il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, confermando la posizione che sul tema "infanzia" ha abbracciato da sempre anche la nostra organizzazione.
Nel pomeriggio si sono tenute invece quattro sessioni parallele, dedicate ad argomenti legati tra loro dal tema del convegno "Investire sull'infanzia", filo rosso della conferenza: Bambini e povertà delle famiglie; Bambini e ragazzi fuori dalla propria famiglia; Dall'integrazione all’inclusione; Servizi socio educativi per la prima infanzia: pari opportunità di partenza?
Come associazione Mlal abbiamo partecipato nello specifico al terzo atelier dove abbiamo ritrovato esperti che già conoscevamo e che ci hanno accompagnato nel nostro percorso sull’educazione all'intercultura e allo sviluppo, al protagonismo e alla partecipazione delle nuove generazione a Sud come a Nord del mondo.
L'evento è proseguito il giorno dopo con un intervento dei ragazzi coinvolti nel progetto "Partecipare, infinito presente", promosso dal "Pidida", Coordinamento per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza a cui aderisce anche ProgettoMondo Mlal. Due ragazze poi si sono fatte portavoce di tutti i giovani che hanno partecipato al percorso svolto in alcune regioni italiane, dove ormai da qualche anno si sono costituiti i gruppi Pidida regionali: ad esempio Liguria e Veneto sui quali anche noi siamo coinvolti.
A seguire molto interessante è stata la restituzione dei lavori di gruppo (che potrete trovare a questo link qui) e una tavola rotonda a cui hanno preso parte i referenti di alcuni network (Pidida – Per i diritti dell’Infanzia e Adolescenza, Batti il 5 - Agesci, Arciragazzi, Cgil, CNCA, Ordine Assistenti Sociali, Save the Children Italia, UNICEF Italia, Gruppo CRC – Gruppo di Lavoro sulla Convenzione dell’Infanzia e Adolescenza) che hanno dato voce al mondo dell'associazionismo nazionale e internazionale perché fosse rimarcata la necessità di istituire un Osservatorio Nazionale sull'Infanzia e Adolescenza, fin troppe volte promesso e mai realizzato, ed esposto le aspettative rispetto al Piano nazionale infanzia annunciato dal Ministro Poletti.
L'affermazione, trasversale nella successiva restituzione dei quattro gruppi di lavoro e dei network del mondo associativo, è stata la necessità di una cultura dei diritti umani più diffusa e su cui investire, anche in termini economici.
Questo perché siano esigibili i diritti dei bambini soprattutto in un momento come questo, dove la crescita delle diseguaglianze sociali è in aumento e nel quale la crisi colpisce soprattutto l'educazione, rendendo fragile il nostro capitale umano.

Rossella Lomuscio
Mlal Onlus

martedì 8 aprile 2014

Carnevale, oltre la musica

Mescolare i ritmi, le musiche, le culture, i balli, i colori della pelle, le parole, le canzoni e gli idiomi: è questo che siamo riusciti a fare a Salvador de Bahia con i nostri amici italiani e gli alunni brasiliani del progetto di scuola di percussioni. Tutto questo, durante le prove in favela in una vecchia stanza, alla Casa Encantada e nel Carnevale più musicale del mondo, all’interno delle sfilate.
Credo sia sorprendente per un maestro di tromba trovarsi a suonare con un gruppo di 15 ragazzi con solo strumenti percussivi, ovvero si trova addirittura un’orchestra di tamburi a disposizione.
Arricchente l’esperienza naturalmente anche per i ragazzi di periferia che si ritrovano a cospetto di un maestro di musica che fa cantare la tromba divinamente.
Unire, e far suonare insieme, musicisti di Paesi diversi, grazie al linguaggio della musica, è sempre entusiasmante.
Per l’aspetto tecnico abbiamo dimostrato che la musica classica può incontrare le percussioni, con Bolero in Samba Reggae e Ave Maria in Samba. Brani al ritmo cubano o reggae dalla Giamaica, e addirittura l’inno nazionale del Brasile suonato con strumento a fiato e rullo di tamburi.
Tutto questo è possibile quando si sogna e perché nutriamo davvero la speranza (e una vena di follia) nel credere a un progetto così ambizioso. E anche perché prima di essere artisti e musicisti siamo educatori.
Grazie alla caparbietà di Don Gennaro, parroco coraggioso di San Vito Chietino, ormai partner fedele di Casa Encantada, che stimola lo scambio tra scuole di musica italiana e brasiliana, e sostiene per la quinta volta il progetto Casa Encantada nel suo lavoro di promozione di un nuovo modo di fare turismo, un turismo responsabile.
Grazie alla disponibilità e umiltà del maestro Tiziano, che con un’iniziale timidezza dovuta allo stile più consono del Conservatorio, sciolta poi con il passar dei giorni, si è lasciato trasportare nelle viuzze del centro storico, sfilando nel carnevale assieme ai ragazzi, con il pubblico che lo guardava e ascoltava gustando tutto intero il momento magico.
Non è solo bravo a suonare, il maestro Tiziano è sensibile e attento a insegnare alcune note anche a una bimba di 10 anni, conquistandola con la tromba.
Grazie anche al maestro Nomio, che da vero artista trova sempre tempo e spazio per gli altri, che tiene sempre aperta la porta a nuove avventure musicali e, nonostante questo comporti sacrifici e ostacoli da scavalcare, mantiene sempre il sorriso tra le labbra.
Grazie anche a Casa Encantada, che crede fermamente nella diversità come ricchezza. Che assieme agli amici italiani riesce a togliere dalla strada i ragazzi per disarmarli nel vero senso della parola, sostituendo dunque con la pistola le bacchette del tamburo.
Grazie a queste esperienze possiamo affermare che con l’iniziativa Cepam-Black Afro, organizzata con ragazzi afrodiscendenti di periferia e le loro percussioni, si può andare oltre la musica. Non basta imparare il ritmo, bisogna rispettarsi e imparare le regole e attuare così i comuni valori universali.
Dobbiamo insegnare loro ad esprimersi e valorizzarsi, per diventare professionisti nel mondo della musica e buoni cittadini.
Il nostro progetto, infatti, può definirsi come socio-professionale perché, di fatto, offre una scuola di ritmi percussivi ai ragazzi di favela ma anche un possibile sbocco come professionisti nel carnevale e nelle varie esibizioni.
Noi mettiamo disponibilità, esperienza, fondi e tempo, ma spetta a loro cogliere l’opportunità. Dal canto nostro, poi, i frutti che cogliamo con il passare degli anni sono ciò che terrà viva la passione.

Loris Campana
Casa Encantada
ProgettoMondo Mlal Brasile


Seminario alla camera dei deputati

Il volontariato costituisce un capitale umano essenziale per la presenza italiana nel mondo e il suo contributo alla pace e allo sviluppo umano è capace di creare relazioni e opportunità di cooperazione, scambio, crescita in un rapporto di gratuità e reciprocità. È il pensiero condiviso da FOCSIV e Centro nazionale per il volontariato (CNV) sul quale si svolge oggi a Roma, alla Camera dei Deputati, il seminario "Volontariato è cooperazione per l'Italia nel mondo", presente anche una rappresentanza di ProgettoMondo.
Il seminario di oggi è un’occasione per approfondire il tema del volontariato e della solidarietà internazionale in un momento molto delicato per il futuro della cooperazione italiana, in cui c’è grande attesa per gli esiti delle discussioni parlamentari sulla Riforma della Legge 49/87 sulla cooperazione internazionale.
"Il volontariato è parte essenziale della cooperazione internazionale, avviata in Italia proprio grazie al contributo di quanti, pionieri, trascorrevano gratuitamente e volontariamente lunghi periodi di impegno all'estero al fianco delle popolazioni povere dei Paesi del Sud del mondo - dice Edoardo Patriarca, Presidente del CNV -. Per questa ragione è impossibile scindere la cooperazione internazionale dal volontariato, ed occorre invece recuperare questa dimensione storica e culturale anche nel disegno di legge attualmente in esame".
“Quando diciamo che il volontariato è cooperazione per l’Italia nel mondo non stiamo pronunciando uno slogan” precisa Gianfranco Cattai, Presidente FOCSIV sottolineando come “soprattutto all’inizio della cooperazione e cioè alla fine degli anni Sessanta i volontari internazionali sono stati, di fatto, ambasciatori dell’Italia nei Paesi del Sud del mondo; figure di riferimento anche per le istituzioni italiane, professionalmente preparate e profondamente motivate, e supplenti delle stesse istituzioni in alcune funzioni importanti, come per esempio quella dei consoli onorari. Nel tempo sono diventati veri e propri accompagnatori e facilitatori di processi e di relazioni per i differenti attori pubblici e privati. La dimensione del volontario non è un retaggio del passato ma una valida soluzione per il futuro se si vuol credere nella logica della sussidiarietà e si vogliono affrontare gli effetti della crisi economica sulla cooperazione internazionale”.
Al seminario intervenivano: Silvia STILLI, Portavoce AOI Cooperazione e Solidarietà Internazionale; Pietro BARBIERI, Portavoce Forum Terzo Settore; Paolo BECCEGATO, Vicedirettore Caritas Italiana; Alberto PIATTI, Presidente Fondazione AVSI; Giulio MARCON, Deputato Sinistra Ecologia Libertà; Alfredo MANTICA, referente per Forza Italia; Giorgio TONINI, Senatore Partito Democratico. Concludeva Lapo PISTELLI, Vice Ministro Affari Esteri.

martedì 1 aprile 2014

Ritmi afrobrasiliani: Tournee Casa Encantada

Dal 21 aprile al 12 giugno tornano in Italia gli Axe Lata con i ritmi afrobrasiliani per grandi e piccini. Soprattutto piccini. L’equipe di Salvador, guidata dai nostri cooperanti di Casa Encantada, Loris e Maria, porteranno infatti nelle scuole di ogni grado (dalla materna alle Superiori di secondo grado) laboratori di percussioni e danza promossi dal maestro Nomio. La tournee 2014 ha un fitto programma: partirà il 21 aprile da Livigno (Sondrio) per poi proseguire tra Vigonza (Padova), Vicenza e provincia, Belluno, Bergamo, Crema, Codognè (Treviso), Piacenza, Puegnago (Brescia) e San Vito Chietino (Chieti), per incontrare scolaresche, famiglie, giovani dei centri di aggregazione, parrocchie e gruppi di volontari ProgettoMondo Mlal. Il tema educativo e musicale per i laboratori/ spettacoli di quest’anno sarà: "La ricchezza della diversità".
La diversità comporta pazienza, difficoltà, tolleranza. Ma se si guarda la realtà come un "bicchiere mezzo pieno" -come ci insegnano i brasiliani- allora è possibile conviverci e apprezzarla. Allora ci si diverte a mescolare vari “ingredienti”, con fantasia e allegria.
La diversità è nei tratti tipici della terra brasiliana, come nella “fejoada (piatto tradizionale), che ha un moltissimi ingredienti mescolati insieme, nel sincretismo tra cattolici e animisti che possiamo notare spessissimo nelle espressioni di fede dei bahiani, o nella composizione stessa del popolo brasiliano fatto di persone di origine indios, portoghese e africana.

Ecco allora che la proposta educativa e musicale prende spunto da tre tipi di danza e musica brasiliani, diversi tra loro ma tutti e tre espressione della cultura e anima brasiliana.
  • L'indio ci insegna il rispetto della Madre Terra, e quindi verrà proposta (preferibilmente per le classi 1° e 2° elementare) attraverso una danza con canto indio-brasiliano, accompagnata da suoni e ritmi di percussioni create con l'utilizzo di lattine, barattoli e bottiglie PET e dei semi o sassolini. Potrà essere fatto costruire agli alunni lo strumento che suoneranno ballando e cantando l'inno all'Amazzonia.
  • Sarà poi fatta ballare (preferibilmente alle classi 3° elementare) una danza afro con il samba reggae di Salvador e con le sue origini africane.
  • Inoltre (preferibilmente alle 4 e 5 elementare) verrà insegnata la danza-lotta Maculelè, che trae origine sempre dagli schiavi africani. Con due bastoni di 50 cm in bambù, o di un manico di scopa, si può imparare l'antica danza lotta e costruirsi il proprio costume.
  • Si riprodurranno, come in passato, ritmi percussivi tipici della musica di Bahia anche costruendo strumenti con materiale riciclato.
  • Si potrà ballare tutti assieme la musica nordestina, con il più famoso Forrò che verrà velocemente insegnato a tutti (ad alunni, insegnanti e genitori). Il personaggio con il cappello nella maglietta rappresenta il sertanejo del Sertao, zona semi-arida, con i suoi personaggi, la sua storia e la sua resistenza. Saranno perciò sufficienti un cappello di paglia per i ragazzi e le treccine per le ragazze.
La proposta, ben articolata per fasce di età e molto educativa, sarà adattata a seconda delle esigenze delle scuole, del tempo a disposizione e del numero di alunni coinvolti.

Link al programma

Cinema, giovani e alimentazione: Premio Speciale a ProgettoMondo

La seconda edizione del Cinechildren Festival di Schivenoglia (Mantova) –sei giorni di proiezioni per scuole e adulti con seminari di approfondimento e altri appuntamenti culturali tenutisi negli ultimi due week end di marzo- ha visto premiato per la sezione “corti e alimentazione” il documentario di ProgettoMondo Mlal “Piccoli sogni che s’avverano”, realizzato dalla Kenzi Productions (regia di Annamaria gallone) in Bolivia nel 2011.
Ma anche altri due documentari di ProgettoMondo, “Bienvenidos (Bolivia 2012) e “Haiti nella terra” (2013) hanno ottenuto il 2° e 3° posto nella classifica generale. Grande quindi la soddisfazione tra gli operatori che in questi Paesi lavorano con dedizione e impegno per far sì che il cibo sia davvero diritto di tutti, e perché ogni Paese possa vedersi riconosciuto il diritto a produrre, trasformare e commercializzare i propri prodotti affinché qualità e ricavo economico assicurino dignità e sovranità alimentare alla popolazione.
I due documentari girati in Bolivia raccontano infatti l’impegno dell’ong ProgettoMondo a sostegno delle organizzazioni economiche contadine per la trasformazione di prodotti locali, quali grano, mais, frutta e latte e di piccole comunità che, sempre per il proprio autosostentamento, propongono itinerari di viaggio alternativi alle rotte battute dal turismo internazionale e alle attività.
Sul tema della sicurezza e sovranità alimentare era anche il documentario arrivato terzo che testimonia l’immane sforzo del movimento nazionale dei contadini haitiani per trovare nell’altipiano Centrale nuove opportunità di sopravvivenza e di sviluppo per il loro Paese martoriato da povertà endemica e ogni tipo di avversità naturale, primo tra tutti il devastante terremoto del 2010.
Nei sei giorni di proiezioni sono state proiettate tutte le 45 opere finaliste, individuate fra le 250 pervenute da 30 differenti Paesi. Le proiezioni avevano come tema “I giovani e l’alimentazione”, sul rapporto degli adolescenti con il cibo, toccandone anche tutte le problematiche collegate, quali i disturbi alimentari, la corretta dieta alimentare, i cibi spazzatura e la sicurezza alimentare.
Nel pomeriggio di domenica 30 marzo si è svolta appunto la cerimonia di premiazione, ospiti i vincitori e i rappresentanti di scuole e amministrazioni pubbliche che appoggiavano l’iniziativa.
ProgettoMondo Mlal ha dunque ritirato, direttamente dai bambini che hanno partecipato numerosi alla rassegna, un attestato che riconosce, oltre alla bellezza delle immagini, il valore educativo del documentario “Piccoli sogni che si avverano”. Il che equivale a riconoscere che anche il diritto al cibo della lontana popolazione contadina boliviana riguarda in fondo tutti noi.
Il Festival era organizzato da AMET Associazione Musica E Tecnologia, dall'etichetta discografica "Progetti e Dintorni" e dall'associazione "Cercando il cinema”, con i patrocini, tra gli altri, di Regione Lombardia ed Expo 2015.
link: www.cinechildren.it

Acqua per il Burkina Faso

In Burkina Faso, la situazione dell’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici è per il governo una delle istanze più urgenti, soprattutto in vista delle verifica sul raggiungimento degli Obiettivi del Millennio previsti per il 2015. Ecco perché, in occasione della cerimonia della Giornata mondiale dell’acqua, il ministro ha tenuto a ribadire come la priorità del Paese sia oggi, più che mai, la realizzazione di punti di approvvigionamento in acqua potabile e di latrine migliorate.
Ed è proprio in questo quadro che, il nostro progetto “Acqua” vuole contribuire, e sta contribuendo, al raggiungimento degli obiettivi del Millennio.
Innumerevoli le azioni del progetto “Acqua” realizzate grazie al lavoro dell’equipe e alla fiducia degli enti finanziatori, come la Fondazione Charlemagne.
In particolare, per quanto riguarda l’aspetto del miglioramento delle condizioni igieniche e la promozione delle relative buone pratiche, la riabilitazione e costruzione delle latrine nei Centri di Salute pubblica e nelle scuole è quasi ultimata.
Molto positivi, inoltre, i primi riscontri sull’impatto che il progetto sta avendo sulle popolazioni beneficiarie per quanto riguarda l’adozione di nuove e più corrette norme igieniche. Gli incontri di sensibilizzazione su questa tematica, infatti, e in particolare gli spettacoli di teatro-forum, si sono rivelate uno strumento davvero efficace e diretto. Tutti questi eventi organizzati per la popolazione hanno avuto una straordinaria partecipazione popolare, dimostrando così un forte interesse per gli argomenti trattati e una reale volontà di cambiamento.
Uguali impegno ed entusiasmo, con nostra grande soddisfazione, possiamo registrarli quotidianamente nelle diverse scuole elementari dove gli alunni sono diventati dei veri esperti in igiene!
Questi risultati, che possiamo già contare con l’iniziativa “Acqua” e per le future che si avranno grazie alla strategia di sostenibilità ormai propria al progetto, sono stati possibili anche grazie al finanziamento della Fondazione Charlemagne che, fin da subito, ha intuito l’importanza della nostra sfida e l’ha fatta diventare anche la propria mission.


Marianna Mormile
ProgettoMondo Burkina