martedì 30 novembre 2010

Prostituzione, traffico e abusi nella Rio che si avvicina ai mondiali

Bambini che si prostituiscono per una dose di crack, piccole ladruncole disposte a svendere i loro corpi per pochi reais o un cellulare nuovo, molte vittime di abusi e una miriade di ragazzini che fanno gola ai trafficanti di essere umani. E ancora forme di prostituzione di rapido consumo nei palazzi del centro: 1,99 reais per 10 minuti di prestazioni, molti travestiti anche minorenni e un’impennata della prostituzione maschile.
Questa la Rio che si prepara a ospitare le prossime olimpiadi del 2016, e l’ancora più imminente coppa del mondo del 2014. “Già con il tipico Carnevale le strade di Rio si affollano di nuovi corpi in vendita anche dalla Bolivia e dai Paesi limitrofi – riferisce la nostra cooperante a Rio de Janeiro, Francesca Menegon - . Una migrazione che spaventa, insieme a tutto il resto, e per cui la città ha già iniziato a essere riformata”. Basti come esempio la torre di sicurezza per il controllo che verrà posizionata a Praça Onze (tra il quartiere Cidade Nova e il centro vero e proprio di Rio) costringendo allo sgombero il circo sociale dell’ong Crescer e Viver.
A preoccupare sono soprattutto le olimpiadi, mal percepite dagli stessi brasiliani e in vista delle quali lo stesso Ministero del Turismo ha messo in campo 4 miloni di reais per le associazioni che lavorano sul turismo sessuale minorile e la prostituzione, nell’ottica di tutelare bambini e donne dall’ondata di clienti e fruitori in arrivo dal mondo per l’evento sportivo.
“A Rio sono pochissime le ong impegnate contro lo sfruttamento sessuale – continua Francesca -. Tra queste ci siamo anche noi, a fianco del nostro partner locale Projeto Legal”.
ProgettoMondo Mlal, con il programma “La strada delle bambine”, non svolge un lavoro a contatto diretto con le ragazzine prostitute ma, tra le varie attività di sensibilizzazione che porta avanti, ha occasione di incontrarle e parlarci.
Si tratta di un universo composto da varie sfaccettature, a seconda delle zone e dei luoghi di provenienza, e anche in conseguenza di dinamiche interne alle faveals. Oggi infatti molti tra ragazzini e ragazzine che si prostituiscono per il crack (la cosiddetta droga dei mendicanti) vivono di stenti sui binari dei treni a Rio. Prima stavano nelle favelas, ma con il fatto che attirano l’attenzione della polizia creando problemi ai trafficanti, sono stati emarginati. Tra loro ci sono bambini anche di 6 o 7 anni. Altri invece vivono ancora nelle favelas e si occupano di imbustare il crack e smistarlo in sacchettini pronti alla vendita. Sono adolescenti che vengono pagati tra i 50 e gli 80 reais al giorno per questo servizio svolto giorno e notte (2,30 reais equivalgono a circa 1 euro).
Una realtà che si rispecchia nel mondo della scuola, in cui è davvero difficile lavorare, tra professori impauriti e sotto pagati, e alunni spesso assenti o ancor peggio violenti. Se l’università brasiliana è molto buona, le scuole pubbliche sono un disastro.
A Caxias – dove ProgettoMondo Mlal entra nelle scuole insieme a Projeto Legal - le sparatorie sono ormai una prassi. Ed è qui, a circa 40 chilometri da Rio, che si svolgono i corsi di formazione destinati a 200 professori in 3 anni proprio nell’ottica della sensibilizzazione e per renderli più consapevoli della realtà del traffico e degli abusi.
Un altro corso, questa volta a Rio, è destinato invece ai professionisti dell’area della salute: sono 100 gli studenti di infermieristica che il progetto mira a rendere più consapevoli su come riconoscere episodi di abusi e diffondere la consapevolezza e conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili.
Una terza sessione di corsi è invece riservata alla formazione di giovani ragazze tra i 18 e i 30 anni, che già vivono nelle comunità e sono quindi ben conosciute dall’associazione di donne nere, “Criola”, che con loro lavora sull’autostima e una conoscenza più approfondita del mondo del lavoro, offrendo loro la possibilità di stage tramite un corso di 3 mesi e una borsa di 100 reais.
Oltre ai corsi e all’impegno nella formazione, buona fetta del progetto avviato a Rio dalla nostra organizzazione si svolge poi direttamente sulle strade. Grazie a tre educatori brasiliani, 3 persone ben conosciute e che a loro volta ben conoscono la vita notturna di Rio e dintorni, le attività di sensibilizzazione raggiungono quindi le donne, i travestiti, e in generale chi offre prestazioni sessuali per le strade di Rio e dintorni.
A loro vengono distribuiti preservativi, con loro si parla e si è presenti e in generale si cerca di mantenere monitorata la situazione. Le ragazze minorenni si prostituiscono più ai margini, alla fine di Copacabana, lontane dalle donne adulte che altrimenti rischiano di essere arrestate per favoreggiamento alla prostituzione (prostituirsi è legale in Brasile, ma non per chi è minorenne). Anche tra i travestiti molti non hanno ancora raggiunto i 18 anni. Si trovano soprattutto a Lapa e Duque de Caxias e, nonostante la legge locale sia aperta e pronta ad accettarli, il clima generale che si respira nelle società è però di emarginazione e sprezzo, caratterizzato da un forte maschilismo.
Per tutti loro e per offrire un sostegno e una presenza continua, ogni notte scendono in strada Wanderley, Joao e Monica, i tre educatori al nostro fianco per arginare lo sfruttamento della prostituzione minorile e prevenire le malattie sessuali. Anche, e soprattutto, adesso che Rio si appresta a diventare meta di un’invasione di turisti di portata mondiale.

lunedì 29 novembre 2010

Sulle elezioni ad Haiti “irregolarità fisiologiche”

Julien Blachier, cooperante ProgettoMondo Mlal Haiti - Stamattina Haiti si è risvegliata con un fastidioso mal di testa, come all’indomani di una brutta sbornia. Le elezioni, con cui 5 milioni di elettori ieri avrebbero dovuto scegliere deputati, senatori e il successore del presidente René Préval, si sono rapidamente trasformate in una truffa generale.

Già a mezzogiorno, 12 dei 18 candidati, tra cui i grandi favoriti come Michael Mártély e Mirlande Manigat, hanno chiesto la cancellazione pura e semplice delle elezioni, segnate dai brogli a favore del candidato sostenuto dal regime al potere, Jude Celestin.
Molti elettori ad esempio si sono visti negare il voto perché i loro nomi stranamente non comparivano nelle liste elettorali. Altri hanno potuto votare più volte, altri non sono riusciti a trovare il proprio seggio.
Quanto accaduto viene già riportato dalla stampa locale, e ce lo confermano tutti i nostri amici e partner di lavoro, sparsi ovunque nel Paese che, andando loro stessi a votare, hanno potuto accertare di persona i molteplici brogli.
Così, oggi, letta una dichiarazione congiunta, i 12 candidati dell’opposizione sono scesi in piazza per andare a manifestare sotto la sede del Consiglio Elettorale Provvisorio (Cep) a Petionville. E un po’ in tutto il Paese si sono registrati incidenti e scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Fino ad ora si sa di 2 morti nella regione di Artibonite.
Tuttavia la Commissione Elettorale Provvisoria già domenica notte ha convalidato le consultazioni con la sorprendente motivazione, espressa dal suo vice-presidente, Theleve Toussaint, che "Viste le carenze strutturali del Paese, non si aveva la pretesa di avere elezioni senza irregolarità”.
E, ancora, rispetto alla richiesta di cancellare le consultazioni, presentata dalla maggioranza dei candidati, lo stesso direttore generale del Cep, Opont, ha risposto adducendo la scusa che "il Cep, in quanto organo tecnico e non politico, non è tenuto ad accogliere una richiesta di questo tipo”, da lui semplicemente definita “non formale”.
E ora la preoccupazione è duplice.
Da una parte si teme seriamente un’esplosione di piazza, una rivolta di massa. CRESFED, il nostro partner qui ad Haiti, ha ad esempio deciso di tenere chiusi gli uffici e ha chiesto al suo staff di limitare al massimo i propri spostamenti. E lo stesso vale per noi di ProgettoMondo Mlal ad Haiti.
Nessuno può sapere veramente come evolveranno le cose nei prossimi giorni, ma il rischio di disordini e manifestazioni rimane forte. E onestamente è anche difficile prendersela con la popolazione per quanto sta succedendo... Si tratta di una protesta contro il furto organizzato.
E poi, si avverte un secondo livello di preoccupazione. Ed è più politica: elezioni svolte in questo modo hanno davvero un senso per il Paese? E soprattutto: esiste oggi la volontà e la forza per opporsi a tutto questo, e invalidare lo scrutinio?
In queste ore gli osservatori internazionali concordano nel definire le elezioni una "buffa evidente"; le Nazioni Unite si dicono da parte loro "molto preoccupate per i vari incidenti"; l'ambasciata di Francia, che solitamente si mantiene prudente e sceglie la via diplomatica con le autorità haitiane, rileva ufficialmente che ci si trova oggi davanti a un’ “impasse politica” per la quale è assolutamente urgente trovare un modo per riprendere il dialogo".

Julien Blachier, capoprogetto a Léogane per ProgettoMondo Mlal, sta seguendo un intervento di ricostruzione post terremoto di 4 scuole, proprio nell’area epicentro del terremoto del 12 gennaio, 34 chilometri a sudovest della capitale Port au Prince.

venerdì 26 novembre 2010

A Rio, nella fascia di Gaza. Immagini inedite degli scontri

Francesca Menegon, cooperante ProgettoMondo Mlal Brasile - Il fotografo, James Procopio di 24 anni, nato e cresciuto nella favela Arará di Benfica a Rio de Janeiro, é riuscito a catturare delle immagini inedite degli scontri di questi giorni tra la polizia e i narcotrafficanti a Rio de Janeiro.
Infatti a pochi metri da casa sua nella Avenida Leopoldo Bulhões, c'é stata un'irruzione da parte della polizia dopo aver ricevuto una denuncia che i criminali stavano bruciando un autobus e un camion. L'Avenida è denominata anche Fascia di Gaza proprio per l´estrema violenza che la caratterizza, circondata da varie favelas quali Jacarezinho, Manguinhos, Mandela 1 e 2, comandate da fazioni criminali differenti che si scontrano non solo con la polizia ma anche tra di loro per l´occupazione di territori.
Il fotografo si trovava nella Avenida quando la polizia é arrivata e si stavano preparando per arrivare al punto dove l´autubus stava bruciando molto vicino alle case di una delle favelas.
Le immagine descrivono un giorno di tensione che i cittadini di Rio de Janeiro stanno vivendo in questi giorni.
Ieri hanno anche bruciato un autobus nella Presidente Vargas, parallela alla strada della sede di ProgettoMondo Mlal a Rio e in queste ore é in corso una sparatoria in un'area del centro.

Clima di guerra a Rio. Appello alla popolazione

Francesca Menegon, cooperante ProgettoMondo Mlal - Martedí 23 novembre sono atterrata a Rio de Janeiro e le prime immagini, percorrendo la Avenida Brasil verso casa, sono state di decine di poliziotti armati lunga la strada.
Mi hanno subito informata della situazione molto critica che la cittá sta vivendo da domenica 21, giorno in cui, 6 uomini armati con fucili, hanno rapinato tre auto nella Linha Vermelha. Secondo il governatore dello Stato di Rio, Sergio Cabral, il motivo scatenante sarebbe l´occupazione da parte della UPP (l’Unitá della Polizia Pacificatrice) di molte favelas di Rio, con la conseguente espulsione dei membri delle bande di narcotrafficanti.
Elicotteri che sorvolano la cittá giorno e notte, postazioni della polizia bruciate e continue rapine descrivono lo scenario che sta vivendo ora la popolazione carioca.
Il bilancio della Polizia Militare è a oggi é di 38 morti, 159 arresti, decine di feriti e 43 i mezzi, tra auto, furgoni, autobus e camion, dati alle fiamme in vari quartieri della zona nord e sud di Rio.
A causa degli attacchi 65 scuole municipali e statali sono state chiuse e di conseguenza 17 mila alunni non hanno potuto frequentare le lezioni in questi giorni.
Il clima che si respira é di panico e paura, soprattutto per chi vive nelle zone “calde”, quali Manguinho, Jacarezinho, Complexo da Penha e la Baxiada Fluminense.
Il commercio in molte aree é rimasto chiuso e molte persone sono costrette a lasciare gli uffici prima dalla fine dell’orario di lavoro.
In prima pagina su tutti i giornali si poteva oggi leggere la richiesta da parte della Polizia Militare di evitare di uscire di casa la notte, e proprio per sedare i continui attacchi da parte dei trafficanti é cominciata una vera e propria operazione militare utilizzando all’interno di alcune favelas i blindati della marina M113, usati in Iraq.
La situazione si fa sempre più difficile e l´onda di violenza sembra in aumento. Si spera che nelle prossime ore si ristabilizzi, anche se il Segretario della Sicurezza Pubblica, Beltrame, ha voluto specificare che le operazioni continueranno a lungo, finché non si riuscirà a diminuire la criminalità a Rio de Janeiro.
Nel frattempo, molti cittadini che vivono nelle aree di conflitto, sono prigionieri all’interno delle proprie case.

Francesca Menegon, originaria di Montebelluna e operatrice dell’equipe ProgettoMondo Mlal a Rio de Janeiro, è impegnata da 2 anni nella realizzazione di un Programma contro lo sfruttamento della prostituzione minorile e il traffico di esseri umani nelle favelas.

mercoledì 24 novembre 2010

Haiti, effetto polveriera. Tra colera, protesta e disperazione

Nicolas Derenne, nostro coordinatore dei Programmi ad Haiti, con il collega e capoprogetto Julien Blachier ci danno un aggiornamento della situazione che sta vivendo in queste ore il Paese. Tre ormai le componenti che, mescolate insieme, rischiano di fare di Haiti una pericolosissima polveriera: l’emergenza post terremoto, la diffusione del colera e ora anche i disordini, le proteste e l’aumento di violenza e delinquenza.

Ad Haiti, la tensione per il presente e l’ansia per il futuro sono al culmine.
Come un treno che ha imboccato una discesa senza freni, Haiti si appresta a precipitare in un vero ed enorme disastro sanitario, in un contesto che è a 360 gradi fuori controllo e non pare ci sia niente e nessuno che possa fermare l'epidemia di colera.
1.344 morti, più di 23.000 pazienti ricoverati e circa 57.000 casi di infezioni: questi i dati, già controversi, come reso pubblico dal governo di Haiti 4 giorni fa. Tutte le organizzazioni concordano sul fatto che i dati siano sottostimati, anche perché i due terzi del Paese non è raggiungibile in auto, e dunque è inverosimile raccogliere area per area le cause di ciascun decesso di questi ultimi tempi e il loro numero esatto.
Inoltre, molte delle persone infette non hanno denunciato la malattia, e vivono recluse nelle proprie abitazioni: la malattia è infatti vista come una disgrazia e averla diventa tabù. La paura del giudizio degli altri è concreta e paralizzante.
La situazione, oltre che estremamente delicata di per sé, si fa inoltre ogni giorno più tesa dal momento che la Minustah (emanazione delle Nazioni Unite ad Haiti per la stabilizzazione del Paese) viene considerata ora dagli haitiani la responsabile dell’arrivo, e dunque della presenza e anche del contagio della malattia, del contingente nepalese. E per assimilazione, diventano bersaglio di una popolazione drammaticamente tesa, tutti i “forestieri bianchi”, siano essi cooperanti, giornalisti e altre delegazioni di passaggio.
Il dipartimento di Artibonite (a nord della capitale Port-au-Prince), dove è stata accertata la malattia, risulta ancora il più colpito, con quasi la metà di tutti i decessi (701) e 13.000 ricoveri in ospedale.
Soprattutto, la malattia si sta diffondendo anche a Port-au-Prince, incrementata dalla presenza di innumerevoli campi di emergenza, sorti dopo il terremoto del 12 gennaio, nei quali le condizioni igieniche sono pessime. Qui il bilancio delle vittime è salito a 77, un record che aumenta notevolmente di giorno in giorno.
Oggi la domanda è ancora più complessa: come fermare dunque questo flagello quando il governo ha la testa rivolta alle elezioni di domenica 28 novembre? Con anche gli incidenti in aumento e la tensione popolare che sale?
La radio ha da poco diffuso la notizia che, nel nord-ovest di Haiti, un seggio elettorale è stato saccheggiato dalla gente arrabbiata per la composizione dei seggi elettorali che, secondo loro, favorirebbe la parte di Jude Célestin, candidato sostenuto dal presidente uscente. In diverse regioni del Paese altri uffici del Consiglio elettorale provvisorio sono stati attaccati dai dimostranti, come ad esempio a Miragoane, città costiera nel sud del paese, dove sono state erette barricate per protestare contro la designazione "fraudolenta" di supervisori elettorali.
Anche noi dell’equipe italiana di ProgettoMondo Mlal stiamo riducendo al minimo, come tutti i nostri colleghi haitiani, i nostri spostamenti attraverso il Paese. E da giorni sono state distribuite armi nel Paese, già li sentiamo sparare, e nessuno sa se la situazione si aggraverà ulteriormente nei prossimi giorni. Due giorni fa, i nostri colleghi sono stati fermati lungo la strada da una banda armata e derubati di tutti gli oggetti di valore che avevano con sé.
Ora anche noi, fino a oggi più ottimisti, sentiamo tutto il peso della situazione e cresce la paura della malattia. E con la nuova tensione anche politica di quest’ultima settimana si complicano ulteriormente la vita e il lavoro di tutti nel Paese.
Un primo elemento di risposta a tutto ciò è legato alle elezioni di domenica. Possiamo solo sperare.

ProgettoMondo Mlal, presente ad Haiti da più di 10 anni, attualmente lavora alla realizzazione di 3 Programmi di sviluppo: 1 di emergenza post terremoto a Léogane (Scuole per la Rinascita), a 34 chilometri ad ovest della capitale, 1 in partenza nel Plateau Central dove adesso si sta rapidamente diffondendo il colera (Piatto di sicurezza) e uno a sudest, sul confine con la Dominicana (Viva Haiti). Vi sono impegnati al momento 2 operatori di ProgettoMondo Mlal e un giovane stagista e altri 2 sono in partenza dall’Italia.

Servizio civile: rientrati i caschi bianchi 2010, selezionati 18 nuovi ragazzi

Sono rientrati in Italia tutti molto più adulti e consapevoli. Ai primi di novembre sono tornati nelle rispettive città, famiglie e abitudini, soddisfatti e appagati, o invece dispiaciuti per avere concluso l’esperienza, o, anche, magari un briciolo delusi per ciò che l’opportunità non ha portato loro. Certo, a seconda delle aspettative di partenza, degli obiettivi personali e delle speranze professionali, quello che proprio non si può dire è che questo anno di servizio civile in Brasile, Nicaragua, Bolivia e Marocco, per Sarah Reggianini, Marianna Tamburini, Ester Bianchini, Martino Bonato, Leonardo Buffa e Mariagrazia De Palmas, sia stato un anno come tanti.
Chi li ha accompagnati nella fase di selezione, formazione e partenza se li ricorda bene: speranzosi e insicuri, entusiasti e impauriti. Rincontrandoli oggi, a 12 mesi di distanza, l’atteggiamento diverso, più spavaldo, tradisce tutto un nuovo bagaglio che torna ora con loro in dote, fatto di sicurezza, sensibilità, padronanza e nuovo più forte entusiasmo nel proprio futuro.
Inizialmente, per qualche mese, avevano investito soprattutto nell’inserimento nel nuovo Paese, nell’apprendere i diversi codici che, situazione, contesto e ambito di impegno, consigliavano di adottare. Hanno a lungo preso le misure rispetto a retoriche e leggende che da sempre danno fascino al mondo della cooperazione. Poi, direttamente sul campo, si sono conquistati, giorno dopo giorno, tra errori e successi, la fiducia e l’amicizia di persone, professionalità, storie e comunità con cui erano chiamati a confrontarsi.
Oggi, a conti fatti, alcuni di loro hanno lavorato in contesti magari più severi dal punto di vista climatico, geografico e culturale, come è stato sicuramente per Martino e Leonardo sugli altipiani andini o per Mariagrazia, donna e sola nel cuore del Marocco; altri si sono trovati a fare i conti con partner impegnativi o compiti molto pratici che forse non si sarebbero aspettati di dovere svolgere come Sarah a Rio de Janeiro); altri ancora si sono ritrovati loro malgrado a partecipare a dinamiche socialmente o psicologicamente complesse e delicate come nei casi di Ester nelle carceri boliviane e Mariagrazia nella provincia più emarginata del Marocco, che necessariamente hanno visto seriamente messi alla prova i propri equilibri e incrinato qualche sicurezza.
I 6 Caschi bianco partiti lo scorso novembre con ProgettoMondo Mlal si sono ritrovati la settimana scorsa nella sede di ProgettoMondo Mlal in occasione del loro congedo formale. Hanno raccontato le loro esperienze e confessato le nuove aspirazioni. Tutte nate, o comunque cresciute, in questo anno di Servizio civile. Conferma –se mai ce ne fosse ancora bisogno- che è stato un anno importante e un tassello prezioso per la propria crescita.
E molto probabilmente saranno loro stessi ad augurare buon viaggio ai 18 nuovi Caschi Bianco che ProgettoMondo Mlal ha selezionato nelle scorse settimane per 9 distinti Programmi in Brasile, Argentina, Guatemala, Nicaragua, Bolivia, Mozambico e Marocco.
Al bando nazionale del Servizio Civile, la Federazione degli Organismi di ispirazione cristiana (Focsiv), a cui aderisce anche ProgettoMondo Mlal, ha visto approvati tutti i Progetti di Servizio all’estero proposti. Così l’anno prossimo partiranno 300 ragazzi.
Tra questi specificatamente avevano fatto richiesta di partire con ProgettoMondo Mlal 102 tra ragazzi (28) e ragazze (74) tra i 18 e i 28 anni, provenienti da un po’ tutta Italia, con predominanza dal sud.
A tutti sono state somministrate le prove di selezione (prova di gruppo e colloquio personale). Alla fine 18 sono risultati idonei e selezionati, mentre altri 33, idonei ma non selezionati, potranno essere ripescati da altre Ong per altre destinazioni eventualmente ancora vacanti. Dei 100 che avevano risposto al nostro appello, 25 non risultavano idonei ai profili richiesti. Mentre in 26 hanno rinunciato all’ultimo momento, e per 2 posti non è stato possibile procedere con l’abbinamento in mancanza dei profili necessari. Dunque per questi si procederà al ripescaggio negli elenchi generali Focsiv.
Tutti partiranno per le rispettive destinazioni solo i primi di febbraio. Fino ad allora prenderanno maggiore confidenza con l’associazione di riferimento, i temi, luoghi, contenuti e problematiche a cui andranno incontro nel prossimo anno.
Seguiranno quindi un corso di formazione promosso a Padova dalla Focsiv e poi, successivamente ciascuno, a seconda di Organizzazione e Paese di destinazione, completerà la propria formazione nelle rispettive sedi.
A condividere questa nuova straordinaria esperienza per ProgettoMondo Mlal saranno 10 ragazze e 8 ragazzi. ecco i loro nomi:

A Recife in Brasile: Vitello Federica, 25 anni, Roma – Casa Melotto; Venuto Clara, 26, Siracusa – Casa Melotto; Pontoglio Marta, 24, prov Bergamo – Casa Melotto;
A Cordoba in Argentina: Giacomini Arianna, 24 anni Roma – Habitando; Venturin francesco, 25 anni – Castelfranco Veneto – Habitando;
In Guatemala: Buonerba Edoardo, 24 Nettuno Roma – progetto Montecristo Ferrero Marco, 27 anni, prov Torino – progetto Edad de Oro Monte Cristo;
In Nicaragua: Aranda faieta Mitia Javier, 25 anni, Milano – progetto Futuro Giovane e De Giovanni Mariacristina, 24 anni prov Sondrio – progetto Futuro Giovane;
In Bolivia: Franz Maddalena, 24 anni, Udine – progetto Vita Campesina, Vicario Tommaso, 26 anni, Roma – Vita Campesina, Cinti Diego, 26 anni prov Ascoli Piceno – progetto Qalauma, Durzu Simona, 23 anni, prov Cagliari – progetto Qualauma.
In Mozambico Laruffa Sara, 27 anni, Reggio Calabria – Vita Dentro, Calderini Laura, 27 anni, Milano – Vita Dentro.
In Marocco Bolognesi Filippo, 27 anni, Monza – progetto Scuola e sviluppo, Barindelli Arianna, 26 anni, Lecco – Scuola sviluppo, Ferrara Antonino, 24 anni, Treviso – Scuola e sviluppo

A tutti loro un gran benvenuto in ProgettoMondo Mlal

martedì 23 novembre 2010

Africa e cinema: realtà dalla mille sorprese

C’è chi è appassionato di cinema e chi è arrivato da pochi anni dall’Africa. Chi è a caccia di sfumature e differenze e chi, nella vita, proprio non si vuole perdere nemmeno una delle occasioni che gli vengono offerte. Frequentano licei e istituti tecnici di Verona, hanno 18 anni e soprattutto una grande tenacia, quella che li ha portati ogni giorno nelle sale della città per assistere alle proiezioni dei 29 film in concorso all’ultima edizione del Festival del cinema africano che si è appena concluso.
Cinque in tutto i giovani studenti di Enaip, Messedaglia e Maffei che, per la prima volta nei trent’anni del Festival, hanno avuto l’onore e – è proprio il caso di dirlo, anche l’onere egregiamente sostenuto – di formare la giuria pensata per assegnare il premio Genrations scuole. E tutti, nonostante la fitta scaletta di impegni da far collimare con prove e lezioni scolastiche, sarebbero pronti a ripetere all’istante un’esperienza che all’unanimità è considerata positiva, unica e davvero stimolante.
E per una serie di diversi motivi. Se per Michael, studente dell’Enaip - che ormai già da quattro anni si dedica alla realizzazione di cortometraggi con gli amici (più di 30 quelli finora realizzati) e che ha già avuto modo di partecipare a laboratori del regista Diego Biello, anche a fianco dell’attore Angelo Infanti - far parte della giuria ha significato coltivare una passione già forte per il mondo del cinema e allo stesso tempo “imparare aspetti del tutto sconosciuti della cultura africana”, Matteo del Messedaglia dichiara senza esitazioni: “Ho conosciuto un mondo che non sapevo esistesse. Molto diverso da quello che viene di solito riportato dai media”.
Una sorpresa persino per Faith, arrivata da poco meno di 3 anni dalla Nigeria, e già “attrice” all’interno dello spettacolo teatrale “La panchina” realizzato dal Cartello di associazioni “Nella mia città nessuno straniero” l’anno scorso dopo il laboratorio con il regista veronese Alessandro Anderloni all’Enaip. “Con la visione dei film ho realizzato davvero che quando si parla di Africa ci si riferisce a un continente composto da tanti diversi Paesi, ognuno con le sue tradizioni e culture e che non vanno confuse le une con le altre. Mi ha fortemente sorpresa anche la tecnologia elaborata nel film che abbiamo decretato vincitore, “Pumzi”, per il riciclo dell’acqua in un futuro lontano da post terza guerra mondiale”. Per Faith poi, come per il resto dei ragazzi, anche il fatto di lavorare insieme, confrontarsi senza scontri per arrivare a decretare il vincitore ha rappresentato un'esperienza importante.
“Si è trattato di un percorso impegnativo – continua Ioanna del Messedaglia – ma che ci ha permesso di visionare film che di solito non vengono distribuiti nelle sale europee. Utili per cogliere le differenze, anche stilistiche, e abbattere una serie di pregiudizi. Il Festival è stato snobbato da molti dei miei compagni, ma ci tengo ha sottolineare che si tratta invece di un’esperienza che consiglierei a tutti, che apre ulteriormente la mente, che porta a confrontarsi con una realtà per alcuni scontata e per altri del tutto sconosciuta, in ogni caso per noi troppo spesso lontana e sui cui siamo chiamati a riflettere”.
D’accordo anche Gloria iscritta al Maffei, appassionata di cinema e già giurata l’anno scorso in un altro importante festival cittadino, “Schermi d’amore”. “Ho sempre pensato all’Africa come a una realtà fatta di povertà ma anche di colori e rumori –spiega -. E così mi aspettavo fossero anche i film prodotti: un miscuglio di suoni e tonalità diverse. Ma ho scoperto che non si tratta solo di questo e che le differenze con la produzione cinematografica occidentale, benché non manchino, non sono poi così sostanziali. Con tutta sincerità posso dire che partecipando al festival ho aperto gli occhi su un mondo che, da tutti i punti di vista, ho scoperto che conoscevo molto poco o quasi per niente”.
Un percorso fondamentale, quindi, quello intrapreso in occasione del Festival, per avere un’idea meno vaga e più approfondita dell’Africa, per accostarsi alla sua produzione cinematografica e scoprire che, in fondo, le tematiche affrontate sono universali e attuali più che mai. Come quella ben sviscerata nel film premiato dalla giovane giuria, “Pumzi”, in cui la fantascienza è al servizio dell'acqua.
Questa la motivazione ufficiale scritta dai ragazzi e riferita alla sala nel giorno delle premiazioni, documentato anche nel filmato che segue:
“Dopo aver vissuto queste due settimane di cinema africano, è stato difficile dare un giudizio unanime. La scelta di Pumzi ci è sembrata la più adatta per svariati aspetti: per l’originalità nel trattare un tema, quale il problema dell’acqua, di cui ci sembra di saper già tutto, ma che in realtà è lontanissimo dalla nostra quotidianità; il film racconta di un mondo in cui anche una singola goccia di sudore è essenziale, in cui la sopravvivenza dipende dal contributo di ogni singolo individuo ma non è frutto di una scelta libera. La protagonista arriva a sacrificare sé stessa in nome dei suoi sogni, inibiti dal sistema, e in nome di quello che intuisce sia il bene di tutti. Semplice ma incisivo soprattutto perché è un genere tipicamente hollywoodiano riproposto in modo originale da una regista africana (Wanuri Kahiu)”.

lunedì 22 novembre 2010

Macramè, intrecci di cultura e di culture ad Alba

Film, incontri e momenti di animazione per parlare di immigrazione, accoglienza e diversità. Dal 25 al 27 novembre Alba propone a scuole, insegnanti e all’intera cittadinanza un ricco programma di eventi per adulti e bambini.
Macramè: intrecci di cultura e di culture” il titolo dell’evento, realizzato con la collaborazione di enti e associazioni di volontariato della città di Alba, tra cui l’associazione culturale “Verso Sud” che si è fatta portavoce sul territorio del progetto “Territori di solidarietà” promosso dall’Ong “Progetto Mondo MLAL” e finanziato dalla Comunità Europea.
Territori di Solidarietà” si pone l’obiettivo generale di aumentare l’interesse e l’appoggio dell’opinione pubblica rispetto a iniziative di sviluppo e lotta contro la povertà del Sud del Mondo. Filo conduttore del progetto è stato il tema del diritto al cibo, sviluppato tramite molteplici iniziative che hanno coinvolto la cittadinanza albese a vari livelli: rassegne di film e documentari, corsi di cucina, corsi di formazione per volontari di associazioni, operatori sociali e insegnanti, presentazione di libri e incontro con scrittori. Un risultato importante del progetto è quello di aver dato impulso alla collaborazione cha da anni collega mondo dell’associazionismo, cooperazione sociale e realtà istituzionali.
Il consolidamento del lavoro di rete ha permesso all’Associazione “Verso Sud” di organizzare Macramé, l’evento conclusivo del progetto “Territori di solidarietà”, in collaborazione con il Servizio Stranieri e l’Ufficio della Pace del Comune di Alba, coinvolgendo nella progettazione e realizzazione i gruppi di volontariato e le realtà del terzo settore.
Molte quindi le iniziative in programma per sviluppare le tematiche dell'immigrazione, dell’accoglienza e dell’educazione alla diversità e alla cittadinanza attiva, per accrescere la comprensione e la tolleranza attraverso la promozione di nuovi stili di vita più aperti al dialogo interculturale.
Tra le attività da non perdere le due proiezioni del film “Tajabone”, storie di immigrati e dei loro figli, con la presenza in sala del regista Salvatore Mereu; il laboratorio di writing per adolescenti; il ludobus per i più piccoli; il corso di formazione per docenti della Scuola Secondaria di I grado dal titolo “Media e immigrazione” e l’incontro con il giornalista e scrittore Tahar Lamri. Non mancheranno poi una mostra fotografica su progetti di sviluppo nel Corno d'Africa e aperitivi interetnici equo e solidali in musica.
Scarica qui il programma in dettaglio

Dal 25 novembre al 4 dicembre anche il nostro partner Humana Lettonia ha in programma una serie di eventi nell'ambito del progetto "Territori di Solidarietà". Titolo della manifestazione: "Plein air of green ideas". www.humana-latvia.org

venerdì 19 novembre 2010

20 novembre, giornata mondiale dei diritti dei bambini

In occasione della Giornata nazionale per i diritti dell'infanzia fissata al 20 novembre, il Segretariato del Coordinamento PIDIDA (il coordinamento per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che riunisce a livello nazionale e regionale più di 50 realtà del Terzo Settore, tra cui ProgettoMondo Mlal, che a diverso titolo operano per la promozione e la tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia e nel mondo) è stato invitato dalla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza a partecipare alle celebrazioni del 19 novembre a Montecitorio.
Titolo della giornata "Le politiche locali a favore dell’infanzia e dell’adolescenza: i diritti dei minori nella prospettiva del federalismo". Il contributo del Segretariato PIDIDA si basa su due documenti già condivisi internamente: il documento di impegno sottoposto ai candidati alla Presidenza delle Giunte regionali in occasione delle elezioni regionali del marzo scorso e la nota inviata poche settimane fa alla stessa Commissione parlamentare per l'infanzia relativamente allo schema del prossimo Piano nazionale di azione ed interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva.

“Alla luce dell’attuale cornice costituzionale, dell’iter di adozione, non ancora concluso, del nuovo Piano Nazionale Infanzia, della normativa di attuazione del Federalismo fiscale, nonché della manovra finanziaria in discussione proprio in queste ore – precisa nel suo intervento il Segretrio - il Coordinamento PIDIDA richiama in questa sede le raccomandazioni rivolte all’Italia dal Comitato ONU sui diritti dell’infanzia, organo deputato a monitorare lo stato di attuazione della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza da parte degli Stati che l’hanno ratificata recependola nel proprio ordinamento”.

giovedì 18 novembre 2010

Battute finali per Generations

Arriva alle battute finali Generations, la Trentesima edizione del Festival di Cinema Africano di Verona. Tanti gli appuntamenti nei cinema per quest’ultima giornata di concorso. Tra le varie le pellicole in programma segnaliamo due proiezioni della sezione Eventi Speciali, il film Premio Verona (Ndoto za Elibidi) e la pellicola Omaggio a S. Kouyaté (London River).
A partire dalle 22.30 ultimo appuntamento del Festival afro party con dj Mix, presso il bar His Excellency Bar (zona Golosine, via Murari Bra 35 G, Verona; ingresso libero).
Le serate di sabato e domenica saranno invece dedicate alla festa di chiusura della rassegna (ricordiamo nel pomeriggio le ultime due proiezioni della Sezione Viaggiatori e Migranti: Goor e Tajabone), alla premiazione e visione dei migliori film delle varie Sezioni in concorso.
Sabato, la serata di chiusura (che inizierà alle 21 al cinema Stimate) vedrà la partecipazione di Alioune Biyane, musicista senegalese, e dopo l’esibizione, l’edizione 2010 si concluderà con le premiazioni delle pellicole in concorso e la proiezione del film Premio del pubblico.
L’ultima giornata del 30esimo Festival di Cinema Africano, domenica prossima, inizierà alle 17,30 con la proiezione dei migliori cortometraggi (Africa short) e documentari (Africa doc), e proseguirà con la visione (alle 21) del lungometraggio vincitore della Sezione PanoramAfrica.

martedì 16 novembre 2010

Cooperazione locale, sviluppo internazionale

La cooperazione sociale non teme troppo la crisi e, anzi, si candida a fornire un possibile modello per affrontarla anche in tema di cooperazione internazionale allo sviluppo.
Il movimento della cooperazione risulta in forte crescita. Nata in Italia, Spagna e Francia la cooperazione sociale oggi costituisce la metà dell’intero impegno in Europa. Ma Cina e Paesi dell’Est non stanno certo a guardare: forti di un maggior dinamismo e tensione al cambiamento, il movimento cooperativo più “giovane” si prepara anzi a mettere in rete il mondo.
La ricetta pare semplice: più leggerezza uguale maggiore flessibilità. Più flessibilità uguale più dinamismo, e quindi accesso semplificato a un ventaglio più ricco di scelte e opportunità di lavoro. Che, a fronte di una congiuntura come quella di questi mesi, non è poca cosa.
Questo almeno è quanto ha sostenuto Bruno Roelants, segretario generale del Cicopa e membro del Cecop - ospite a Verona mercoledì mattina di ProgettoMondo Mlal per un incontro di approfondimento sul tema della cooperazione sociale e cooperazione internazionale allo sviluppo.
All’incontro erano presenti i rappresentanti delle cooperative socie di ProgettoMondo Mlal (Consorzio Trait d’Union della Valle d’Aosta, la cooperativa piemontese ORSo e Coopsse di Genova), vicepresidente e direttore della Ong veronese e appunto il segretario generale del Cicopa.
Partendo da una base comune, che è poi quella dei grandi valori comuni, entrambe le realtà si ritrovano oggi a scommettere sullo sviluppo del territorio locale. E per territorio s’intende qualcosa di molto concreto: quello spazio fisico che conosciamo palmo palmo, per difetti e potenzialità.
Salvare un’impresa in perdita è più semplice ed economico di avviarne una nuova“, ha spiegato Roelants. E soprattutto, dietro un’impresa in percolo di vita, c’è molta più gente (in termini di risorse umane, di interessi coinvolti, di potenzialità minacciate), interessate a partecipare al progetto di rilancio.
Ecco dunque un ottimo motivo di partenza per sostenere una comunità (o un sistema di cooperative) nello sviluppo locale. Creando poi sistemi non troppo grandi ma “meso”, come ha puntualizzato il segretario del Cicopa, infatti un sano modello di sviluppo locale si esporta e si scambia in tutto il mondo. “Una ricetta che funziona lì dove ci sono movimenti di cooperative già organizzati, ma anche dove un Paese, come ad esempio il Brasile, può favorire scambi triangolari sud-sud, per esempio con il Mozambico”.
Roelants è poi convinto che le opportunità di lavoro e di ridistribuzione delle ricchezze portino con sé vantaggi che vanno in circolo, che creano cooperazione sì ma anche sviluppo. “Neanche l’Unione Europea ha capito da subito le potenzialità di un simile strumento nella cooperazione internazionale. Come se la tutela dei diritti delle donne, ad esempio, non fosse anche una questione di pari opportunità nel lavoro e nella crescita economica”.
Da qui la proposta concreta di sperimentare nuove partnership anche con ProgettoMondo Mlal, presente e buon conoscitore di tanti territori del Su del mondo.
Tra le prime idee, quella di un laboratorio Marocco su un tema quanto mai attuale come quello della migrazione. Su come mettere in cantiere un progetto di sviluppo “integrato” si è già cominciato a parlare mercoledì scorso a Verona: rientro nel paese di origine, iniziative di welfare misto pubblico-privato e microimprese giovanili, potrebbero essere i primi punti su cui costruire un nuovo modello di sviluppo locale/globale.

lunedì 15 novembre 2010

Women Generations

Continuano gli incontri fuori dalle sale tra Generations e gli spettatori del Festival di Cinema Africano di Verona. Il pomeriggio di martedì 16 novembre il ciclo di tavole rotonde dedicato all’approfondimento dà voce all’Africa femminile e al “ruolo della donna durante e dopo il cinquantenario dell’indipendenza africana”.
Il secondo dei tre appuntamenti in programma in quest’edizione del 2010 porta il titolo di Women Generations: tavola rotonda sul ruolo della donna durante e dopo il cinquantenario dell’indipendenza africana. A condurre l'incontro, che si terrà alle 17.30 nella sala Fondazione Cariverona ex-chiesa S. Pietro in Monastero (via Garibaldi, 3), sarà Malice Omondi (originaria del Kenya, Malice è speaker e autrice di programmi radiofonici su Afriradio.it).
Tre le protagoniste:
Cécile Kyenge è un medico, originaria della Repubblica democratica del Congo, è responsabile immigrazione del Pd dell’Emilia Romagna e consigliere provinciale a Modena. Fa parte della Rete della Diaspora nera in Italia- Redani. Cécile parlerà della Partecipazione politica delle donne africane nei Paesi di origine e di accoglienza, e presenterà il Progetto Women in Progress – piattaforme trasversale per la promozione della partecipazione politica delle donne in Italia.
Bridget Yorgure lavora come assistente sociale al Comune di Rovigo, è originaria della Nigeria. Bridget è portavoce in Italia del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni (Mosop) del Delta del Niger ed è coordinatrice della Diaspora africana per la Provincia di Rovigo. Il tema del suo intervento sarà: Impatto sulle donne dello sfruttamento delle materie prime nei Paesi africani: quali prospettive di sopravvivenza? In particolare farà riferimento a Nigeria e Repubblica democratica del Congo
Haram Sibide, economista, originaria del Mali, lavora come consulente per la cooperazione decentrata ed è rappresentante del Forum Africa Siena. Haram si soffermerà sul tema: Donne africane, quale dialogo costruttivo con la cooperazione internazionale?

Le proiezioni dei film continuano seguendo il programma sul sito www.cinemafricano.it, e la serata proseguirà alle 22.30 con il secondo appuntamento del Festival afro party con dj Alix, presso il bar Time out in zona universitaria, via Campofiore 3.

Ieri, oggi e domani del sogno indipendente africano

E’ arrivato il momento per Generations di incontrare gli spettatori del Festival di Cinema Africano di Verona fuori dalle sale. Inizia oggi pomeriggio, alle 17.30, il ciclo di tavole rotonde dedicato all’approfondimento di questi trent’anni di storia della rassegna scaligera e dei temi che ruotano attorno non solo alla cinematografia afro, ma alla storia di un continente che accelera il passo.
La prima delle tre tavole rotonde in programma in quest’edizione del 2010 è dedicata ai 30 anni e alla città di Verona che si è imposta come crocevia storico del cinema d’Africa. A condurre l’incontro, che si terrà nella sala Fondazione Cariverona ex-chiesa S. Pietro in Monastero (via Garibaldi, 3), sarà un’esperta del settore: Annamaria Gallone, regista, produttrice, scrittrice e fondatrice del Festival di Cinema Africano, d’Asia e d’America Latina di Milano, nonché regista di molti dei nostri video documentari sui progetti che realizziamo in America Latina e Africa.
A parlare del passato della storia del cinema delle Afriche e dei film che hanno attraversato la rassegna scaligera, ripercorrendo i personaggi chiave dell’indipendenza nella storia del cinema, saranno poi i critici Tahar Chikaoui (tunisino) e Thierno Ibrahima Dia (senegalese).

Thierno Ibrahima Dia e Raja Amari (tunisina, regista di fama internazionale, e membro della giuria ufficiale di questa edizione) si soffermeranno su quel che è oggi il cinema africano e su quali siano le tendenze che si vanno consolidando. In tal senso, sarà di grande interesse sentire Jordan Stone, un nome importante, legato a quello di Francis Ford Coppola, Spike Lee, Arnold Schwarzenegger, Robert De Niro, Bruce Willis, Michelle Pfeiffer, Tony Scott… e, non ultimo, Sofia Coppola, di cui ha prodotto la parte italiana del film vincitore del Leone d’oro alla 67esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Somewhere.
Spetterà alla presidente di Giuria, Mane Cisneros (fondatrice del Festival del Cinema Africano di Tarifa) spiegare in quale direzione vada il futuro della cinematografia delle Afriche. Quali le prospettive, le distribuzioni e le produzioni che si fanno avanti.
Chiuderà l’incontro Vanessa Lanari (curatrice di WikiAfrica Cinema per la Fondazione Lettera 27), il cui compito sarà presentare la pubblicazione dedicata ai Trent’anni, voluta dal Comitato promotore del Festival. Un testo che si candida a diventare un manuale di riferimento per addetti ai lavori e studenti, un libro con cui percorrere la storia del cinema africano, i linguaggi, l’evoluzione, le tendenze e i generi. Parte del testo è stato redatto in collaborazione con WikiAfrica e Wikimedia e sarà consultabile online su Wikipedia.

Le proiezioni dei film continuano intanto nelle sale della città, e il programma è disponibile sul sito www.cinemafricano.it.

giovedì 11 novembre 2010

A Verona, un altro volto dell'Africa

Trent’anni di Festival di Cinema africano e un titolo che vuole riassumere in uno slogan l’edizione pensata dalla Direzione artistica per il 2010. “Generations: ieri oggi e domani del sogno indipendente africano” è un titolo-tema evocativo di quel che vuol raccontare la rassegna cinematografica, lo spiega il direttore di Nigrizia Multimedia, padre Fabrizio Colombo.

«Abbiamo voluto celebrare il passato, mostrando una selezione di quei registi che sono oramai considerati le pietre miliari del cinema africano – penso a Djibril Diop Mambéty, Roger Gnoan M’Bala, Abderrahmane Sissako, Hailé Gerima, Sembène Ousmane, Souleymane Cissé, Flora Gomez, Idrissa Ouédraogo –, ma allo stesso tempo non volevamo dar vita a un’operazione nostalgia, abbiamo voluto lasciar spazio alle nuove Afriche che stanno emergendo e facendo scoprire nuovi generi – ne vedremo alcuni –: fantasy, thriller, polizieschi. Più commerciali, più fiction».

Come accade in tutte le società anche l’Africa vive uno scontro generazionale. «Speriamo che questa tensione, che è una tensione positiva, venga fuori durante la tavola rotonda che abbiamo voluto dedicare ai giovani. Quel che sembrano voler dire questi ragazzi è “sediamo sul passato, che non dimentichiamo, ma vogliamo staccarci dai vecchi schemi”. Le differenze tra le generazioni si vedono, questi film sono più urbani, meno legati alla tradizione del villaggio – che comunque vedremo rappresentata in alcune proiezioni –. D’altra parte basti vedere che inizialmente il cinema era completamente al maschile, mentre oggi (quest’edizione lo conferma) sono tante le registe, provenienti per lo più dall’Est, che emergono e che sembrano essere una parte importante del futuro di questa cinematografia».

Verona si conferma “capitale” del cinema africano. «Con il tempo siamo diventati un punto di riferimento, basti pensare che i padri del cinema africano sono passati da qui. Verona – la Selezione Speciale Trent’anni lo mostra – è stata un crocevia importante. Quest’anno festeggiamo una passione che si rinnova e che ha fatto conoscere, attraverso il cinema africano, la città scaligera a livello nazionale e internazionale. Lo dimostrano le collaborazioni che nascono, i film che transitano per Verona e arrivano in altri Festival importanti».

Verona, città che spesso arriva alle cronache per episodi di razzismo, è la prima realtà italiana ad ospitare il cinema d’Africa. «Quando ci chiedono perché non organizziamo il Festival di Cinema Africano a Venezia rispondiamo che un po’ è per fedeltà alla storia di questa rassegna, ma soprattutto è la sfida di affrontare tematiche “politicamente scorrette” in un contesto difficile; proporre un’alternativa, mostrare un altro volto dell’Africa, un volto che serve per combattere i pregiudizi. L’Africa non è solo fame, aids, bambini soldato. È questo il senso della nuova Sezione Viaggiatori e Migranti. Tanti dei film africani parlano di Diaspora. Il cinema africano è sempre più voce della Diaspora, molti dei registi abitano in Europa, vivono tra l’Africa e l’America. Questa nuova Sezione è sembrata necessaria, ha una sua valenza politica importante. Per questo siamo particolarmente contenti che si sia creata una giuria ad hoc che diffonda il messaggio fondamentale del Cartello “Nella mia città nessuno è straniero”.

mercoledì 10 novembre 2010

GENERATIONS: Ieri, oggi, domani

Presentata oggi in Provincia la 30esima edizione del Festival del Cinema Africano dal titolo “Generations. Ieri, oggi e domani del sogno indipendente africano”, in programma dal 12 al 21 novembre nelle sale cittadine.
Marina Lovato di ProgettoMondo Mlal si è soffermata sulla parte della rassegna dedicata alle nuove generazioni scaligere, gli studenti della città: “L’attuale edizione del Festival di Cinema africano conferma l'attenzione verso il mondo della scuola e l'importanza del cinema come strumento di promozione e sensibilizzazione delle tematiche interculturali. Durante il festival si terranno delle proiezioni mattutine per le scuole, cui seguiranno approfondimenti e incontri con i registi e con alcuni critici. Inoltre sono stati previsti laboratori didattici dedicati ai bambini della scuola primaria e workshop riservati ai docenti in cui si parlerà anche del ruolo che svolgono i media nell'influenzare la creazione di nuovi linguaggi tra i giovani”.

Nel corso dell’appuntamento con la stampa locale, Padre Fabrizio Colombo, direttore artistico del Festival, ha presentato ai giornalisti l’edizione 2010: “Per festeggiare l'anniversario, quest'anno il Festival ha previsto una sezione ad hoc chiamata per l'appunto 'Generation Speciale 30 anni': dieci film di cinque registi contemporanei provenienti da diverse aree, selezionati insieme a un gruppo di critici africani. Inoltre, la novità dell'edizione 2010 è costituita dalla sezione 'Viaggiatori e migranti', dedicata al tema dell'immigrazione, che raccoglie il meglio della produzione italiana sia sull'argomento migranti sia sulla diaspora africana in Italia. Infine, è prevista l'uscita di un volume dedicato ai Trent'anni che racconta attraverso articoli, interventi e immagini d'archivio tutto quello che è stato e che ancora offre il Festival di Cinema Africano”.

“Anche quest'anno Verona si confermi la capitale italiana del cinema africano - ha affermato durante la conferenza stampa l’assessore al Volontariato della Provincia di Verona, Marco Luciani, che ha sottolineato come l'edizione 2010 sia particolarmente importante non solo perché coincide, per diversi Paesi d'Africa, con la ricorrenza delle origini dell'indipendenza, ma soprattutto perché è giunta alla sua trentesima edizione. Il rappresentante della Provincia, che ha come competenza anche l’Istruzione, ha tenuto a precisare l'attenzione riservata al mondo delle scuole. “Da quest’anno prende il via l'esperienza della “Giuria studenti”. Un gruppo di sei studenti, dopo aver seguito un ciclo di incontri dedicati all'analisi del linguaggio cinematografico, avrà il compito di valutare i film proposti nella Sezione scuole e assegnare un premio alla migliore pellicola. Un'esperienza pensata per valorizzare il ruolo della scuola e per offrire ad alcuni studenti la possibilità di vivere il Festival più da vicino”.

martedì 9 novembre 2010

Mariley, un piccolo ristorante per non emigrare

Mariley ha 25 anni, un grande sorriso e una voce argentina. Ho avuto l’opportunità di scoprire la sua cucina durante la Fiera Dipartimentale della Piccola e Media impresa promossa dal’Impyme e da ProgettoMondo Mlal tramite il programma di sviluppo avviato in Nicaraguael Futuro es Joven”: da allora è diventata il mio comedor preferito per i numerosi pranzi chinandegani.
Già madre di un bambino di tre anni, Mariley vive con il marito, la mamma e le sorelle nella stessa costruzione in cui ha abitato dalla prima infanzia e che ora ospita la tavola calda “Comedor Doña Leti.
Dopo essersi laureata in Amministrazione di Impresa all’Università Nazionale Autonoma del Nicaragua di León, è tornata a Chinandega per occuparsi della piccola impresa familiare di ristorazione che però fino a poco tempo fa lavorava solamente su incarico, non avendo uno spazio adeguato ad accogliere la clientela. Attraverso il progetto “Futuro GiovaneMariley è riuscita a ristrutturare la sua abitazione tanto da poter ospitare tutti quelli che rimangono conquistati dai gustosi piatti preparati dalle donne della famiglia; per di più, oltre che a mettere a disposizione la sua abilità per numerosi eventi, negli ultimi mesi ha iniziato a servire regolarmente i pasti dei corsi dell’Istituto Nazionale Tecnologico. Con l’aiuto della madre, che lavora come cuoca da più di vent’anni, della sorella e di una collaboratrice, ora la famiglia può contare su un’entrata sicura.
Al corso di formazione Mariley ci racconta di aver imparato soprattutto a valutare le situazioni e il proprio mercato, in maniera da non comprare mai più del necessario e avere un costante ricambio di alimenti: ha imparato ha gestire le entrate, sa dove comperare la carne e la verdura migliore e sa che la qualità è un elemento imprescindibile per il buon andamento dell’attività.
Mariley continua a coltivare il sogno di poter un giorno trovare un impiego relazionato ai suoi studi, veramente difficile in questo momento economico. Ma in questo momento è soddisfatta, le piace il suo lavoro e soprattutto è contenta di non essere stata costretta a emigrare, prospettiva che le sembrava quasi inevitabile prima di conoscere il progetto. Oggi invece sta già pensando ad affittare un locale più ampio, data la crescente affluenza, ma ha deciso di aspettare ancora un po’: ha imparato a essere prudente e valutare attentamente le circostanze nel suo complesso. Per il momento continua a offrirci pranzetti saporiti nel clima accogliente della sala antistante la casa, mentre il suo bambino gioca sereno tra i tavoli sotto gli sguardi vigili della famiglia.

Marianna Tamburini,
casco bianco ProgettoMondo Mlal in Nicaragua

venerdì 5 novembre 2010

Con l’Africa, a scuola di cinema

Nuove generazioni e 30 anni di proiezioni: il Festival del Cinema Africano tornerà a breve a riempire le sale di Verona, e non senza entusiasmanti novità specie per i più giovani. Sono loro infatti i veri protagonisti della kermesse dedicata all’Africa che prenderà il via il 12 novembre: quei bambini e adolescenti che, come ogni anno, ProgettoMondo Mlal accompagna e coinvolge in laboratori realizzati ad hoc per avvicinarli alla filmografia dell’Africa, con un’attenzione particolare rivolta soprattutto ai più piccoli che, nel 30esimo anniversario della rassegna cinematografica, potranno immergersi nella magia del cinema grazie a specifici laboratori didattici. “Souko, le cinematographe en carton” il titolo del film proposto durante le attività nelle scuole primarie tra il 15 e il 19 novembre, per comunicare ai bambini la dimensione del sogno e della fantasia che il cinema offre, senza tralasciare una lettura più approfondita legata al contesto del villaggio del Burkina Faso in cui il protagonista vive e affronta le difficoltà quotidiane.
Ma le novità in arrivo dalla scuola sono molte e non si fermano qui. Oltre alle proiezioni animate per le scuole secondarie inferiori e superiori tra il 13 e il 19 novembre, grazie ai contatti accumulati negli anni da ProgettoMondo Mlal con le strutture scolastiche del territorio, il protagonismo dei giovani quest’anno sarà valorizzato ad ampio raggio. Per la prima volta sarà infatti formata una giuria di giovani studenti, su misura per la rassegna. Sei in tutti i ragazzi coinvolti, due per ciascuno dei 3 istituti coinvolti: licei Maffei e Messedaglia e il centro servizi formativi Enaip. Per loro ad attenderli ci sono giornate impegnative sotto il grande schermo, in cui la costanza e il coinvolgimento sono d’obbligo per arrivare a decretare il vincitore della kermesse. Giornate in cui, al proprio fianco, la giovane giuria potrà godere del supporto degli stessi africani che vivono a Verona, grazie alla partecipazione di alcuni membri dell’associazione degli studenti africani dell’Università scaligera.
In questi anni la nostra organizzazione ha sottolineato più volte come è mutato il contesto sociale in cui viviamo e che ritroviamo riflesso sui banchi di scuola. Generations è un tema in cui è facile ritrovarsi se si parla di scuola e di Festival di Verona. Generations di una filmografia che purtroppo spesso non entra in città e che in questi anni ha fatto scoprire ai giovani studenti la bellezza dei paesaggi, delle sue genti, ha avvicinato a ritmi sconosciuti, affrontato storie difficili, ma anche comunicato messaggi di speranza e di dialogo. I film hanno aiutato spesso ad accorciare le distanze, a far sentire i ragazzi più vicini all’Africa e ai suoi temi così apparentemente lontani.
Ma non solo a loro
. Oltre alle 20 scuole e i circa 1500 studenti che parteciperanno alle attività proposte da ProgettoMondo Mlal, ci sono infatti anche più di 100 insegnanti ben intenzionati ad affrontare il tema delle minoranze rapportato ai mass media. Una riflessione già emersa nel corse delle esperienze passate e che quest’anno verrà proposta nel seminario di formazione realizzato dal festival in collaborazione con la rete Tante Tinte. Quali fattori ci condizionano nella lettura della realtà, riflessa anche sui banchi di scuola? Come il sistema mass mediatico diffuso impedisce la revisione di un linguaggio che potrebbe facilitare il processo di comprensione e comunicazione? Accompagnati da Karim Metref, formatore in educazione interculturale e giornalista, il workshop – che si snoderà tra il 18 e il 19 novembre nella Sala Africa di vicolo pozzo 1 - porterà a riflettere, attraverso momenti di approfondimento e momenti esperienziali interattivi, sul concetto di minoranza, sul linguaggio dei media e sui condizionamenti che questo ha sulle nostre menti e sui nostri comportamenti.

Per informazioni sui laboratori per le scuole e il seminario per gli insegnanti: PROGETTOMONDO MLAL- Ufficio Educazione e Formazione 045.8102105 scuole@cinemafricano.it
Per informazioni sulla programmazione del festival: http://festivalafricano.altervista.org/festival/

giovedì 4 novembre 2010

La cooperazione che collabora

Cooperazione sociale e cooperazione internazionale: due metodologie di lavoro, due punti di vista, ma soprattutto due opportunità di sviluppo pronte a collaborare. E il dibattito europeo da Bruxelles arriva anche a Verona. Mercoledì 10 novembre il Segretario Generale del CICOPA e componente del CECOP coordinamento europeo cooperative Bruno Roelants, incontrerà infatti la dirigenza di ProgettoMondo Mlal per condividere i risultati emersi dal recente seminario organizzato dal CICOPA a Bruxelles, e per concretizzare le riflessioni fatte in questi anni da ProgettoMondo Mlal insieme ai partner Consorzio Trait d'Union della Valle d'Aosta, Cooperativa ORSo di Torino e Coop COOPSSE di Genova, e altre singole cooperative.
Un’occasione unica per, ancora una volta, confrontarsi e aprire ulteriori tavoli di lavoro nell’ottica di nuovi interventi da destinare ai paesi del Sud del mondo.